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Perché in Ticino si assumono frontalieri?

Perché le ditte ticinesi assumono frontalieri? IRE

Secondo uno studio, la pressione causata dalla frontiera sul mercato del lavoro, più che ai salari, è legata a formazione e flessibilità

C’è grande polemica in Ticino su uno studio dell’Istituto di ricerche economiche (IRE) commissionato dall’Ufficio presidenziale del Granconsiglio cantonale volto a determinare l’incidenza del fenomeno del frontalierato.

Semplificando, si chiedeva all’IRE di verificare se il notevole aumento di frontalieri nell’ultimo decennio, abbia o no provocato un aumento dei disoccupati residenti ed una diminuzione dei salari.

Domande alle quali in buona sostanza lo studio risponde “no”. Il che va chiaramente in contrapposizione con la percezione popolare e anche politica. Da qui le polemiche, che rischiano però di far passare in secondo piano tutta una serie di indicazioni contenute nello studio che sono oggettivamente interessanti.

Cosa dice allora lo studio IRE?

  1. Il mercato del lavoro ticinese negli ultimi anni ha cambiato –e di molto- il proprio orientamento: dal settore secondario al terziario avanzato (non solo finanziario).
  2. Allo stesso tempo l’adozione di politiche sempre più aperte ha favorito un sempre maggiore orientamento del mercato del lavoro verso l’Italia.
  3. I nuovi posti di lavoro creati in Ticino dal 2002 al 2014 sono 39’000 nuovi posti di lavoro. 5’000 (12% a fronte del 39% per la Svizzera) sono andati a cittadini svizzeri, 7’000 (19% – CH 41%) a stranieri residenti e 27’000 (69% – CH 21%) a lavoratori frontalieri o di bassa durata.
  4. La percentuale di residenti con formazione inferiore ai 7 anni è, in Ticino, del 12%. In Svizzera dell’8,8%
  5. L’occupazione è cresciuta soprattutto nel settore terziario
  6. Tra i lavoratori ticinesi, quelli in possesso di un titolo di studio terziario nel 2000 erano il 13% (16% il dato nazionale), nel 2010 erano il 26% (+1% rispetto alla Svizzera)
  7. L’aumento di lavoratori frontalieri avviene soprattutto nel settore terziario
  8. In contrasto con la Svizzera nel suo complesso, la crescita dell’occupazione in Ticino è stata eccezionalmente forte nell’ambito dell’aumento dei frontalieri.
  9. In Ticino si riscontra un forte aumento di manodopera straniera residente con formazione di tipo superiore, (+23.8%), maggiore di dieci punti percentuali al valore medio svizzero. Anche il valore di crescita di lavoratori frontalieri con formazione superiore (+12.3%) risulta maggiore rispetto alla media svizzera.
  10. Stando al sondaggio svolto in diverse aziende le motivazioni che portano a scegliere personale da oltre frontiera sono legate soprattutto alla formazione ed alla flessibilità. Il costo del lavoro viene ritenuto secondario.
  11. A differenza di quanto avviene a livello svizzero, si riscontra un aumento di personale frontaliero anche in alcuni settori tradizionalmente occupati dai residenti, in particolare impiegati di ufficio e impiegati di commercio.
  12. Non è statisticamente dimostrato che l’aumento dei lavoratori frontalieri porti a licenziamenti di ticinesi
  13. Ciò non significa che l’aumento di lavoratori stranieri non possa complicare l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani ticinesi, specie se poco o nulla formati.

E dunque? I frontalieri “rubano” o no il lavoro ai ticinesi? Beh, considerando che i ticinesi in cerca dio lavoro sono 8’883 ed i frontalieri 65’555, viene da dire che al massimo i “ladri di lavoro” sono il 15%. Gli altri sono anzi necessari allo sviluppo cantonale.

Va inoltre considerato che negli ultimi 10 anni il numero dei frontalieri è raddoppiato, ma la disoccupazione è scesa.

L’evoluzione dei frontalieri secondo la professione negli ultimi 15 anni IRE

Questo non significa che non ci sia, tra i datori di lavoro, chi approfitta della disponibilità di manodopera a basso costo oltre frontiera per abbassare i salari, ed in particolare sono da tenere d’occhio il commercio e le professioni amministrative.

I veri problemi del lavoro ticinese, stando allo studio, sono però altri e vanno identificati con formazione, mobilità e flessibilità.

Il ticinese medio –in pratica- non ha seguito sufficientemente l’evoluzione del mercato del lavoro che negli ultimi anni è mutato drasticamente, e molti giovani ticinesi non hanno la giusta formazione, o specializzazione.

Di conseguenza i giovani residenti soffrono eccome la concorrenza dei lavoratori italiani, ma non tanto perché questi ultimi sono disposti a lavorare per meno, quanto perché è molto più facile trovare l’impiegato perfetto per le tue esigenze su un bacino di 10 milioni di persone, rispetto a uno di 350’000.

In altre parole se prima le ditte si facevano andar bene dei candidati abbastanza adatti al posto vacante, ora sono diventate più esigenti. Il lato buono della medaglia è che il PIL cantonale è aumentato, così come i posti di lavoro e in generale la ricchezza del Cantone.

Gino Ceschina

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