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Suicidi: il Golden Gate segue l’esempio di Berna

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Il Golden Gate Bridge con le reti di protezione in un fotomontaggio. Keystone

Il Golden Gate Bridge detiene il triste record del più alto tasso di suicidi a livello mondiale. Per lottare contro questo fenomeno, le autorità di San Francisco intendono fissare delle reti di protezione sotto il ponte, sulla base di un modello che ha avuto successo a Berna. 


L’anno scorso 46 persone si sono uccise gettandosi dal Golden Gate Bridge. Da quando il ponte è stato aperto, si sono già contati 1’653 morti. Le statistiche tengono però conto soltanto delle persone che si sono viste saltare o il cui corpo è stato recuperato. 

Per porre fine a queste tragedie, il 27 giugno le autorità locali hanno approvato un progettoCollegamento esterno per l’istallazione di reti di acciaio di sei metri sotto il ponte. Questa struttura di prevenzione, che costerà 76 milioni di dollari, dovrebbe essere ultimata nel 2018. 

Delle reti erano già state istallate durante i quattro anni di costruzione del ponte per proteggere i lavoratori. Avrebbero salvato almeno 19 vite. Da allora diversi progetti per la costruzione di barriere o ringhiere non sono mai stati realizzati per varie ragioni, principalmente di carattere estetico o finaziario. 

Golden Gate Bridge 

Il Golden Gate Bridge è un ponte sospeso di 2,7 chilometri di lunghezza che sovrasta lo Stretto Golden Gate di San Francisco, in California. 

Il ponte, situato a 70 metri di altezza dalle acque dell’Oceano Pacifico,  è stato inaugurato il 27 maggio 1937, dopo lavori di costruzione durati quattro anni. 

Ogni giorno 6’000 biciclette, 120’000 automobili e oltre 10’000 pedoni attraversare il Golden Gate Bridge. 

Fino al 2013, secondo un conteggio ufficiale, oltre 1’600 persone si sono suicidate, saltando dal ponte. Solo una trentina di persone sono sopravvissute all’impatto con l’acqua. 

Denis Mulligan, CEO del Golden Gate Bridge, Highway and Transportation District, ha indicato che la decisione di istallare le reti si basa sull’esperienza della MünsterplattformCollegamento esterno di Berna, una terrazza situata accanto alla cattedrale della capitale elvetica, da cui si gode una vista mozzafiato sul fiume Aar e sullo storico quartiere della Matte, situati 33 metri più in basso. 

Dal 1998, ossia da quando furono costruite le reti, sette metri sotto il muro della terrazza, non vi è più stato nessun tentativo di suicidio in questo luogo. Nelle reti sono finiti solo due cani e alcune biciclette. 

“Cadendo nelle reti, si rischia di farsi male. Coloro che sono stanchi di vivere, vogliono uccidersi e non ferirsi”, ha dichiarato Mulligan. 

Limitare l’accesso

Molti candidati al suicidio non sarebbero spinti a cercare un altro luogo per porre fine alla loro vita. “La cosa più importante è evitare un facile accesso ai mezzi letali”, sottolinea Paul Muller della Bridge Rail Foundation, che si occupa della prevenzione dei suicidi presso il Golden Gate Bridge. 

Uno studio del 1978 ha preso in esame il destino di 515 persone a cui è stato impedito di gettarsi dal ponte tra il 1937 e il 1971. Di queste, solo il 6% ha commesso un suicidio negli anni seguenti. 

“Generalmente una persona risente un attitudine al suicidio solo per un certo periodo di tempo. Questo stato d’animo può durare soltanto alcune ore o alcuni giorni. Il lavoro di prevenzione consiste quindi nel portare queste persone al sicuro fino a quando svaniscono gli impulsi che spingono al suicidio”.

‘Non accettabile’

 A Berna, il 30% dei suicidi vengono commessi ancora oggi da persone che si gettano da un ponte o da un’altra struttura molto alta che si trovano nella città. Questa quota era però del 60% prima del 1998, quando le autorità non avevano ancora istallato le prime reti di protezione sulla Münsterplattform. 

Tra il 1996 e il 1998 sette persone si sono lanciate dalla Münsterplattform sulla strada sottostante. Nel gennaio 1998, un suicida è piombato a pochi metri di distanza da un bambino di dieci anni. Alla fine dello stesso anno le reti erano istallate. 

Questa misura di protezione ha permesso di ridurre anche il numero dei testimoni rimasti traumatizzati. Tra questi il politico Erich Hess, membro del parlamento cittadino e presidente fino allo scorso gennaio della sezione giovanile dell’Unione democratica di centro. 

