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Eternit bis, parola alla Corte costituzionale

Udienza alla Consulta, che dovrà ora decidere se il magnate svizzero Stephan Schmidheiny può subire un nuovo processo

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Si delinea una nuova tappa nella vicenda processuale contro Eternit e il magnate svizzero Stephan Schmidheiny. A Roma si è occupata del caso la Corte costituzionale, che dovrà ora decidere se l’ex proprietario degli stabilimenti italiani di Eternit può subire un nuovo processo.

Da Casale Monferrato, la delegazione era ridotta ma la posta in gioco altissima. Potrebbe infatti consumarsi l’ultimo atto della vicenda processuale Eternit. Nonostante là dove c’erano le fabbriche ancora oggi si muoia.

“Ogni settimana”, dichiara Bruno Pesce dell’Associazione familiari vittime dell’amianto, “solo a Casale abbiamo una vittima. In gran parte cittadini. Com’è possibile evitare che per l’Eternit valga il reato di omicidio?”.

Condannato a 16 e poi a 18 anni in primo e secondo grado per disastro ambientale, Schmidheiny fu salvato in Cassazione dalla prescrizione. Per i suoi legali la vicenda è conclusa.

“Il processo ha riguardato tutto”, osserva il difensore Astolfo Di Amato, “perché tutta la storia Eternit è stata oggetto del processo e quindi un nuovo processo, di fatto, ripete il vecchio”.

Ora, però, il reato però è cambiato, lo svizzero è accusato di omicidio volontario. La Corte costituzionale dovrà quindi decidere se l’ex industriale potrà nuovamente essere giudicato.

“Il fatto di essere stato processato per due casi”, dice Sergio Bonetto, avvocato della CGIL, “non ti può mettere al riparo dagli altri cento che vengono dopo. Non c’è un bonus”.

Casale Monferrato, l’Eternit arrivò a inizio Novecento, sembrò portare lavoro e benessere: prima di rivelarsi come un veleno micidiale. Schmidheiny conosceva i rischi ma li ignorò, hanno sempre sostenuto gli operai. Nell’86 la fabbrica fu chiusa. Trent’anni dopo la giustizia ancora manca.

Ma “La circostanza che Schmidheiny non ha percepito una lira di profitto, la circostanza che ha investito 75 miliardi dell’epoca in misure di sicurezza, anche questi sono elementi che fanno parte della giustizia”, secondo l’avvocato difensore Di Amato.

Fine dei processi, apertura di un Eternit Bis, oppure i giudici potrebbero chiamare in causa la Corte europea dei Diritti Umani. La decisione nei prossimi giorni.

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