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Ticino-Italia, tra cordialità politica e private banking “in stallo”

Il nuovo presidente della Lombardia ha incontrato mercoledì il governo ticinese a Bellinzona, in una visita all'insegna della cordialità e dei rapporti di buon vicinato. Nel frattempo a Lugano i rappresentanti del private banking cantonale e nazionale hanno esposto le loro preoccupazioni riguardo all'accesso al mercato italiano. 

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“Abbiamo predisposto una prima road map, una serie di punti per da approfondire per i quali abbiamo stabilito una serie di incontri. Siamo d’accordo sul fatto che tutto debba essere affrontato e risolto”. Sono state queste le parole del nuovo presidente della Lombardia Attilio Fontana dopo una riunione con i membri del Governo ticinese.

Attilio fontana a Bellinzona
“Quando arrivo qui mi sembra di essere in vacanza”, ha detto Attilio Fontana giunto a Bellinzona. RSI-SWI

Una sorta di incontro conoscitivo, insomma, svoltosi all’insegna della cordialità. Non ha monopolizzato la discussione nessuno dei molti dossier aperti, come l’accordo fiscale italosvizzero o il blocco dei ristorni dei frontalieri. 

Proprio questo ultimo tema ha messo recentemente in evidenza le divisioni nella politica cantonale. La Lega dei ticinesi venerdì ha accusato gli altri partiti al governo (i liberali radicali, i socialisti e i popolari democratici) di “mancare di coraggio” nell’appoggiare la proposta del ministro leghista Claudio Zali, che vorrebbe congelare i fondi fino a che Roma completerà opere d’interesse transfrontaliero.

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Private banking 

Lo stesso giorno a Lugano si è tenuto l’incontro tra i rappresentanti del private banking ticinese e svizzero: banchieri, consulenti finanziari e gestori patrimoniali. Un settore in ripresa dopo un periodo di ristrutturazioni che ha lasciato il segno anche sui posti di lavoro. 

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Anche in questo caso le relazioni italosvizzere sono state al centro del dibattito. Gli operatori chiedono a gran voce un migliore accesso al mercato italiano ed europeo. 

Nel 2015 una roadmap siglata tra Roma e Berna sembrava aver spianato la strada al miglioramento dei servizi finanziari, ma si è poi entrati in una fase di stallo. L’introduzione da parte italiana lo scorso anno dell’obbligo di apertura di una succursale in Italia per gli operatori finanziari di paesi non Ue come la Svizzera è stato un cambio di rotta che ai rappresentanti del settore nella Confederazione non è piaciuto. 

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A Lugano questi ultimi hanno però potuto esporre le proprie preoccupazioni al ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis, che assieme al suo collega Ueli Maurer, responsabile del dipartimento delle finanze, si dovrà occupare del dossier. Al momento però, manca ancora l’interlocutore più importante: il governo italiano. 

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