La televisione svizzera per l’Italia

Purtroppo c’è un solo Mario Draghi

Mario Draghi
Soddisfa tutti i criteri, ma basterà? Mario Draghi sarebbe il primo presidente del Consiglio in carica ad essere eletto presidente della Repubblica. Keystone / Riccardo Antimiani

La popolazione italiana vorrebbe che il suo primo ministro diventasse nello stesso tempo presidente, poiché la sua debole classe politica non convince affatto. E lo stesso vale per Bruxelles e le borse. L'opinione di Oliver Meiler, corrispondente a Roma del gruppo mediatico svizzero tedesco Tamedia.

L’Italia è un Paese caldo che funziona bene solo quando è governato freddamente. Senza pathos, senza teatro e senza clamore. La vecchia massima è stata nuovamente confermata in modo spettacolare in questi giorni prima dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

I partiti si sono dilettati nei soliti giochi, hanno intrigato e manovrato. Alcuni leader hanno cercato di recitare la parte di creatori di re semi-forti, altri si sono chiusi nel silenzio. Un silenzio che volevano assolutamente che fosse inteso come un segno di straordinaria scaltrezza. E Silvio Berlusconi pensava di poter comprare rapidamente 50 voti per diventare lui presidente, il che la dice lunga sullo stesso ex presidente del Consiglio e sul grande corpo elettorale del Parlamento. Un circo, nato nella debolezza.

+ l’articolo originale in tedesco pubblicato sul Tages-AnzeigerCollegamento esterno

È sempre stato chiaro che il destino del Paese dipende soprattutto da un nome: Mario Draghi, primo ministro da un anno. È l’idealtipo del capo di governo e tecnocrate freddo, competente, che non bada ai fronzoli. L’anno scorso, l’economia italiana è cresciuta del 6,3%, più di qualsiasi altra in Europa. Non è merito solo di Draghi.

Mario Draghi è l’idealtipo del capo di governo e tecnocrate freddo, competente, che non bada ai fronzoli.

Ma se il mondo intero, Bruxelles e i mercati azionari si chiedono ora con ansia cosa ne sarà dell’ex banchiere centrale, allora forse sarebbe bene che i leader della politica italiana si comportassero “seriamente” invece di mettere a rischio la “storia di successo”, come commenta il “Corriere della Sera”.

Contenuto esterno

Draghi dovrebbe diventare il 13esimo presidente della storia? Sarebbe la prima volta che un primo ministro diventa direttamente presidente, un cambio di ruoli senza precedenti, ma in fondo anche questi sono tempi speciali. Lui stesso è interessato alla carica, l’ha detto chiaramente. E se lo vuole, l’Italia non dovrebbe lasciarsi sfuggire l’occasione di avere Draghi a capo della Repubblica per sette anni.

Soddisfa tutti i criteri: gode di una grande reputazione in patria e all’estero, è super-partes, dà prova di integrità morale e di senso di unità nazionale. Anche coloro che lo detestano sono del tutto impotenti di fronte alla forza del suo status. Ogni altro nome che viene sbandierato in questi giorni sembra insignificante in confronto – incluso quello di Pierferdinando Casini, il candidato di compromesso e presunto rivale per la presidenza.

Pierferdinando Casini
Il democristiano Pier Ferdinando Casini è tra i possibili papabili. Keystone / Chris Kleponis

Ma chiaramente, se Draghi diventasse presidente, l’Italia perderebbe il suo direttore, il capo operativo, e questo è un problema. Sul tavolo ci sono 222 miliardi di euro dell’European Recovery Fund, da usare per ricostruire e modernizzare l’Italia. A condizione che l’importo sia usato bene, investito nel futuro. Con Draghi alla guida del Paese, Roma ha già soddisfatto tutti i 51 obiettivi di riforma che Bruxelles ha concordato come condizione per il rilascio della prima tranche. Ma tutto è per ora ancora allo stato di progetto, di carta d’intenti – come potrebbe del resto essere altrimenti, in un solo anno? Mancano i decreti di attuazione concreta. Senza questi decreti, tutto è ancora fumo.

Se i partiti dovessero ora riprendere in mano il Governo, un anno prima della fine dell’attuale legislatura, e nominare solo ministri semi-competenti provenienti dalle loro file in posizioni chiave, vi è il rischio di sbandare rapidamente. Tutti quei soldi? Inoltre, confluirebbero nelle promesse elettorali a breve termine.

Ciò può essere evitato solo se i partner di questo Governo di unità nazionale si accordassero su un patto per il resto della legislatura ed eleggessero primo ministro qualcuno come Draghi. Un manager non esponente di un partito come Vittorio Colao, per esempio, ora ministro della trasformazione digitale. O la ministra della giustizia, l’indipendente Marta Cartabia. Sarebbe la prima donna a ricoprire questo ruolo, un bel segnale di rinnovamento. Ma Colao e Cartabia avrebbero l’autorità per tenere insieme una coalizione sempre più agitata dalle frenesie elettorali?

Altri sviluppi
Voto con vista sul Quirinale.

Altri sviluppi

“Berlusconi unico candidato forte del centrodestra”

Questo contenuto è stato pubblicato al Si intensificano le trattative in vista dell’elezione del nuovo capo dello Stato italiano che si profila assai incerta e del tutto inedita.

Di più “Berlusconi unico candidato forte del centrodestra”

In teoria, ci sono due alternative. La prima è semplicemente quella di pigiare sul tasto ‘pausa’. Sergio Mattarella rimane presidente e Draghi primo ministro. Uno status quo con il “dream team” – ecco come la vedono gli italiani e le italiane, che non sono mai stati così soddisfatti del duo di leader come lo sono ora, come mostrano tutti i sondaggi. Ma a Mattarella questa ipotesi sembra non piacere, nemmeno per un breve periodo. Lo si può costringere?

La seconda alternativa è più un gioco mentale che qualsiasi democratico non può formulare ad alta voce: Draghi diventa presidente e semplicemente continua a governare per un anno. In un doppio ruolo che è familiare al mondo aziendale, ossia quello di amministratore delegato e nello stesso tempo presidente del consiglio di amministrazione. Almeno fin quando la pandemia non sarà finita e la ricostruzione sarà davvero in corso.

Più potere al presidente, quindi, un po’ come in Francia. Naturalmente, un cambiamento di sistema simile richiederebbe una riforma costituzionale. Tra l’elettorato c’è una forte maggioranza che spinge verso una simile soluzione: stando ai sondaggi, il 70% della popolazione italiana vorrebbe eleggere autonomamente il presidente. Preferibilmente già questa volta. Il timore è forse che una classe politica così volatile mandi a gambe all’aria il buon momento attraversato dal Paese e bruci Mario Draghi per tutti i ruoli, con il risultato che quest’ultimo non diventerà presidente e ricoprirà l’incarico di primo ministro ancora solo per un breve periodo.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Partecipa alla discussione!

I contributi devono rispettare le nostre condizioni di utilizzazione. Se avete domande o volete suggerire altre idee per i dibattiti, contattateci!

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR