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Puoi portare un cavallo alla fontana ma non costringerlo a bere

Questione di sete... tvsvizzera

di Pietro Garibaldi (LaVoce.info)

“Si può portare il cavallo alla fontana, ma non lo si può convincere a bere”, diceva spesso il saggio Keynes citando un vecchio proverbio popolare inglese. I dati mensili sul mercato del lavoro pubblicati oggi dal’Istat suggeriscono che nei primi tre mesi del 2015 l’occupazione italiana è in lieve flessione. Il governo nei mesi passati ha messo in campo diversi strumenti per permettere alla imprese di incrementare l’occupazione. Dalla decontribuzione al nuovo contratto a tutele crescenti. Il cavallo non ha bevuto.

I dati dell’Istat sono impietosi. A marzo 2015 si sono distrutti 59 mila posti di lavoro rispetto a febbraio 2015 e l’occupazione è tornata ai liveli del marzo 2014. Il tasso di disoccupazione a marzo 2015 è aumentato ed è tornato al 13 percento, con circa 140 mila disoccupati in più rispetto a Marzo 2014. Il tasso di disoccupazione giovanile è al 43.1 percento, in aumento rispetto a febbraio 2015, sebbene lievemente inferiore rispetto a Marzo 2014.

Sia ben chiaro, l’inchiesta delle forza lavoro dell’ISTAT è la miglior fonte statistica che abbiamo. Rappresenta la più completa, coerente e accurata stima delle dinamiche del mercato del lavoro. Se pensiamo agli sforzi che il Governo ha fatto in termini di mercato del lavoro questi primi dati sono davvero un’ecatombe.

Pensiamo alla decontribuzione. Dal primo gennaio 2015 ogni assunzione a tempo indeterminato riceve uno sgravio contributivo di 3 anni che raggiunge 8000 euro all’anno. Per un’impresa che stabilizza o assume un lavoratore a reddito medio basso significa non pagare contributi per tre anni. In queste condizioni, il vantaggio a stabilizzare un lavoratore precario è enorme. Difficile pensare che le imprese non ne stiano beneficiando, come peraltro evidenziato dal nuovo osservatorio sulla precarietà dell’Inps. Purtroppo i dati ISTAT relativi all’occupazione temporanea nei primi tre mesi saranno disponibili soltanto a inizio giugno. Ciò che possiamo certamente concludere è che questi sgravi fiscali non hanno contribuito a creare nuova occupazione nel primo trimestre. Come abbiamo già ricordato lo scorso mese, la stabilizzazione di un precario è irrilevante ai fini del computo degli occupati. Un’occupato è un un’occupato, indipendentemente dal tipo di contratto o dal numero di ore lavorate. Tra un mese circa sapremo se i lavoratori temporanei e precari stanno diminuendo, come la logica economica dovrebbe suggerire.

Dal 7 Marzo 2015 è anche legge dello Stato il nuovo contratto a tutele crescenti. Ogni nuovo occupato a tempo indeterminato sarà ora licenziabile per motivi economici senza articolo 18 dello statuto dei lavoratori e riceverà un indennizzo proporzionale all’anzianità di servizio. Abbiamo sempre sostenuto molto questo contratto su queste colonne. Dovrebbe essere uno strumento importante per ridurre il dualismo e la precarietà nel mercato del lavoro. Non necessariamente aiuterà a ridurre il tasso di disoccupazione. Per quello servono investimenti, crescita e fiducia nel futuro. Elementi che non sembrano ancora essere presenti nelle imprese italiane.

Il Governo deve ora tenere la barra dritta. In Parlamento siede il decreto delegato che riordina le varie forme contrattuali, supererà l’odiato contratto a progetto e vieterà l’associazione in partecipazione. Manca solo il parere (non vincolante) delle commissioni Parlamentari. Interrompere il percorso intrapreso sarebbe la cosa peggiore. Prima o poi il cavallo si deciderà a bere. Almeno speriamo.

Pietro Garibaldi, LaVoce.infoCollegamento esterno

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