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Andare in bici “è sano” ma il decreto sulle vie ciclabili “è inutile”

Redazione Swissinfo

L'iscrizione nella Costituzione delle vie ciclabili creerebbe nuovi problemi, afferma Thomas Hurter, oppositore al controprogetto all'iniziativa "per la bici". Secondo il deputato nazionale dell'Unione democratica di centro, coordinamento e costruzione da parte di Comuni e Cantoni funzionano bene, mentre con questa modifica si gonfierebbe l'amministrazione federale e si spenderebbe di più.

Indiscutibilmente, andare in bicicletta è sano e anche divertente. Non si tratta nemmeno di mettere in concorrenza i diversi modi di trasporto. Ma perché mai il controprogetto all’iniziativa “per la bici” dovrebbe essere inserito nella Costituzione? Ancora una volta, qualcosa che funziona bene viene spostato a livello federale. Questo controprogetto è inutile!

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La Svizzera è un paese delle biciclette. Chi la pensa diversamente, dovrebbe guardare nei paesi vicini o anche più lontani. La bicicletta è un utile complemento alla mobilità e promuove la salute. Finora i Comuni e i Cantoni hanno svolto un buon lavoro. Per questo motivo non abbiamo bisogno di alcuna iscrizione nella Costituzione. Il federalismo funziona e non abbiamo bisogno di un ulteriore gonfiamento dell’amministrazione federale.

Controversie giuridiche e più costi in agguato

Finora questo compito è stato svolto da Comuni e Cantoni, ed è giusto così perché solo loro conoscono le esigenze e le condizioni locali. Già la nostra topografia da sola richiede soluzioni individuali e locali, di cui la Confederazione troppo poche conoscenze. Le organizzazioni ciclistiche ora vogliono che la Confederazione assuma una funzione di coordinamento. È chiaro che cosa accadrà in questo modo. Vi saranno controversie giuridiche e, alla fine, problemi di delimitazione nel finanziamento!

Thomas Hurter mentre parla alla tribuna del Consiglio nazionale.
In Consiglio nazionale dal dicembre 2007 come rappresentante dell’Unione democratica di centro (UDC), Thomas Hurter di professione è pilota aereo. Il 55enne sciaffusano presiede la Federazione dell’aeronautica e dell’aerospaziale Aerosuisse, la Commissione federale per le questioni spaziali e l’Automobile Club Svizzero. Membro della Commissione dei trasporti del Consiglio nazionale, durante i lavori parlamentari sul controprogetto all’iniziativa per la bici lo ha combattuto fermamente. © KEYSTONE / ANTHONY ANEX

I ciclisti percorrono strade e piste ciclabili che finora sono state pagate dalla collettività, dai Comuni, dai Cantoni e dai programmi d’agglomerato della Confederazione (e quindi anche con fondi del traffico stradale). Con l’accettazione del controprogetto, la Confederazione dovrebbe pagare molto di più. Perché chi partecipa alla decisione deve anche pagare. È inoltre evidente che i Comuni e i Cantoni di norma gestiscono il denaro in modo più parsimonioso, poiché il controllo degli aventi diritto al voto è molto più diretto. Con il fatto che si tratta solo di una questione di parità di trattamento tra sentieri pedestri e vie ciclabili, si dimentica che le piste ciclabili costano molto di più, sia per la costruzione che per la manutenzione.

In proposito è interessante l’ultimo rapporto dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale, secondo il quale il traffico ciclistico genera costi di 100 milioni di franchi all’anno, che non sono presi a carico del traffico ciclistico stesso. Purtroppo, gli incidenti rappresentano praticamente la metà dei costi. Tuttavia, vengono elencati solo gli incidenti causati da ciclisti! Peraltro, senza le biciclette elettriche, il cui numero di incidenti è in forte aumento, secondo le statistiche. Una volta tanto, ci si potrebbe anche chiedere perché i ciclisti non possano contribuire finanziariamente alle vie ciclabili e alle strade che sono percorse da loro.

Ciclisti indisciplinati

È certamente sensato separare il traffico ciclistico da quello di altri mezzi. Ma purtroppo questo non è possibile ovunque, perché le condizioni di spazio non lo consentono. L’affermazione dei sostenitori secondo cui, il governo federale dovrebbe tenere maggiormente conto delle piste ciclabili nella pianificazione delle strade, è tirata per i capelli. È quanto succede già oggi e le possibilità politiche, come le consultazioni e le indagini conoscitive, vengono offerte anche senza che questo sia ancorato nella Costituzione.

La lobby delle biciclette farebbe bene a intensificare gli sforzi per conformarsi alle regole del codice della strada. Soprattutto ai semafori si può spesso constatare che con il rosso il ciclista continua la sua corsa circolando sul passaggio pedonale. Oppure ad avere un po’ più di riguardo dove ciclisti e pedoni sono insieme. Circolare con correttezza rafforza l’accettazione dei ciclisti e quindi anche le loro richieste! Un altro tema che la lobby delle biciclette trascura completamente è il massiccio aumento degli incidenti che coinvolgono le biciclette elettriche.

Comuni e Cantoni hanno in mano la situazione

In sintesi, si può affermare che i nostri Comuni e Cantoni hanno sotto controllo il coordinamento e la costruzione delle vie ciclabili. Una modifica non apporterebbe alcun miglioramento, bensì nuovi problemi di delimitazione e la questione di chi paga che cosa.

La richiesta dei promotori dell’iniziativa è chiara. Vogliono una forte estensione, finanziata dalla Confederazione, rispettivamente dal Fondo nazionale per gli agglomerati. Ma chi lo alimenti? In ogni caso non i ciclisti.

La Svizzera dispone di una buona rete di vie ciclabili, che sarà ulteriormente estesa. Andare in bicicletta è sano, piacevole e fa parte della nostra mobilità, ma un’iscrizione nella Costituzione non sarebbe vantaggiosa!

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione di swissinfo.ch.​​​​​​​

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