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Diamo strada alle persone

La "zona 30" è una realtà in tutte le città svizzere. © Keystone / Ennio Leanza

30 km/h nelle zone urbane. L'idea dell'architetta svizzera Lydia Bonanomi si sta imponendo in molte città europee. A Milano, nel quartiere di via Rovereto, sarà presto realtà.

Questo contenuto è stato pubblicato il 19 aprile 2021 - 11:46
Dario Lo Scalzo, RSI News

Moderare il traffico automobilistico nei centri urbani è stata una vera e propria battaglia professionale per l’architetta e urbanista svizzera Lydia Bonanomi. Oltre 20 anni fa, scrisse e progettò a Losanna "Le temps des rues" che con il manuale “Zona 30, gente contenta”, edito dall'ATA, raggiunse anche la Svizzera italiana. Un lavoro divenuto un punto di riferimento che fece di lei una pioniera dell’urbanismo tattico.

L’architetto Matteo Dondé è stato il primo in Italia ad ideare e sperimentare dei progetti di “Città 30” che impongono di limitare la velocità delle auto a 30 km/h nelle zone urbane, tranne nella viabilità principale.

“Città 30” è la logica di città del futuro adottata da vari Paesi europei. Si contrappone al modello auto-centrico attuale che comporta l’occupazione dell’80% dello spazio pubblico e per spostamenti inferiori a 4 km nel 40% dei casi. Moderare la velocità aumenta la sicurezza e riduce incidentalità, rumore, inquinamento e migliora la convivenza tra gli utenti della strada.

È quanto accaduto negli ultimi anni anche nel quartiere di Via Rovereto a Milano, con il Progetto #TrentaMI in verdeLink esterno e il Progetto MobìLink esterno. Attraverso interventi di urbanistica semplice e a basso costo, che hanno visto come protagonisti gli stessi residenti del quartiere, nelle “Zone 30” sono stati creati in via sperimentale degli spazi verdi e delle aree di socialità che in questi giorni il comune sta definitivamente consolidando.

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tvsvizzera.it/fra con RSI


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