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Guardie di confine: “estranei alle accuse sui migranti minorenni”

Due guardie di confine interrompono il viaggio di tre migranti alla stazione ferroviaria di Chiasso.
Guardie di confine interrompono il viaggio di tre giovani migranti alla stazione di Chiasso. Immagine d'archivio. © KEYSTONE / TI-PRESS / FRANCESCA AGOSTA

Minorenni maltrattati, richieste d'asilo ignorate, ricongiungimenti negati? Non alla frontiera svizzera, rispondono le Guardie di confine in servizio alla stazione di Chiasso, che ci mostrano centro e procedure destinati ai migranti irregolari.

È una mattina di inizio febbraio, in un anno di calo degli arrivi: nessun migrante è stato fermato alla frontiera. Il ‘centro di affluenza’ che ha visto passare migliaia di persone, nel quale ci accompagna il capo specialista migrazione del Corpo guardie di confineCollegamento esterno Patrick Benz, è quindi vuoto.

Lo spazio, allestito due-tre anni fa per far fronte ai grandi flussi, ha una stanza principale di attesa e registrazione, locali separati per le perquisizioni, parlatori per i colloqui. Su due schermi scorrono pittogrammi e testi multilingue, che spiegano ai migranti dove sono e perché, qual è la procedura.

Minorenni “non creduti”

Il rapporto dell’ong Intersos riporta casi di giovani che sarebbero stati riconsegnati all’Italia perché non in grado di dimostrare che sono minorenni. Possibile? 

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“Non è questione di età”, esordisce Benz. Ai minori sono sì garantiti una cura particolare e un trattamento prioritario, ma la destinazione dipende dalle loro intenzioni, non dall’età.

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Primo piano di cartello affisso alle pareti del Centro di affluenza, con descrizione della procedura d asilo
Uno dei cartelli affissi alle pareti del ‘centro di affluenza’ alla stazione di Chiasso. tvsvizzera

Chi manifesta la sola intenzione di attraversare la Svizzera, oppure di immigrarvi (non possedendo i requisiti), è dunque riaccompagnato alla frontiera e consegnato a un’autorità italiana, in virtù dell’Accordo sulla riammissione dei migranti irregolariCollegamento esterno.

Ma non è strano che, dopo mesi di sofferenze e fatica, i giovani non facciano almeno un tentativo di chiedere protezione in Svizzera?

Una strategia

“In realtà i migranti sono meno sprovveduti di quanto si creda e conoscono i loro diritti”, interviene il capo-posto del Cgcf alla stazione, Alan Nessi. “Anche i più giovani”, che si tengono informati a vicenda.

“Coloro che sanno di essere registrati in Eurodac Collegamento esterno[la banca dati europea delle impronte digitali di richiedenti asilo e migranti irregolari, ndr] evitano di chiedere asilo, perché sanno che così saranno soltanto riconsegnati a un agente italiano alla vicina frontiera. 

Per contro la riammissione ordinaria [quella che scatta se, dopo aver chiesto protezione, emerge che si è già registrati in un altro paese Schengen e -per i minori- non vi sono possibilità di ricongiungimento familiare in Svizzera, ndr] avviene sempre via aereo, e si rischia di finire a Roma”. 

In altre parole, chi ha l’obiettivo di raggiungere il nord Europa preferisce la certezza di retrocedere di pochi metri al rischio di dover ripercorrere centinaia di chilometri.

Del resto, a ogni tentativo di entrare irregolarmente in Svizzera è concesso dichiarare intenzioni diverse (turismo, ricerca di un lavoro, visita a un amico) e farsi riportare a Como, per ritentare la traversata qualche tempo dopo.

Non solo migrazione

Alan Nessi fissa per i suoi collaboratori degli obiettivi settimanali. Le Guardie, turno per turno, ricevono poi indicazioni più precise su come darvi seguito. Obiettivi numerici? “No, non stabiliamo in anticipo quanti treni o quante persone controllare”, spiega. Si tratta invece piuttosto di decidere le priorità.

Le entrate irregolari costituiscono solo una parte del lavoro. Ci sono pure la criminalità transfrontaliera e i normali compiti di dogana. I treni in entrata in Svizzera sono quelli che danno più lavoro (nella sola estate del 2016 sono giunti alla stazione di Chiasso 30 mila migranti), ma “anche i convogli in direzione sud danno da fare”.

La Svizzera ha aderito allo spazio Schengen e abolito i controlli sistematici di identità alle frontiere, ma non ha un’unione doganale con l’Ue. Il Corpo delle guardie di confine Cgcf -formazione in uniforme e armata dell’Amministrazione federale delle dogane AFDCollegamento esterno, parte del Dipartimento federale delle finanze DFFCollegamento esterno– ha quindi mantenuto il suo compitoCollegamento esterno primario. È il più importante organo civile di sicurezza della Svizzera.

Le Guardie di confine, peraltro, non operano solo durante la sosta alla frontiera ma anche sui treni in movimento, tra Chiasso e Lugano.

