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In tanti all’estero toccati da cambiamenti pensioni svizzere

Rendite di vecchiaia e riforma della previdenza: anche centinaia di migliaia pensionati attuali e futuri all'estero saranno direttamente interessati dalle decisioni che si prenderanno in merito in Svizzera alla fine di settembre. Keystone

Rendite di vecchiaia e pensioni: il popolo e il parlamento svizzeri si pronunceranno presto su cambiamenti radicali del sistema di previdenza, che riguardano direttamente anche centinaia di migliaia di persone all'estero. Per i futuri pensionati si profilano grossi sacrifici.

Per misurare la portata dell’interesse oltre i confini elvetici per l’esito della votazione del 25 settembre sull’iniziativa popolare “AVSplus: per un’AVS forte”, che propone di aumentare del 10% tutte le rendite di vecchiaia, basta un’occhiata alla statistica di queste ultime: nel 2015, su un totale di circa 2,2 milioni di beneficiari, 721mila – di cui quasi 104mila svizzeri e circa 617mila stranieri – risiedevano all’estero.

Ciò corrispondeva a quasi un terzo dei beneficiari. Una quota che appare inoltre destinata ad aumentare. Come si vede nel grafico seguente sull’evoluzione dal 2005 al 2015, il ritmo di crescita dei beneficiari all’estero è infatti superiore a quello dei beneficiari in Svizzera.

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La tendenza al rialzo si riscontra anche nelle cifre delle persone in età pensionabile emigrate dalla Svizzera negli ultimi anni:

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Diversamente dai beneficiari dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) in Svizzera, coloro che risiedono all’estero non hanno diritto né alle prestazioni complementari per persone con una rendita che non copre il minimo vitale, né agli assegni per grandi invalidi.

Vengono invece versate anche all’estero le rendite per coniugi e per figli (nel 2015 circa 39mila beneficiari che in totale hanno percepito 6,4 milioni di franchi), come pure quelle per vedovi e per orfani (circa 103mila beneficiari, 56,2 milioni di franchi). Qui in futuro potrebbero però intervenire cambiamenti radicali.

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“Previdenza 2020”

Invecchiamento della popolazione, riduzione del rapporto tra il numero di attivi e quello di pensionati e calo dei rendimenti degli investimenti mettono a dura prova anche il sistema pensionistico svizzero.

Il governo ha dunque elaborato un lungo catalogo di misure con l’obiettivo di garantire la sua sostenibilità finanziaria negli anni a venire, quando andrà in pensione la generazione del baby-boom, cercando al contempo di mantenere il livello delle rendite.

Il piano di riforma “Previdenza per la vecchiaia 2020” comprende modifiche di 15 leggi e della Costituzione. Il Consiglio degli Stati ha discusso il progetto nel settembre dell’anno scorso, apportandovi dei cambiamenti.

Il Consiglio nazionale se ne occupa ora: la sua commissione preparatoria fa molte proposte diverse dalla Camera dei cantoni. All’interno della stessa commissione sono inoltre state presentate ben 39 proposte di minoranze.

I dibattiti si preannunciano accesi. Appianare le divergenze tra le due Camere sarà una missione difficile. Alla fine il parlamento dovrà fare i conti con l’elettorato. E la benedizione popolare è tutt’altro che scontata.

Nell’ambito del piano “Previdenza per la vecchiaia 2020Collegamento esterno“, (vedi finestrella), la commissione preparatoria del Consiglio nazionale proponeCollegamento esterno infatti di abolire le rendite per figli: dall’entrata in vigore della riforma, non verrebbe più versata alcuna nuova rendita per figli a beneficiari dell’AVS, non solo all’estero, ma anche in Svizzera.

La commissione vorrebbe inoltre che non fosse più accordata alcuna rendita per orfani a figli adottati che risiedono all’estero.

In pensione a 67 anni dal 2035?

I giochi sono comunque lungi dall’essere fatti. Il Consiglio nazionale dibatterà la riforma “Previdenza 2020” dal 26 al 30 settembre. Tra le principali misure previste, c’è l’innalzamento dell’età di riferimento per il pensionamento. A cominciare da quella delle donne, che dovrebbe essere allineata a quella degli uomini, passando progressivamente da 64 a 65 anni, in quattro tappe sull’arco di tre anni. Adottata dal Consiglio degli Stati, questa misura è sostenuta dalla commissione del Consiglio nazionale e ha dunque buone probabilità di essere approvata anche dal plenum.

