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Turbolenze in vista per l’economia svizzera

Molte industrie svizzere devono far fronte a una stagnazione delle comande dei clienti europei. Keystone

I prossimi mesi saranno caratterizzati da una crescita al rallentatore in Svizzera, prevedono gli economisti. Il paese è finora riuscito ad evitare la crisi mondiale, ma ha ancora poche carte in mano, secondo gli specialisti.

Il prodotto interno lordo svizzero ha registrato una stagnazione nel secondo trimestre 2014, stando ai dati pubblicati a inizio settembre dalla Segreteria di Stato dell’economiaCollegamento esterno. Ciò ha condotto questa settimana gli esperti del Credit SuisseCollegamento esterno e dell’istituto di ricerche congiunturali BAK BaselCollegamento esterno a rivedere al ribasso le previsioni di crescita dell’economia svizzera per il 2014: il Pil dovrebbe progredire dell’1,4%, contro il 2% pronosticato precedentemente.

Le cause di questo peggioramento vanno ricercate in fattori esterni: le crisi in Ucraina e in Medio Oriente, nonché la persistente debolezza delle economie dell’eurozona, in primis Francia e Italia, che hanno strascichi anche sul principale partner commerciale della Svizzera, la Germania.

Swissmem, l’organizzazione ombrello dell’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica, ha reso noto che tra maggio e agosto le vendite sono state molto basse, a causa dei clienti europei costretti a tirare la cinghia.

Per il commercio al dettaglio, in luglio le vendite si sono ridotte dello 0,6% rispetto allo stesso mese del 2013.

Un ‘superciclo’ alla fine

Rispetto a molte altre economie occidentali, dopo la crisi finanziaria del 2008 la Svizzera è riuscita a tenere saldamente la testa fuori dall’acqua, soprattutto grazie a una gestione economica e fiscale che ha dato i suoi frutti.

Questa volta le condizioni sono meno ottimali, afferma però Felix Brill, capo economista presso la società di consulenza Wellershof & Partner.

«I fattori che hanno reso la Svizzera un caso particolare in Europa cominciano ad avere minore impatto», indica a swissinfo.ch. «I tassi netti di immigrazione probabilmente diminuiranno a causa del voto di febbraio [approvazione dell’iniziativa «contro l’immigrazione di massa»] e questo frenerà i prezzi dell’immobiliare e si ripercuoterà sull’edilizia».

Inoltre, Brill ritiene che il boom del consumo domestico registrato negli ultimi due anni – alimentato dalle importazioni a buon mercato grazie alla forza del franco – probabilmente non proseguirà, poiché il tasso di cambio tra franco e euro continua ad essere mantenuto stabile e i rivenditori hanno già aggiustato i prezzi verso il basso.

Il Credit Suisse è anche dell’avviso che la crescita del consumo domestico – uno dei pilastri della stabilità dell’economia svizzera negli ultimi sei anni – diminuirà, passando dal 2,3% del 2013, all’1,2% quest’anno e all’1% nel 2015.

Secondo la banca, il ‘superciclo’ costituito da bassi tassi d’interesse, boom immobiliare e un elevato tasso d’immigrazione si sta esaurendo. La ripresa dell’export è troppo debole per compensare la perdita di dinamismo dell’economia all’interno dei confini nazionali.

Le restrizioni imposte dalla Banca nazionale svizzera agli istituti finanziari nella concessione di ipoteche, cancelleranno parzialmente gli effetti dei tassi d’interesse bassi, che hanno spinto verso l’alto i prezzi delle case.

Secondo alcuni media, la stagnazione delle economie europee e la recente decisione della Banca centrale europea di tagliare ulteriormente il suo tasso di riferimento, potrebbero obbligare la Banca nazionale svizzera (BNS) ad acquistare un importante quantitativo di euro, al fine di difendere il tasso di cambio di 1 franco e 20 per un euro.

Disoccupazione bassa, un asso nella manica

Intervistato dalla NZZ am Sonntag, il presidente della direzione della BNS Thomas Jordan ha rifiutato di commentare queste speculazioni, affermando solo che la banca centrale continuerà a seguire la sua politica. Si è però detto inquieto per il peggioramento delle condizioni economiche. 

«Sono emersi nuovi rischi geopolitici e i dati economici internazionali, in particolare in Europa e in Sudamerica, sono inferiori alle previsioni», ha indicato al giornale domenicale. «La situazione per la Svizzera è chiaramente peggiorata».

Tuttavia, alcuni economisti svizzeri non sono convinti che la BNS dovrà presto intervenire sul mercato internazionale dei cambi.

«Lavoro sulla base dello scenario secondo cui la BNS non interverrà», indica a swissinfo.ch Alessandro Bee, economista presso la banca privata J. Jafra Sarasin. «Contrariamente a pochi anni fa, gli investitori possono optare per il dollaro americano, più interessante che la Svizzera per quanto concerne il tasso d’interesse».

Bee è anche più ottimista di altri circa le prospettive dell’economia elvetica. «La situazione esterna sta peggiorando e le esportazioni potrebbero risentirne», afferma. «Tuttavia la domanda interna, che ha reso possibile la crescita negli ultimi anni, permetterà di compensare, almeno fino a quando la disoccupazione rimarrà bassa».

E qui, almeno, la Svizzera detiene un asso nelle manica rispetto ad altri paesi. Il tasso di disoccupazione è attualmente del 3% e si prevede che entro la fine dell’anno non supererà il 3,2%.

(traduzione e adattamento di Daniele Mariani)

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