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Tassazione delle imprese: la difficile ricerca di un compromesso

Lucerna
In Svizzera, il Cantone più attraente per le imprese è Lucerna con un'aliquota d'imposizione degli utili del 12,32%, mentre Ginevra si trova in fondo alla classifica con un tasso del 24,16%. © KEYSTONE / GAETAN BALLY

Per adeguarsi ai nuovi standard internazionali ed evitare il rischio di sanzioni, la Svizzera deve sopprimere entro la fine dell’anno i privilegi fiscali accordati a holding straniere. Dopo il fallimento della riforma proposta l’anno scorso al popolo, il parlamento tenta da giovedì di elaborare un nuovo progetto, a prova di referendum. 

Il tempo stringe per la Svizzera. Nel dicembre scorso, l’UE ha posto la Confederazione su una “lista grigiaCollegamento esterno”, comprendente oltre una ventina di giurisdizioni che si sono impegnate ad adeguarsi entro la fine del 2018 ai nuovi standard internazionali sulla tassazione delle imprese, ma che non hanno ancora preso le misure necessarie. Tali standard, elaborati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), esigono, tra l’altro, la soppressione delle pratiche fiscali considerate “dannose” e lo scambio di informazioni sulle attività e i profitti delle imprese transnazionali.

Statuti fiscali privilegiati 

In Svizzera vi sono circa 24’000 aziende che godono di regimi fiscali speciali. Si tratta principalmente di holding, società miste e società di domicilio, che non esercitano nella maggior parte dei casi nessuna attività produttiva o commerciale sul territorio elvetico. 

Queste società rappresentano solo il 7% di tutte le aziende con sede in Svizzera, ma assicurano circa la metà delle tasse prelevate dalla Confederazione sugli utili delle imprese. La Confederazione applica un’aliquota effettiva dell’7,8% per tutte le imprese. 

Per quanto riguarda i Cantoni, holding, società miste e società di domicilio garantiscono circa il 21% delle imposte sugli utili versate da tutte le imprese. Nei Cantoni, queste società sottostanno ad aliquote molto basse o sono addirittura esentate da tasse. 

Il loro onere fiscale complessivo (Confederazione, Cantoni e Comuni) si situa tra il 7,8 e il 12%. Per le altre aziende attive in Svizzera questo onere varia invece tra il 12 e il 24%.

Per conformarsi, la Svizzera è chiamata a sopprimere i privilegi fiscali concessi a società straniere, in particolare i regimi speciali applicati dai Cantoni per attirare holding, società miste e società di domicilio. Gli utili di queste imprese – che operano all’estero e hanno solo una sede fiscale o amministrativa in Svizzera – sono generalmente esentati da imposte cantonali oppure tassati con aliquote nettamente inferiori a quelle delle aziende effettivamente attive sul territorio elvetico. Secondo l’UE, questi regimi speciali distorcono la concorrenza fiscale internazionale e violano l’Accordo di libero scambio concluso nel 1972 da Berna e Bruxelles. 

Dopo aver resistito per diversi anni alle pressioni giunte dall’UE, nel 2014 il governo elvetico si è impegnato ad aderire ai nuovi standard e l’anno seguente ha firmato l’accordo multilaterale sullo scambio automatico d’informazioni fiscali, volto a fare in modo che gli utili delle società transnazionali vengano tassati nei paesi in cui sono realmente conseguiti. 

Concorrenza internazionale sempre più agguerrita 

Se sul piano internazionale la Svizzera ha svolto diligentemente i suoi compiti, a livello interno nulla è cambiato finora: le holding e le altre società finite nel mirino dell’UE continuano a beneficiare di regimi fiscali privilegiati. Nel febbraio dell’anno scorso, il popolo elvetico ha infatti bocciato la Riforma III dell’imposizione delle impreseCollegamento esterno, che prevedeva la fine dei controversi regimi, ma anche una serie di alleggerimenti fiscali per mantenere tariffe attrattive. Tra questi, sgravi fino al 90% sull’imposizione degli utili provenienti da brevetti e invenzioni (patent box) o deduzioni fino ad un massimo di, addirittura, il 150% delle spese delle imprese per la ricerca e lo sviluppo. 

La Confederazione avrebbe inoltre versato un contributo pari a 1,3 miliardi di franchi all’anno per aiutare i Cantoni ad abbassare le loro aliquote fiscali per tutte le imprese. Troppi soldi e troppi regali fiscali a favore delle aziende, agli occhi della sinistra, che aveva impugnato con successo l’arma del referendum: quasi il 60% dei votanti hanno silurato la riforma voluta dalla maggioranza di centro e di destra del parlamento. 

Da questo giovedì, i parlamentari sono chiamati a chinarsi sul nuovo pacchetto di riforme, presentato dal ministro delle finanze Ueli Maurer e denominato Progetto fiscale 17Collegamento esterno (PF 17).

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Il tempo stringe quindi per le Camere federali: senza un adeguamento della legislazione nazionale, la Svizzera rischia di ritrovarsi l’anno prossimo sulla lista neraCollegamento esterno dell’UE, assieme a giurisdizioni considerate non cooperative, tra cui Samoa, Namibia, Palau e Trinidad e Tobago. E il tempo stringe anche perché la concorrenza fiscale internazionale si sta inasprendo ulteriormente: la piazza elvetica figura tuttora tra le più attraenti, ma diversi altri paesi, tra cui gli Stati uniti, hanno annunciato riduzioni delle loro aliquote di tassazione delle imprese. 

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Compensazione sociale dei costi 

Per mantenere la competitiva della Svizzera, anche il nuovo progetto prevede diversi alleggerimenti fiscali per le imprese, tra cui sgravi fino al 90% per i patent box e una deduzione fino al 50% delle spese per la ricerca e lo sviluppo. Questi alleggerimenti saranno però compensati in parte dalle stesse aziende e dagli azionisti, tramite in particolare un’imposizione fino al 70% dei dividendi. La maggior parte dei Cantoni hanno inoltre già deciso o ventilato riduzioni generalizzate delle aliquote di tassazione degli utili per tutte le aziende. 

Anche il PF 17 peserà quindi sulle casse pubbliche: le misure previste dovrebbero ridurre di circa 2 miliardi di franchi all’anno il gettito fiscale proveniente dalle imprese. Minori entrate che rischiano di andare a carico degli altri contribuenti, in particolare del ceto medio, o di portare a nuovi tagli delle prestazioni statali. Per accontentare la sinistra e sventare un altro referendum, il governo aveva previsto, quale misura di carattere sociale, di inserire nel progetto fiscale anche un contributo supplementare di 400 milioni di franchi all’anno a favore degli assegni per i figli e per la formazione. 

Troppo poco, non solo agli occhi della sinistra. A metà maggio, la Commissione dell’economia e dei tributi della Camera dei Cantoni ha così deciso, all’unanimità, di proporrre una più cospicua compensazione sociale, a favore dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS). Ogni franco di tassazione perso attraverso il PF 17 sarà compensato con un franco supplementare di finanziamento dell’AVS, tramite aumenti dell’Imposta sul valore aggiunto (IVA), del contributo della Confederazione e dei prelievi salariali.     

Una soluzione di compromesso che sembra raccogliere l’adesione di quasi tutti i maggiori partiti nazionali, ad eccezione dell’Unione democratica di centro (UDC). Si tratta ora di vedere se potrà superare lo scoglio del parlamento e, eventualmente, una nuova prova delle urne.

L’analisi del corrispondente della RSI Nicola Zala:

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