Prospettive svizzere in 10 lingue

Quanto italiana è la Svizzera?

L'italianità passa anche dallo stomaco, ad esempio con la pizza Keystone

Uno svizzero-italiano e un emigrato italiano in Svizzera non attribuiscono necessariamente lo stesso senso a questa domanda. Per questo, anche la risposta può essere assai diversa.

L’occasione di un confronto di opinioni sul tema e di una diagnosi sullo stato di salute dell’italiano è stata offerta da un incontro pubblico organizzato a Berna dal Partito socialista svizzero, dall’Ulivo e dai Democratici di sinistra italiani.

Le opinioni sentite andavano dalla frase provocatoria “L’italiano non è sexy” all’indicazione statistica secondo cui in Svizzera un milione di persone capiscono la lingua di Dante. Sono stati ricordati gli anni ’70 in cui fiorirono le iniziative contro la presenza degli stranieri, che spinse molti immigrati italiani a farsi discreti, evitando addirittura di parlare la loro lingua.

Dibattito fra gli addetti ai lavori

Al dibattito hanno partecipato soprattutto rappresentanti dell’emigrazione italiana, insegnanti, sindacalisti e politici. Pochi invece gli svizzero-italiani presenti in sala, nonostante Berna accolga una numerosa colonia di ticinesi e grigionesi, attivi nell’amministrazione federale.

La presenza ticinese era quasi unicamente concentrata nei due relatori presenti a Berna per la sessione estiva del parlamento: la neo deputata socialista Marina Carobbio e il collega Fabio Pedrina. Sul fronte svizzero c’era anche Carlo Sommaruga, di Ginevra, pure lui deputato socialista e di origini italiane.

Tra i relatori italiani c’erano invece Guglielmo Grossi, deputato socialista del parlamento cittadino di Berna e sindacalista, Michele Schiavone, segretario nazionale dei democratici di sinistra, e il sindacalista Gianfranco Gazzola.

In vista della battaglia per una nuova legge

Marina Carobbio ha evocato l’importanza enorme del dibattito che il parlamento svizzero si appresta a condurre sulla nuova legge sulle lingue. Una legge che sembrava caduta nel dimenticatoio e che prevede, tra l’altro, proprio di proteggere l’italiano e di favorire il suo apprendimento a livello svizzero. Ma leggi e ordinanze per proteggere l’italiano esistono già, ha rilevato qualcuno. Il problema è che non vengono rispettate.

Per Carlo Sommaruga oggi la comunità italiana è tra le più integrate in Svizzera e, come tante altre persone, si dice fiero di potere parlare italiano. Oggi la discriminazione colpisce altre comunità: albanesi, ex jugoslavi, africani.

Michele Schiavone ha ricordato il contributo economico fornito dall’emigrazione italiana. Un contributo che si concretizzò ad esempio con la costruzione della galleria ferroviaria del Gottardo, di cui quest’anno ricorrono i 125 anni dell’apertura. “Gli italiani hanno portato anche un valore aggiunto culturale, con la loro gioia di vivere e la loro apertura.”

Ma oggi l’italiano è in perdita di velocità e Fabio Pedrina ha accennato al fatto che i giovani italiani della seconda o terza generazione maneggiano molto meglio l’inglese o il tedesco. Anche perché, ha osservato Marina Carobbio, per i giovani italiani o svizzeri che vivono in Svizzera oggi non si può parlare di reali prospettive professionali in Italia. Fabio Pedrina ha rilevato l’insufficienza della presenza di italofoni nell’amministrazione federale, soprattutto nelle alte sfere. Questa è una dimensione del potere, dove si decidono le impostazioni di certi dossier politici e si stabiliscono le priorità dell’azione politica preclusa agli italofoni.

Anche Guglielmo Grossi è preoccupato per le difficoltà dell’italiano. “Solo chi era attivo nelle organizzazioni dell’emigrazione ha potuto mantenere un contatto sufficiente con la lingua”. Grossi ritiene che l’emigrazione italiana e la minoranza svizzero-italiana debbano unire i loro sforzi per mantenere la presenza culturale e per rafforzare la presenza a livello politico nazionale.

Niente paura dell’inglese!

È poi è anche stato fatto notare dal pubblico che è inutile erigere barricate contro l’invadenza dell’inglese. “L’inglese ha un suo ruolo incontestabile per un certo tipo di attività. L’italiano ha un grande potenziale intatto in altri settori, come lingua di cultura.”

Ma la sopravvivenza di questa lingua nella Svizzera tedesca e francese non è un fattore acquisito: l’epoca gloriosa del “Secolo degli italiani”, dal titolo di un libro pubblicato qualche anno fa, è ormai conclusa. Ci si può allora chiedere se sui cantieri la lingua franca sia oggi veramente ancora l’italiano. In ogni caso, è stato detto, senza un forte impegno individuale di ogni giorno, i valori culturali italiani e la lingua per esprimerli non saranno trasmessi alle generazioni future.

Ma non va dimenticato, ha rilevato ancora un’insegnante, che oggi in Svizzera nei più prestigiosi istituti universitari e di ricerca numerosissimi italiani lavorano ai più alti livelli con successo.

La sopravvivenza della dimensione italiana

In conclusione, è legittimo chiedersi se sia possibile trovare una piattaforma di interessi comuni tra svizzero-italiani ed emigrati italiani nella Svizzera tedesca e francese. I primi sembrano molto interessati a migliorare la loro presenza nell’Amministrazione federale e a difendere l’apprendimento dell’italiano a nord delle Alpi, perché a sud l’italiano non è minacciato. I secondi sono invece più preoccupati per la scomparsa lenta e forse inesorabile a nord delle Alpi della lingua e dei valori culturali legati all’Italia, nei quali gli svizzero-italiani non sempre si riconoscono.

swissinfo, Mariano Masserini

A fine 2006, nella Svizzera erano ufficialmente registrati 291.794 cittadini italiani.
Nel 2000, in Svizzera vivevano 322.000 italiani. Di questi, solo il 62% aveva l’italiano come lingua principale. La seconda e terza generazione dichiara il tedesco o il francese come lingua principale (dati forniti da un partecipante alle dipendenze dell’Ufficio federale di statistica).
Secondo un dato fornito da un relatore, la Radio svizzera di lingua italiana conta su un bacino d’utenza di 232.000 persone nella Svizzera tedesca.

Dal 2004, l’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera, subito dopo la Germania, con una parte del commercio estero attorno al 10%.

Secondo i dati forniti dalla Segreteria di stato per l’economia, l’Italia è anche il secondo fornitore della Svizzera (11% delle importazioni).

La bilancia commerciale con l’Italia è tradizionalmente deficitaria. Le regioni del nord, Toscana compresa, assorbono circa l’85% del commercio della Svizzera con l’Italia.

Dal punto di vista dell’Italia, la Svizzera è il sesto mercato d’esportazione e occupa l’11° posto tra i suoi fornitori.

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