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“Stop ai suicidi”: un’azione indetta dagli allievi della scuola Kirchenfeld a Berna per attirare l’attenzione sul problema dei suicidi da uno degli storici ponti della capitale svizzera. Keystone

“Mentre mi trovavo su un tram, ho visto saltare una persona dal ponte del KirchenfeldCollegamento esterno. Sono sceso alla fermata seguente e mi sono detto che la situazione non era accettabile. Sapevo che molte persone si erano suicidate in questo modo”. 

Erich Hess ha così presentato una mozione per prevenire i suicidi dai ponti, approvata nel 2009 dal parlamento della città. Delle recinzioni temporanee sono state in seguito erette ai lati dei ponti del Kirchenfeld e del Kornhaus. 

Drastica riduzione 

Questi recinti si sono rivelati molto efficaci: il numero dei suicidi dai due ponti si è “ridotto in modo drastico”, secondo il governo della città. Le cifre esatte sono difficili da trovare, in quanto tutte le parti coinvolte sono riluttanti nel fornire dettagli. Gli esperti avvertono che troppe informazioni o una copertura mediatica potrebbero incoraggiare i suicidi. 

Suicidi in Svizzera

Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2012 vi sono stati 1037 suicidi in Svizzera (752 uomini e 285 donne). A titolo di paragone, il numero di morti in incidenti stradali è stato di 339 nello stesso anno. 

Il numero di suicidi è gradualmente sceso in Svizzera dalla metà degli anni 1980, quando il bilancio annuale aveva raggiunto 1’600 persone.

Cicra il 14% dei suicidi avvengono saltando nel vuoto.

Secondo Hess, “prima delle reti quasi dieci persone all’anno saltavano dai ponti a Berna. Questa cifra è ora praticamente zero”. 

Nel febbraio 2014, il parlamento di Berna ha approvato un credito di 6,4 milioni di franchi per la costruzione di reti di protezione, da istallare sotto i ponti al posto delle recinzioni provvisorie attuali. Questo sarà il modello utilizzato anche sul Golden Gate Bridge. 

Il credito non ha raccolto consensi unanimi in parlamento. Alcuni politici hanno lamentato i costi di quest’opera, altri si sono opposti in nome della salvaguardia del patrimonio storico. I due ponti del Kirchenfeld e del Kornhaus sono stati costruiti più di 100 anni fa e fanno parte, assieme al centro medievale di Berna, del patrimonio mondiale dell’UNESCO. 

“Salvare delle vite è più importante dell’estetica”, ha risposto a queste obiezioni Erich Hess.

 “Ottimo investimento”

Secondo Dieter Arnold del dipartimento di ingegneria civile di Berna, le autorità californiane avevano manifestato un certo interesse nei confronti dell’esperienza bernese già nel 2008. Il dipartimento dei trasporti della California (CalTrans) si era rivolto alle autorità bernesi per sapere come mai erano state istallate delle reti sotto la Münsterplattform, invece delle tradizionali recinzioni, e come si potevano trarre in salvo eventuali persone che saltavano o cadevano nelle reti. 

“Queste domande riguardavano il Cold Spring Canyon Arch Bridge a Santa Barbara e non il Golden Gate Bridge”, indica Arnold, il quale suppone che l’informazione sia così giunta alle autorità di San Francisco. Alla fine CalTrans ha costruito un alto recinto e non vi sono più stati suicidi sul Cold Spring Canyon Arch Bridge. 

Tuttavia, alcuni critici dicono che non è compito dello Stato di spendere una tale quantità di soldi per impedire che le persone si suicidano. 

“Non si tratta di un sacco di soldi. Si tratta di una spesa per la realizzazione di un’opera che durerà probabilmente da 50 a 75 anni. In questo periodo, se non si fa nulla, vi saranno forse altri 2’000 morti per suicidio”: ha dichiarato Paul Muller. 

“Investiamo molto di più per migliorare la sicurezza del traffico sulle autostrade e sui ponti, dove ci troviamo di fronte ad un numero di vittime molto più piccolo. Ad esempio, sul Golden Gate Bridge, si spenderanno circa 25 milioni di dollari per una barriera mediana mobile, destinata a prevenire collisioni frontali che, dal 1970, hanno provocato una ventina di morti”.

“In termini di miglioramento della sicurezza e di vite salvate, le reti di protezione sono sicuramente un buon investimento”, sottolinea Paul Müller.

Traduzione di Armando Mombelli

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