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Manovra finanziaria, l’Italia non cede all’Ue

L'Italia non era sull'agenda dell'Eurogruppo, ma quel deficit portato al 2,4% ha spinto il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ad una durissima uscita: "Se l'Italia vuole un trattamento particolare supplementare, questo vorrebbe dire la fine dell'euro. Bisogna essere molto rigidi". Questa sera a Roma nuova riunione sulla manovra finanziaria.

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Il ministro dell’economia Giovanni Tria ha anticipato il suo rientro a Roma, saltando la riunione dell’Ecofin di ieri sera. Ma prima di lasciare Lussemburgo, ha risposto per le rime a Juncker: “Non ci sarà nessuna fine dell’euro”. I mercati entrano però in fibrillazione e la borsa, dopo un venerdì nero, non recupera e chiude in calo. 

A difesa della manovra

Il premier Giuseppe Conte a colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ribadisce che il deficit-pil sarà al 2,4%. Salvini invece risponde direttamente a Juncker: “In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che ora associa il nostro Paese alla Grecia. Vogliamo lavorare per rispondere ai bisogni dei nostri cittadini – dice il vice premier – basta minacce e insulti dall’Europa l’Italia è un paese sovrano”.

Per l’Ue però i numeri annunciati dal Governo italiano la scorsa settimana “presentano preoccupazioni, e i membri dell’Eurozona hanno espresso queste preoccupazioni al ministro Tria”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno al termine della riunione. 

Moscovici: “Deviazione dagli impegni presi”

I dettagli dei timori, li spiega il commissario Pierre Moscovici: “Per il momento quello che so è che il deficit del 2,4%, non solo per l’anno prossimo ma per tre anni, rappresenta una deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi”. E anche il vicepresidente Valdis Dombrovskis ribadisce che, a una prima vista, i piani “non sembrano compatibili con le regole del Patto”. 

Dopo le parole dei responsabili europei dei conti pubblici, lo spread è salito e la Borsa ha girato in negativo. Tanto da spingere il vicepremier Luigi Di Maio ad accusare “qualche istituzione europea” di giocare “a fare terrorismo sui mercati”. Accusa subito respinta da Moscovici: “Quello che può creare turbolenze non sono le mie parole, ma quello a cui reagisco”, ed ha difeso il suo ruolo di guardiano delle regole.


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