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Contro il terrorismo più libertà alla polizia

Sul fronte della lotta al terrorismo la polizia deve poter disporre di maggiori strumenti per contrastare, al di fuori di un procedimento penale, le persone potenzialmente pericolose. Sono previsti in particolare interventi quali l'obbligo di presentarsi regolarmente presso un posto di polizia, il divieto di lasciare il Paese e il conseguente sequestro del passaporto o della carta d'identità.

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È quanto prevede la nuova legge federale in materia licenziata dal Consiglio federale. Le nuove disposizioni potranno essere adottate quando si presume che una persona rappresenti una minaccia, ma gli indizi non sono sufficienti per giustificare l’apertura di un procedimento penale, ha spiegato la ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter in una conferenza stampa.

Sono previsti in particolare interventi quali l’obbligo di presentarsi regolarmente presso un posto di polizia, il divieto di lasciare il Paese e il conseguente sequestro del passaporto o della carta d’identità, il divieto di avere contatti e il divieto di lasciare e di accedere ad aree determinate.

Misure limitate nel tempo

Le misure previste, che avranno una durata limitata a sei mesi rinnovabili una volta, saranno ordinate dall’Ufficio federale di polizia (Fedpol) su richiesta dei Cantoni e saranno valutate caso per caso. Contro di esse sarà possibile ricorrere al Tribunale amministrativo federale (TAF), ha precisato la direttrice di Fedpol Nicoletta Della Valle.

Come ultima ratio, e solamente contro le persone particolarmente pericolose, è prevista la possibilità di pronunciare un divieto di lasciare un immobile (“arresti domiciliari”). Questa misura, oltre all’autorizzazione di Fedpol, necessita anche dell’approvazione di un’autorità giudiziaria.

Le misure saranno mirate contro persone sospette e saranno dirette contro interi gruppi di persone. Secondo Della Valle tra le persone considerate a rischio circa 10 o 20 potrebbero essere interessate dalle novità.

Stranieri radicalizzati

Nel caso di stranieri radicalizzati in attesa di espulsione, la legge introduce un nuovo motivo di incarcerazione: chiunque minacci la sicurezza interna o esterna della Svizzera può essere posto in detenzione per poter garantire il suo allontanamento dal Paese.

Gli stranieri che, malgrado siano oggetto di una decisione d’espulsione passata in giudicato, non possono essere rinviati nel loro Paese d’origine, non potranno inoltre essere ammessi provvisoriamente. In questo modo gli interessati perderanno la possibilità di esercitare un’attività lucrativa o di ricongiungersi con la loro famiglia. Invece dell’aiuto sociale varrà concesso soltanto l’aiuto in situazioni di bisogno.

Lo scopo di questo nuovo disciplinamento è garantire che i potenziali terroristi oggetto di un’espulsione ai sensi del diritto in materia di stranieri non beneficino di condizioni più favorevoli rispetto a coloro oggetto di un’espulsione ai sensi del diritto penale.

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