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Quando il governo dice la sua

I consiglieri federali Hans-Rudolf Merz (a sin.) e Samuel Schmid si rallegrano per i risultati dello scrutinio popolare del 24 febbraio 2008 Keystone

L'iniziativa popolare «Sovranità del popolo senza propaganda di governo» vuole ridurre al minimo le attività di informazione del governo e dell'amministrazione prima delle votazioni federali.

In Svizzera si vota con grande frequenza. Ogni due o tre mesi, le cittadine e i cittadini devono esprimersi su referendum e iniziative parlamentari che affrontano temi spesso piuttosto complessi. È evidente che in un sistema come quello elvetico, la qualità e l’accessibilità dell’informazione sono questioni cruciali.

La campagna prima delle votazioni è condotta soprattutto dai comitati che riuniscono gli esponenti dei partiti, delle organizzazioni e delle associazioni favorevoli e contrarie alle proposte al vaglio degli elettori. Da tempo però anche il governo partecipa attivamente ai dibattiti.

Fin dal 1978, governo e parlamento esprimono nell’opuscolo ufficiale che accompagna il materiale di voto la loro posizione sui temi in discussione. Da allora l’attività d’informazione delle autorità federale si è intensificata, trovando nel 1997 una base legale nella legge sull’organizzazione del governo e dell’amministrazione.

Contro il ruolo attivo del governo

Il ruolo particolarmente attivo del Consiglio federale nelle campagne di voto negli anni Novanta, per esempio su temi quali l’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo e alle Nazioni Unite, non è però stato gradito da tutti.

In particolare gli ambienti della destra nazional-conservatrice, sempre più spesso in rotta di collisione con la politica estera del governo, hanno aspramente criticato quella che definivano attività di «propaganda» da parte del governo.

E proprio da questi ambienti – organizzati nel comitato Cittadini per i cittadini – è stata lanciata l’iniziativa popolare «Sovranità del popolo senza propaganda di governo», consegnata nell’agosto del 2004 alla cancelleria federale.

L’iniziativa intende limitare l’attività di informazione del governo prima delle votazioni ad una sola breve comunicazione da parte del ministro responsabile e alla pubblicazione dell’opuscolo ufficiale, in cui gli argomenti delle due parti dovrebbero essere presentati in maniera «equilibrata».

L’informazione in un paese a democrazia diretta

Secondo i promotori dell’iniziativa, l’intervento diretto del Consiglio federale e dell’amministrazione nel dibattito sulle votazioni federali è in contraddizione con lo spirito della democrazia diretta, intesa come correttivo ad una democrazia puramente rappresentativa.

Il Consiglio federale, che respinge l’iniziativa, ritiene invece di avere non soltanto il diritto, ma anche il dovere di presentare in maniera trasparente la sua opinione e di reagire ad argomenti palesemente falsi o fuorvianti espressi durante le campagne di voto.

Nella sua opinione contraria all’iniziativa, il parlamento ha seguito con ampia maggioranza il governo. Il Consiglio nazionale ha respinto la proposta con 134 voti contro 61, il Consiglio degli Stati con 38 voti contro 2. Fra i grandi partiti, solo l’Unione democratica di centro (UDC) ha espresso un parere favorevole all’iniziativa.

Controprogetto indiretto

Se l’iniziativa, ritenuta troppo restrittiva, non ha trovato il favore del parlamento, bisogna pur dire che esisteva in tutti gli schieramenti un certo malcontento in merito all’attuale prassi. Le due camere hanno perciò approvato un controprogetto indiretto all’iniziativa, che trae origine da una proposta dell’ex consigliere nazionale e oggi consigliere agli Stati radicale Didier Burkhalter.

Attraverso una revisione della legge federale sui diritti politici, il controprogetto ancora il dovere di informazione da parte del governo a quattro principi guida: completezza, oggettività, proporzionalità e continuità. Inoltre, il governo non può più esprimere una posizione contraria a quella del parlamento.

swissinfo, Andrea Tognina

Sull’iniziativa «Sovranità del popolo senza propaganda di governo» il popolo svizzero si esprimerà il prossimo 1° giugno. Trattandosi della modifica di un articolo costituzionale, per essere approvata deve ottenere l’appoggio della maggioranza del popolo e dei cantoni.

Se l’iniziativa non fosse accolta, entrerà in vigore la revisione della legge sui diritti politici adottata dal parlamento come controprogetto indiretto all’iniziativa.

La Costituzione federale del 18 aprile 1999 è modificata come segue:

Art 34, capoversi 3 e 4 (nuovi)

3) A dibattiti parlamentari ultimati, la libera formazione della volontà e l’espressione fedele del voto sono protette in particolare con le seguenti misure:

a. il Consiglio federale, i quadri superiori dell’amministrazione federale e gli uffici federali si astengono da qualsiasi attività informativa e di propaganda. In particolare si astengono da attività mediatiche come pure dalla partecipazione a manifestazioni informative e manifestazioni riguardanti la votazione. Ne fa eccezione un unico breve comunicato rivolto alla popolazione dal capo del dipartimento interessato;

b. la Confederazione si astiene dal finanziare, attuare e sostenere campagne d’informazione e di propaganda in vista di votazioni, come pure da qualsiasi produzione, pubblicazione o finanziamento di materiale informativo e propagandistico. Ne fa eccezione un opuscolo informativo per i cittadini aventi diritto di voto con le spiegazioni del Consiglio federale. L’opuscolo deve tener conto in maniera equilibrata degli argomenti favorevoli e contrari;

c. la data della votazione va pubblicata almeno con sei mesi di anticipo;

d. agli aventi diritto di voto vanno messi gratuitamente a disposizione il testo sottoposto alla votazione come pure quello in vigore.

4) La legge prevede entro due anni sanzioni in caso di violazione dei diritti politici.

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