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Attilio Fontana indagato per frode

Primo piano di uomo con i capelli bianchi, in abito formale e con la mascherina, parla al telefono.
Fontana in un'immagine di maggio. Era già nell'occhio del ciclone per la gestione generale dell'emergenza. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana è indagato per frode in pubbliche forniture, in relazione ai camici e ai set sanitari prima forniti per 513'000 euro, poi donati, da una società di proprietà di suo cognato Andrea Dini e di sua moglie alla Regione. Dini e il direttore della centrale acquisti regionale Filippo Bongiovanni erano già indagati per turbata libertà nel procedimento di scelta.

La vicenda è emersa dopo che “da un conto in Svizzera dove nel 2015 aveva ‘scudato’ 5 milioni”, ricostruisce il Corriere della Sera, “Fontana il 19 maggio scorso cercò di fare un bonifico di 250’000 euro al cognato” per arginare, quattro giorni dopo un’intervista della trasmissione Report, “il rischio reputazionale insito nei 75’000 camici e 7’000 set sanitari venduti per 513’000 euro alla Regione il 16 aprile dalla società Dama Spa del cognato Andrea Dini e (per il 10%) della moglie Roberta [Dini]”.

Secondo l’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, l’affidamento senza gara della fornitura lo scorso 16 aprile sarebbe avvenuto in conflitto di interessi e l’ordine sarebbe stato poi trasformato in donazione soltanto il 20 maggio, ovvero il giorno dopo la disposizione del versamento di Fontana -forse un tentativo di coprire almeno in parte il mancato guadagno del parente- che però la fiduciaria blocca, segnalando a Bankitalia l’operazione sospetta.

In una mail alla centrale acquisti regionale Aria Spa, la fornitura viene tramutata in donazione, con la rinuncia a farsi pagare dalla Regione i 49’353 camici e 7’000 set già consegnati.

E il resto?

Ma se l’11 giugno, tornando alla ricostruzione del quotidiano, Fontana chiede alla fiduciaria di non fare più il bonifico, il cognato “invece di regalare ad Aria Spa anche i 25’000 restanti camici degli iniziali 75’000 tramutati in donazione alla Regione, per rifarsi del mancato guadagno cerca invano (attraverso una agente a provvigione) di rivenderli alla casa di cura varesina ‘Le Terrazze’, a 9 euro l’uno anziché 6”.

Venerdì, nell’interrogatorio di Filippo Bongiovanni, all’epoca direttore di Aria Spa, si è compreso che i procuratori “stanno verificando se Dini potesse sottrarsi anche al dovere contrattuale di comunque fornire alla Regione (fosse a titolo di regalo o in esecuzione di una vendita) l’intera quantità per la quale si era impegnato il 16 aprile: e cioè anche i restanti 25’000 camici, sui quali la Regione faceva affidamento perché in emergenza aveva un disperato bisogno di 50.000 camici al giorno”.

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Bongiovanni e Dini, già indagati per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente, lo sono ora anche -in concorso con Fontana, già nell’occhio del ciclone per la gestione generale dell’emergenza sanitari- per l’ipotesi di frode in pubbliche forniture.

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