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Quel curioso animale su quella strana pianta

Una specie di farfalla esotica. Un giorno la vedremo volare anche nei prati svizzeri? Keystone Archive

Portate dal vento, dagli aerei, dalle barche o semplicemente introdotte dalla mano dell'uomo, alcune specie esotiche hanno trovato una nuova dimora in Svizzera.

Piante ed animali venuti da lontano causano però a volte non pochi problemi agli ecosistemi indigeni.

Dapprima un fastidioso ronzio vicino all’orecchio. Poi un leggero formicolio sul collo. Ed infine la puntura. Dolorosa, più del solito.

Apro il palmo della mano, scattata con una frazione di secondo di ritardo rispetto al mostriciattolo alato, e scorgo il corpo esanime di una zanzara. Una zanzara strana, con striature bianche su zampe ed addome.

Non mi trovo nel mezzo di una foresta tropicale, ma ai bordi di uno stagno nei pressi del lago Maggiore, nel canton Ticino. E sul palmo della mano non tengo una zanzara comune, ma la sua parente asiatica: la zanzara tigre.

Il grosso insetto, molto più aggressivo e pericoloso – per le malattie che può veicolare – di quelli indigeni, non è l’unico “straniero” a trovarsi, senza sapere bene come, alle nostre latitudini.

Uccelli, mammiferi, anfibi, piante, pesci. La lista delle specie esotiche che hanno trovato dimora nel nostro paese è lunga.

“È il segno di un mondo che cambia”, suggerisce Guido Maspoli, conservatore botanico al Museo di storia naturale di Lugano.

Ma come ci sono arrivati?

“Tutto ha avuto inizio quando il primo uomo ha deciso di mettersi in viaggio per il mondo, portandosi appresso, assieme ai suoi utensili, semi ed animali domestici”, dichiara a swissinfo Rüdiger Wittenberg.

Il collaboratore del “Global invasive species programme”, un programma di valutazione dell’impatto delle specie esotiche sull’ambiente, indica che, negli ultimi anni, il fenomeno sta assumendo dimensioni considerevoli.

“Quello che è cambiato rispetto al passato è l’intensità e la velocità degli spostamenti, che sono decisamente aumentati”.

Aerei, barche e veicoli su ruota sono infatti mezzi di trasporto che hanno permesso, non solo ai viaggiatori ma anche a piante ed animali, di raggiungere nuovi territori in brevissimo tempo.

Un problema serio

Le specie invasive rappresentano oggi la seconda causa di impoverimento della biodiversità mondiale. Introdotte in modo accidentale o volontario, le specie esotiche si diffondono rapidamente a scapito di quelle indigene.

L’assenza di predatori e di malattie specifiche nei luoghi di introduzione e la disponibilità di habitat perturbati, sono i due fattori che giocano il ruolo più importante.

Senza contare le specie che sono state introdotte intenzionalmente dall’uomo. Quella che sembrava essere una buona idea in passato, si rivela spesso una pessima scelta oggi.

Lo zampino dell’uomo

“La gente non sempre è cosciente dei rischi che si corrono liberando una specie esotica nell’ecosistema locale”, osserva Rudy Bächtold, responsabile della comunicazione di WWF Svizzera.

Un danno per la natura, ma anche per l’animale stesso. “Difficile che possa sopravvivere, trovandosi all’improvviso in un ambiente completamente nuovo”, spiega Bächtold.

Lo zampino dell’uomo è responsabile per esempio delle lotte fratricide sulle sponde del Reno. Introdotta negli anni ’60 e ’70 per le dimensioni delle sue zampe, la rana toro si è rivelata una scelta azzardata.

Coloro che a quell’epoca hanno pensato esclusivamente all’aspetto culinario, non hanno purtroppo previsto che questa specie meridionale sarebbe diventata un temuto predatore delle varietà più piccole.

Molte specie di molluschi non hanno tuttavia aspettato l’intervento dell’uomo, ma si sono invitate da sole.

Ancorandosi alla chiglia delle barche, conchiglie e cozze hanno approfittato della rete di canali costruita per collegare i grandi fiumi europei, per giungere fino nei laghi e nei ruscelli svizzeri.

“Se si scava nel letto del Reno a Basilea, il 90% della biomassa è costituita da specie non indigene, molte in provenienza dal Mar Nero”, indica Wittenberg.

L’unica soluzione è la prevenzione

La lotta alle specie invasive è difficile e costosa. Le misure d’intervento prevedono l’utilizzazione di prodotti chimici – non sempre vista di buon occhio dagli ambientalisti – o di predatori naturali.

“L’impatto degli invasori va analizzato e valutato caso per caso”, spiega Wittenberg.

La specificità dell’intervento è sottolineata anche da Bächtold: “Sono le sezioni regionali che si occupano del ripristino dei biotopi”.

A livello nazionale, il WWF non ha infatti in programma nessun progetto di intervento. Salvo la prevenzione.

“Il modo più efficace per combattere il fenomeno è la prevenzione. Bisogna informare la gente sulle conseguenze della liberazione di specie esotiche nel nostro ambiente”, indica Bächtold.

La “black list” delle piante

Una campagna di informazione può rivelarsi particolarmente efficace nella prevenzione di un’invasione “verde”.

“L’invasione di piante esotiche è cominciata già nel 16esimo secolo, con le grandi spedizioni marittime. Si parla di “neofite” per indicare le piante introdotte dopo la scoperta dell’America”, indica il botanico del Museo di Lugano.

“Solo a partire dagli anni ’50 ci si è però chinati sul problema”, aggiunge Maspoli.

Inserite spesso a titolo decorativo per abbellire giardini ed aiuole, queste piante diventano un problema quando, trovandosi a loro agio nel nuovo ambiente, soppiantano le specie indigene.

Nel nostro paese sono una decina le specie che rappresentano una seria minaccia.

Su mandato dell’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio, un gruppo di lavoro della Commissione svizzera per la conservazione delle piante selvatiche ha stilato una “lista nera” delle specie problematiche.

Questo è solo un passo. La lotta agli invasori è ancora lunga. Una lotta che necessita una collaborazione a livello internazionale, come sottolinea Maspoli: “La Svizzera è proprio al centro dell’Europa. Senza la volontà politica dei governi dei paesi limitrofi, possiamo fare ben poco”.

swissinfo, Luigi Jorio

oltre 120 specie esotiche di uccelli in Svizzera.
250 piante, circa il 10% delle specie totali.

Una specie esotica è detta invasiva se modifica in modo sensibile la composizione ed il funzionamento di un ecosistema.

Le conseguenze di tale invasione possono manifestarsi con una diminuzione più o meno temporanea della biodiversità.

Le nuove specie possono inoltre incidere sulle attività umane – pesca, sport – e sulla salute pubblica.

Si stima che solamente l’1% delle specie introdotte diventano invasive.

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