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Alla sbarra i promotori di sedicenti università

Primo piano di un annuncio di giornale che comunica l apertura delle iscrizioni alla sedicente università
Ex direttore e coordinatrice amministrativa negano ogni addebito. RSI-SWI

Un 60enne e una 48enne italiani, ex responsabili della scuola privata IPUS di Chiasso, sono a processo da martedì alle Assise criminali di Lugano. Accusati di reati legati alla truffa e alla cattiva amministrazione, negano ogni addebito.

L’uomo era direttore della sedicente università IPUS. La sua ex compagna, segretaria con compiti di coordinamento amministrativo. Compaiono alla sbarra per una storia di lauree inesistenti e per un buco da oltre un milione di franchi.

Nell’estate 2016, quando l’Istituto era indagato per l’abuso del termine ‘universitario’, emerse che molti dipendenti non ricevevano il salario da mesi.

Gli studenti, in gran parte italiani cui era stato promesso che avrebbero conseguito in Svizzera una laurea riconosciuta in Europa, denunciavano invece di aver pagato per prestazioni non ricevute.

Il “bis” nei Grigioni

Decretato il fallimento della scuola, gli imputati non rinunciarono tuttavia all’attività: riaprirono come Unipolisi a Disentis, nel canton Grigioni.

È così, a fine 2017, fioccarono nuove denunce che sfociarono nell’arresto dei due, che sostengono ora di essere stati fraintesi, riguardo al partenariato con atenei albanesi, rumeni e sloveni.

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Quanto al milione di franchi sottratto alle casse, sostengono di aver speso il denaro a scopo promozionale, con la volontà di far crescere l’attività. Il dibattimento prosegue mercoledì.

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