La commissione del Consiglio nazionale vuole andare oltre e introdurre la possibilità di innalzare a 67 anni l’età pensionabile, se il Fondo AVS dovesse scendere sotto l’80% delle uscite di un anno e la politica non trovasse una soluzione per risanarlo. In tal caso, l’età di riferimento verrebbe innalzata al massimo di 4 mesi all’anno fino al raggiungimento di 67 anni. Parallelamente l’imposta sul valore aggiunto (IVA) sarebbe aumenta al massimo di 0,4 punti percentuali. Secondo proiezioni, questo scenario potrebbe avverarsi nel 2035.

Di sicuro questa proposta, sostenuta dalla destra, si scontrerà con forti opposizioni. Se sarà approvata dal Consiglio nazionale, dovrà essere sottoposta agli Stati, dove faticherà a trovare una maggioranza.

Abbassamento del tasso che determina le rendite

Avviata all’accettazione appare la riduzione dal 6,8 al 6% del tasso minimo di conversione delle pensioni. Questa aliquota converte in rendita di pensione il capitale previdenziale obbligatorio accumulato durante la vita lavorativa. L’importo della rendita del cosiddetto secondo pilastro è calcolato al momento del pensionamento e resta invariato fino alla morte del beneficiario.

Concretamente, se oggi al momento del pensionamento un 65enne ha un capitale previdenziale di 100mila franchi, percepisce una rendita annuale di 6’800 franchi, mentre con un’aliquota del 6% ne riceverebbe 6’000.

Secondo la proposta, la nuova aliquota non sarebbe applicata per le persone che all’entrata in vigore della riforma, prevista per il 2018, hanno già compiuto i 50 anni.

Nessun aumento delle rendite AVS

Per compensare l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e l’abbassamento del tasso di conversione per il secondo pilastro, il Consiglio degli Stati aveva deciso di aumentare di 70 franchi al mese tutte le rendite di vecchiaia e di innalzare al 155% (contro l’attuale 150%) di una rendita AVS singola il tetto massimo di quella per i coniugi. Una misura che andava in direzione di un compromesso rispetto all’iniziativa “AVSplus”. Ma chi vi contava, rischia di rimanere deluso. La commissione propone al Consiglio nazionale di stralciare queste disposizioni. Verosimilmente la maggioranza di destra della Camera la seguirà.

Esigenze degli svizzeri all’estero disattese

L’affiliazione all’AVS è obbligatoria per tutti in Svizzera, sia per i salariati che per gli indipendenti, come anche per chi non esercita un’attività lucrativa.

I cittadini svizzeri o di uno Stato membro dell’UE o dell’AELS non ancora in età di pensionamento che si trasferiscono in un paese fuori dall’UE e dall’AELS hanno la possibilità di aderire all’AVS facoltativa se precedentemente sono stati affiliati a quella obbligatoria per almeno cinque anni ininterrotti. L’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSECollegamento esterno) aveva colto l’occasione della riforma “Previdenza 2020” per chiedere di ridurre questo periodo a tre anni.

Nel contesto di grande mobilità internazionale, in cui un numero sempre più elevato di giovani svizzeri si trasferisce all’estero per motivi di lavoro e di formazione professionale e sposta frequentemente il domicilio da un paese all’altro, è di capitale importanza potersi affiliare all’AVS facoltativa per evitare lacune negli anni contributivi, che si ripercuoteranno negativamente sulla futura rendita, spiega Robert Engeler, membro della presidenza Collegamento esternodell’OSE. “Migliaia di persone sono così penalizzate. Si tratta di un freno alla mobilità, mentre oggi essa è un fattore importante in molte professioni”, osserva. Né il governo, né le Camere federali hanno però finora dato seguito a questa rivendicazione.


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Cosa ne pensano gli svizzeri?

Da un sondaggio realizzato per conto dell’assicuratore AXA Investment Managers, è emerso che il 56% degli svizzeri è consapevole che si dovrà riformare il sistema di finanziamento delle pensioni. Solo il 12% è però d’accordo di ridurre le rendite.

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E voi cosa ne pensate dell’aumento delle rendite di vecchiaia proposto dall’iniziativa popolare AVSplus? E delle proposte in discussione al parlamento di ridurre le pensioni e innalzare l’età di pensionamento? Scriveteci le vostre opinioni.

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