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La vaccinazione accelera in Svizzera ma a un ritmo non ancora ottimale

persone sedute in attesa
In attesa del vaccino nel principale centro del Canton Zurigo. Keystone / Alexandra Wey

Per la prima volta in una settimana, nella Confederazione sono state somministrate più di 200'000 dosi. Meno dell'8% della popolazione è però completamente vaccinata. Non tutto sta procedendo in maniera ottimale, ammette il presidente dell'Associazione dei medici cantonali.

Anche se ormai alcuni Cantoni hanno iniziato ad estendere la possibilità di vaccinarsi a persone di meno di 75 anni (a Ginevra ad esempio ci si può iscrivere dai 45 in su), la priorità rimane alle persone vulnerabili, poiché non tutte sono ancora riuscite a ottenere l’inoculazione, ha spiegato martedì Virginie Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

“La vaccinazione sta procedendo, in particolare nei gruppi ad alto rischio. Circa il 70% delle persone oltre i 75 anni ha già ricevuto una prima dose”, ha affermato Masserey, dicendosi tutto sommato soddisfatta della situazione, sebbene dopo oltre quattro mesi dall’inizio delle vaccinazioni la percentuale delle persone completamente vaccinate – ovvero coloro che hanno ricevuto le due dosi – si attesti attorno all’8%.

Per Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali, non tutto sta però procedendo in modo ottimale. “Il numero di dosi è ancora insufficiente e le capacità di vaccinazione devono essere adeguate”, ha detto, aggiungendo che ci sono ancora persone che hanno diritto ad essere vaccinate che non si sono ancora registrate.

La campagna di vaccinazione sta comunque dando segni di accelerazione. Nella settimana dal 5 all’11 aprile sono state somministrate oltre 210’000 dosi. È la prima volta che viene superata la soglia delle 200’000 dosi. Fino ad ora 689’178 persone sono state completamente vaccinate, questo significa che l’8% della popolazione ha ricevuto due iniezioni. A 436’761 persone è stata invece somministrata una sola dose.

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La campagna dovrebbe concludersi in autunno, con tutte e due le dosi somministrate alle persone che lo vorranno. Virginie Masserey ha auspicato che entro l’estate tutti coloro che lo desiderano ottengano almeno una dose. “Ci vuole semplicemente tempo”, ha ribadito Hauri, secondo cui le sfide principali risiedono nella logistica, nelle forniture e nella disponibilità di personale.

In Svizzera vengono somministrati i vaccini di Moderna e Pfizer/BioNTech, mentre quello di AstraZeneca non è ancora stato omologato dall’autorità di controllo Swissmedic. Un terzo vaccino – quello sviluppato da Johnson & Johnson – ha pure ricevuto l’autorizzazione, ma non è ancora disponibile nella Confederazione, che non ha riservato nessun lotto. Un vaccino, quest’ultimo, che come in precedenza quello di AstraZeneca ha subito uno stop per sei casi di trombosi verificatisi negli Stati Uniti. Un caso su un milione, ma oltreoceano la somministrazione è stata sospesa, così come in Australia e in Sudafrica.

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Oltre a questioni come quelle della sicurezza, i vaccini sollevano però anche molti interrogativi di natura etica. Perché scegliere di vaccinare prima i più anziani? Devono essere obbligatori? E ancora, un passaporto vaccinale è auspicabile? Di questo ed altro, la Radiotelevisione svizzera ha discusso con Samia Hurst, vicepresidente della task force scientifica del Governo svizzero e professoressa di bioetica all’Università di Ginevra, nel suo approfondimento settimanale.

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tvsvizzera.it/mar/ats con RSI (TG del 13.4.2021)

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