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Maxi-truffa fiscale tra Lombardia e Calabria

Primissimo piano della mostrina di un vice questore della Polizia di Stato
L'operazione condotta dagli inquirenti di Como e Milano ha portato anche al sequestro di beni per oltre 13 milioni di euro. RSI-SWI

La polizia di Stato italiana ha arrestato martedì, tra Lombardia e Calabria, 34 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di reati tributari e fiscali, estorsione e indebito utilizzo di carte di pagamento. Alcuni degli indagati per la maxi-truffa, scoperta dalla Guardia di finanza e dalla Procura di Como, sono legati alla criminalità organizzata calabrese.

Le ordinanze di custodia cautelare hanno colpito professionisti e presunti prestanome; 22 di essi sono in carcere, altri 12 agli arresti domiciliari.

L’operazione condotta dagli inquirenti di Como e Milano ha portato inoltre al sequestro di beni per oltre 13 milioni di euro, comprese abitazioni riferibili a un commercialista già tenutario di scritture contabili di società della cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli. Sono state eseguite 92 perquisizioni tra Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia e Calabria.

Pulizie e facchinaggio

Le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Como hanno consentito di fare luce su un complesso sistema fraudolento che garantiva ingenti guadagni, attraverso lo sfruttamento di società cooperative fittizie (nel ramo delle pulizie e del facchinaggio) e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti: ne sarebbero state emesse per 36 milioni di euro.

L’accusa parla inoltre di bancarotte per distrazione per 15 milioni e 3 milioni sottratti al pagamento delle imposte.

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La Finanza ha anche scoperto una turbativa d’asta per l’assegnazione di un bar e di un ristorante comunali a Como: al bando avevano partecipato diverse società riconducibili alla stessa persona, un ragioniere commercialista comasco ora in carcere, al quale è contestata anche la bancarotta di un altro ristorante.

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