Il centro affluenza

A patto che non siano scoperti con stupefacenti o altre merci illegali, i migranti sono condotti in un centro dedicato, al termine del lungo corridoio un tempo popolato da viaggiatori per diletto e lavoratori stagionali.

La due stanze principali possono contenere un centinaio di persone sedute, anche il doppio (in piedi) nelle situazioni d’emergenza. Un settore ‘priority’ è destinato a disabili, anziani e famiglie, con qualche giocattolo a disposizione dei più piccoli.

Grande stanza con lunghe panche, un distributore d acqua minerale, due scrivanie con computer
La stanza d’attesa e registrazione delle impronte. In fondo a destra, la ‘priority zone’ tvsvizzera

Qui, ognuno di essi è subito registrato con le impronte digitali e riceve un numero identificativo, a meno che non lo abbia già: le impronte sono infatti conservate in una banca dati svizzera. 

Serve alla tracciabilità dei casi, ma “per noi non ha alcuna rilevanza se la persona ha già tentato di entrare”, sottolinea Patrick Benz. Ogni volta la persona dichiara le sue intenzioni. Chi chiede asilo o protezione è affidato in ogni caso alla SEM.

Il braccialetto colorato

Ai migranti registrati, viene chiesto di indossare un braccialetto. Nei giorni di grande affluenza il colore permette di distinguere al colpo d’occhio i nuclei familiari, i minorenni, i malati e le donne incinte.

Due piccoli locali servono alle perquisizioni. La stessa, assicurano le Guardie di confine, è adattata alle situazioni: condotta da una donna se la migrante è donna, in presenza della famiglia se si tratta di bambini accompagnati, i quali non sono mai separati da eventuali genitori o parenti.

“La porta è chiusa; nessun bambino nudo è mai stato lasciato alla vista degli adulti”, dice Benz in risposta alle allusioni del rapporto di Intersos. Un cartello indica al perquisito che i suoi beni, presi momentaneamente, saranno restituiti. “Per loro, la divisa non è sempre qualcosa di cui ci si può fidare, hanno fatto altre esperienze in altri Paesi”.

CLM: conversation leader migration

Il personale addetto al colloquio con i migranti indossa una mantellina con un logo e la sigla CLM. Sono agenti con una formazione speciale, impartita dall’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OsarCollegamento esterno) e dall’Unhcr.

Riparate da pannelli fonoassorbenti -installati per facilitare la comprensione, oltre che per dare un po’ di discrezione- le persone che hanno cercato di varcare la frontiera possono qui manifestare le loro intenzioni.

Logo dei CLM (personale specializzato che intervista i migranti) ritratto in primo piano sulla mantellina che indossano
Retro della mantellina indossata dal personale specializzato che intervista i migranti. tvsvizzera

La dichiarazione di stato civile (modulo da compilare) è disponibile in 25 lingue. Quando le competenze linguistiche non bastano, neppure con l’aiuto di pittogrammi e cartine geografiche, si fa capo a un servizio di traduzione.

Il ricongiungimento

Quando un migrante minorenne ha un parente in Svizzera, la autorità possono procedere al ricongiungimento familiare senza che il minore debba prima tornare nello stato di registrazione (come invece accadrebbe per una normale richiesta d’asilo, secondo l’accordo di DublinoCollegamento esterno).

Il ricongiungimento è però compito della SEM, non delle Guardie di confine, le quali non hanno facoltà di affidare la ragazza o la ragazza a un adulto che si presentasse in dogana dicendo di essere un parente. Sarebbe un pericolo per il minore stesso, che va protetto anche dal rischio di tratta.

Le Guardie devono, quindi, intervistare con cura il giovane, separatamente da eventuali accompagnatori, e trasmettere alla SEM l’informazione che la famiglia si trova forse in Svizzera.

Migranti minorenni, cosa dicono i trattati internazionali

dal Codice frontiere SchengenCollegamento esterno: La guardia di frontiera presta particolare attenzione ai minori. Nel caso siano accompagnati, verifica la sussistenza della potestà genitoriale. Gli Stati membri designano punti di contatto nazionali a fini di consultazione sui minori.

dal Regolamento 604/2013Collegamento esterno sulla determinazione dello Stato competente per l’esame di una domanda di protezione (Dublino): L’interesse superiore del minore è prevalente, e nel valutarlo gli Stati devono tener conto di: possibilità di ricongiungimento familiare, benessere e sviluppo sociale, protezione dal rischio di tratta, volontà del minore. 

Se non è accompagnato, il migrante minorenne deve avere un rappresentante che lo assista in tutte le fasi della procedura. Lo Stato membro in cui si trovino suoi familiari o parenti può diventare competente, se è nell’interesse del minore. Altre disposizioni riguardano le procedure familiari e lo scambio di dati.

L’interesse preminente e i doveri di aiuto e protezione sono enunciati nella Convenzione della Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989Collegamento esterno.

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