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Giorgio Napolitano tra Italia e Svizzera

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è giunto martedì in Svizzera per una visita ufficiale di due giorni. Tra i punti caldi, la spinosa questione dei frontalieri. La loro presenza sempre più importante è da ricondurre al divario di crescita al di qua e al di là del confine e non all’accordo di libera circolazione, afferma l’ambasciatore italiano Cosimo Risi.

Oggi, 20 maggio, a Berna, domani, 21 maggio, a Lugano: queste sono le tappe della visita di stato in Svizzera del presidente Giorgio Napolitano, la prima dopo undici anni di un capo di Stato italiano.

Una visita fortemente voluta dal presidente della Confederazione a marcare l’eccellente stato dei rapporti reciproci e discutere dei punti di convergenza e dei punti su cui la convergenza va cercata. Il presidente Napolitano, che sarà accompagnato dal ministro degli Esteri Federica Mogherini, incontrerà il presidente Didier Burkhalter e i membri del Consiglio federale.

A Lugano, dapprima ospite dell’Università della Svizzera Italiana, sarà di nuovo a colloquio con il presidente della Confederazione, accompagnato dal presidente e dal Consiglio di Stato del Ticino.

Un’immersione di due giorni nella realtà svizzera che, con i referendum del 18 maggio, si è arricchita di nuove manifestazioni. Non passeranno di certo sotto silenzio i voti contrari all’acquisto degli aerei militari, al salario minimo, all’immigrazione di massa.

swissinfo.ch da oggi apre le sue colonne a contributi esterni scelti. Pubblicheremo regolarmente testi di esperti, decisori, osservatori privilegiati, per presentare punti di vista originali sulla Svizzera o su una problematica riguardante la Svizzera. L’obiettivo è di arricchire il dibattito di idee.

L’opinione dell’ambasciatore italiano in Svizzera Cosimo Risi è stata pubblicata per la prima volta dal Corriere del Ticino del 20 maggio 2014.

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Relazioni UE-Svizzera

L’iniziativa costituzionale di febbraio dispiega i suoi effetti nei rapporti fra Svizzera e Unione europea. Sul tappeto stanno l’unicità del mercato interno e l’inscindibilità delle quattro libertà.

Le delegazioni degli Stati membri vicini, e con collettività numerose, sono parte attiva del negoziato a Bruxelles. La collettività italiana è la più vasta e fra le meglio integrate.

Questo dato concreto, assieme alla questione di principio, rende l’Italia molto attenta all’evolversi delle relazioni UE-Svizzera. I contatti con la Commissione sono ad ampio raggio e presto verteranno sull’accordo istituzionale, che servirà a inquadrare la pluralità degli accordi settoriali. La condivisione svizzera di buona parte delle politiche europee, ma non delle istituzioni, è prospettiva che noi propugniamo in seno all’UE. L’integrazione reciproca risponde agli interessi profondi di Berna e Roma e Bruxelles. Stiamo per votare per il Parlamento europeo e questo tema è di attualità.

La presidenza svizzera dell’OSCE e quella italiana del Consiglio UE saranno al centro dei colloqui di politica estera generale. Apprezziamo l’impegno della Svizzera per cercare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina. Ci impegniamo ad associare la Svizzera ad alcuni punti del programma europeo. Per non parlare della partecipazione svizzera a Expo. La Svizzera fu il primo Paese a sottoscrivere l’intesa con l’Esposizione universale, sarà di sicuro fra gli espositori più attivi. Mai come nel 2015 Lugano e Milano staranno vicini.

Nato nel 1951 a Salerno, Cosimo Risi è entrato a far parte del corpo diplomatico italiano nel 1978.

Durante la sua carriera ha lavorato in Kuwait, a Roma, Bruxelles e Ginevra.

Nel luglio 2013 è stato nominato ambasciatore d’Italia a Berna, subentrando a Carla Zuppetti, scomparsa il primo giugno 2013.

Pacchetto fiscale e frontalieri

Il negoziato sul pacchetto fiscale procede sui binari giusti. Si sta creando una benefica interazione fra quanto accade in sede multilaterale all’OCSE e quanto si muove sul piano bilaterale. L’accettazione dello scambio automatico delle informazioni a fini fiscali aiuta la trattativa italo-svizzera.

Nel pacchetto figurano anche il regime fiscale dei frontalieri, le liste nere, Campione d’Italia. Il regime dei frontalieri è punto sensibile per il Ticino sia per i ristorni che per gli effetti sul mercato del lavoro.

Il numero dei frontalieri è considerevolmente aumentato dal 2002. La causa apparente rimanda all’Accordo sulla libera circolazione delle persone. La causa reale sta nel divario di crescita fra le rispettive regioni frontaliere. Il Ticino con l’intera Svizzera ha saputo crescere negli anni della crisi finanziaria.

Cosimo Risi

Con la ripresa calerà la nostra pressione sulle regioni vicine e le nostre imprese, che prima avevano delocalizzato, si ricollocheranno in Italia.

Le regioni frontaliere italiane, che pure erano in testa alla classifica della prosperità, hanno sofferto la perdita di posti di lavoro e conosciuto un’inedita propensione a cercare impiego altrove, là dove le condizioni erano e sono più vantaggiose. È uno squilibrio fra domanda e offerta di lavoro in patria, la ripresa europea e italiana potrà correggerlo. Con la ripresa calerà la nostra pressione sulle regioni vicine e le nostre imprese, che prima avevano delocalizzato, si ricollocheranno in Italia.

I frontalieri sono lavoratori regolari che contribuiscono alla ricchezza del Paese d’origine e del Paese d’accoglienza. Essi vanno trattati col rispetto che si deve a persone in mobilità per lavoro. La discussione sui numeri non offuschi la natura sociale e umana del fenomeno.

Il presidente Napolitano ha accolto di buon grado l’invito del presidente USI a visitare l’Università e ascoltare le prolusioni dei professori Botta e Ossola, due accademici che esprimono il meglio dell’italianità cosmopolita. Il presidente Burkhalter sarà presente per sottolineare anch’egli l’importanza dell’italiano come lingua ufficiale della Confederazione.

Siamo lieti di questo appuntamento. Ci rallegriamo della presenza del presidente del Consiglio di Stato ticinese Bertoli, che anima il Forum per la tutela della lingua italiana. L’Italia è associata al Forum. I nostri due Paesi sono chiamati a tenere alta la bandiera dell’italiano come lessico della cultura e della modernità.

 

L’opinione dell’ambasciatore italiano in Svizzera Cosimo Risi è stata pubblicata per la prima volta dal Corriere del Ticino il 20 maggio 2014.

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