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Rilasciati in Bielorussia oltre 1’000 manifestanti

Una ragazza abbraccia un giovane con uno zainetto fuori da un carcere di sera
Alcuni dei rilasciati hanno riferito di maltrattamenti e percosse. Keystone / Stringer

Il governo della Bielorussia ha annunciato giovedì di aver rilasciato oltre 1'000 persone arrestate durante le manifestazioni seguite alla contestata rielezione del presidente Alexander Lukashenko. Un gesto di distensione alla vigilia dell'incontro sulla crisi che si terrà venerdì a Bruxelles. Amnesty International riferisce però di torture diffuse degli oppositori in carcere.


Il ministro dell’interno bielorusso Yuri Karayev ha detto di essersi assunto la responsabilità per i feriti durante le proteste e che vorrebbe scusarsi con coloro che sono rimasti coinvolti nelle violenze.

La presidente del Senato Natalya Kochanova, nel dare notizia dei rilasci, ha assicurato che il presidente ha chiesto di aprire un’indagine “su tutti gli arresti”.

Tra i rilasciati anche uno svizzero

Anche uno svizzero arrestato domenica è tra le persone liberate. Lo ha annunciato il ministro degli esteri Ignazio Cassis su Twitter, precisando che la liberazione è avvenuta dopo un colloquio telefonico con il ministro degli esteri bielorusso Uladzimir Makej.

In precedenza – al termine dell’abboccamento tra i due ministri – il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) aveva indicato che entrambe le parti stavano facendo tutto il possibile affinché lo svizzero venisse rilasciato al più presto.

L’uomo, un vallesano, era stato arrestato nella capitale Minsk n relazione alle proteste contro i brogli alle presidenziali. Si tratta di un 21enne, praticante della lotta libera, che da un anno si è trasferito in Bielorussia per specializzarsi in questa disciplina.

Polizia brutale

Attivisti e osservatori dei diritti umani affermano che ci sono prove crescenti della brutalità della polizia contro le persone che sono state detenute in Bielorussia da domenica.

Alcuni dei 6’700 detenuti, rilasciati, hanno denunciato maltrattamenti e percosse e condiviso immagini sull’app messaggistica Nexta che mostravano i loro corpi gonfi e contusi, con le lesioni che sarebbero state causate dalla polizia. Nell’audio condiviso da un giornalista della BBC si potevano invece sentire delle urla da un centro di detenzione di Minsk.

Uomo di schiena mostra lividi sulle gambe; un paramedico lo aiuta; altre due persone coprono con un telo
Personale medico presta assistenza a manifestanti che, usciti dal carcere, riferiscono di essere stati picchiati o torturati. Keystone / Tatyana Zenkovich

“Ci hanno detto che i centri di detenzione sono diventati camere di tortura, dove i manifestanti sono costretti a giacere per terra mentre la polizia li prende a calci e li picchia con i manganelli”, ha riferito Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale. Accuse alla brutalità delle forze di sicurezza sono arrivate anche da cinque esperti di diritti umani dell’Onu.

Segni di distensione

Secondo gli osservatori, le dichiarazioni ufficiali e il rilascio dei prigionieri di venerdì sono segni di un approccio più conciliante dopo l’indignazione pubblica -con numerose proteste alle quali cominciano ad aderire anche la classe operaia e i militari- e la condanna internazionale.

Giovedì la Germania, da presidente UE, aveva convocato l’ambasciatore bielorusso, mentre a Bruxelles è aperta l’ipotesi di sanzioni contro il regime.

Contenuto esterno

Venerdì è previsto l’incontro dei ministri degli esteri dell’Unione Europea. Minsk ha fatto sapere di essere pronta “a un dialogo costruttivo”. Il primo ministro ceco chiede che le elezioni siano ripetute in trasparenza e sotto gli occhi di osservatori internazionali.

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