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Macron, presidente per difetto o uomo del cambiamento?

«Si apre una nuova pagina», sono state le prime parole di Emmanuel Macron, eletto con il 66% dei voti. «Voglio che sia quella della speranza e della ritrovata fiducia». (AP Photo/Thibault Camus)

Tra speranze e dubbi, la stampa svizzera s’interroga lunedì sulle reali capacità di cambiamento del nuovo presidente francese Emmanuel Macron, definito da taluni un «candidato per difetto». A rallegrare gli editorialisti è soprattutto la sconfitta di Marine Le Pen, che è vista come la vittoria della ragione sulla paura. 

«Tutti speravano in questo risultato, ma nessuno ci avrebbe davvero scommesso. Due terzi circa dei francesi hanno eletto alla presidenza l’europeista Emmanuel Macron. E questo malgrado non faccia parte di nessun partito storico», scrivono Tages Anzeiger e Der Bund. Dopo Donald Trump e la Brexit, questo risultato è «notevole». «La Svizzera e l’Europa possono respirare: tutto rimane stabile e prevedibile».

Al termine di una campagna infuocata, segnata da scandali e colpi bassi, a soli 39 anni Emmanuel Macron «ha vinto una scommessa che sembrava insensata», commenta Le Temps: mettere fine al bipolarismo che ha dominato la vita politica francese negli ultimi cinquant’anni. L’alternanza tra il centrodestra neogollista e il centrosinistra è stata sotterrata dall’ascesa folgorante del fondatore del movimento “En Marche!”, lanciato appena un anno fa. «È la fantastica vittoria di un uomo sul sistema».

Ex banchiere, poi consulente di François Hollande e ministro dell’economia per due anni, Macron è riuscito a passare dallo statuto di outsider a quello di più giovane presidente della quinta Repubblica francese. «Non proviene da nessun partito e non è mai stato eletto prima. È un iconoclasta», prosegue Le Temps. «La Francia si è scelta un uomo nuovo per iniziare la sua trasformazione».

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Una vittoria per difetto ​​​​​​​

I francesi in Svizzera hanno scelto Macron

Emmanuel Macron è il candidato prescelto anche dai francesi in Svizzera, paese che accoglie la più grande comunità di espatriati. In Romandia il candidato di “En Marche!” ha ottenuto l’84,63% dei 53’107 voti espressi, nella Svizzera tedesca il 90% dei 10’889 voti. Il tasso di partecipazione è stato del 53,19% nella Svizzera francese e del 51% in quella tedesca.  Complessivamente, l’89,31% dei francesi residenti all’estero hanno votato per il presidente eletto.

(Fonte: ATS)

La chiave del successo di Macron sta però anche nella debolezza dei suoi avversari, commenta La Liberté. Dato per vincente all’inizio della campagna, il candidato della destra François Fillon è caduto progressivamente in disgrazia, travolto dagli scandali, mentre il bilancio negativo della presidenza Hollande e le fratture interne al partito hanno trasformato la campagna della sinistra in un’impresa impossibile.

Molti elettori consideravano dunque Macron l’unico in grado di contrastare l’avanzata di Marine Le Pen, afferma La Liberté. Il forte astensionismo al secondo turno (25,3%), mai così alto dal 1969, e il numero storico di schede bianche e nulle (12%) fanno però di lui «un presidente in parte per difetto».

Anche la Neue Zürcher Zeitung, pur rallegrandosi del «trionfo della ragione nel paese di Descartes», sottolinea che Macron «è un presidente debole, per ragioni personali e istituzionali». Molti cittadini non l’hanno sostenuto per la sua persona o il suo programma, ma in segno di rifiuto nei confronti di Marine Le Pen, afferma il foglio zurighese.

Quanto alla leader del Front National, ha mostrato il suo vero volto durante l’ultimo dibattito televisivo, facendo naufragare «il tentativo di normalizzazione» del partito, commenta La Regione Ticino. «Improvvisamente, di fronte a un elettorato incredulo, “Marine” era ritornata ad essere una “Le Pen” lanciandosi come un dobermann al collo dell’avversario. La Francia ha aperto gli occhi e ha avuto paura».

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«Il peggio è stato evitato»

Gli editorialisti non nascondono la loro soddisfazione di fronte alla sconfitta di Marine Le Pen, che al secondo turno ha comunque raccolto il 34% dei voti, un risultato storico per il Front National.

Senza troppe parafrasi, il Blick ritiene «che il peggio sia stato evitato, lo choc ha perso. L’estrema destra xenofoba e piena d’odio non è arrivata alla testa della Francia, nazione della cultura e potenza economica. La delusione di Marine Le Pen è un sollievo per l’Europa».

«Il terzo colpo di Stato populista dopo la Brexit e l’elezione di Donald Trump non si è prodotto», applaude l’Aargauer Zeitung. «È inimmaginabile pensare cosa sarebbe successo in caso di vittoria di Marine Le Pen: a Parigi, ma anche a Bruxelles, nulla sarebbe rimasto in piedi».

Una sfida difficile attende Macron

L’uomo che ha promesso «di incarnare un’alternativa profonda» ha però davanti a sé un quinquennio difficile e il rischio che «i cambiamenti annunciati e programmati si rivelino vuote promesse» non è da escludere, scrive il Corriere del Ticino.

Anche per la Tribune de Genève, la sfida che attende Macron è «colossale». A partire dalle legislative dell’11 e 18 giugno. «Riuscirà a costruire una maggioranza parlamentare, a riunire i nemici di ieri attorno a un partito e a un programma che i suoi avversari dicono inesistente?», s’interroga il quotidiano. 

Solo la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale permetterà al fondatore di “En marche!” di cambiare il paese in profondità, prosegue il foglio ginevrino. «Emmanuel Macron rappresenta un rischio. Ma quest’uomo, di cui pochi contestano l’intelligenza, il pragmatismo e lo spirito innovatore, è senza dubbio la miglior scelta per una Francia schiacciata che sogna di cambiamenti senza tendenze suicide. Al cataclisma assicurato da Marine Le Pen, i francesi hanno preferito l’imprevisto secondo Macron. Hanno anche preferito quell’Europa che manca d’ossigeno all’isolamento che in questo momento sembra andare per la maggiore. Un buona notizia, dunque, ma da confermare».

Una breve biografia

Emmanuel Macron nasce il 21 dicembre 1977 ad Amiens, nel nord-est della Francia. La madre è medico e il padre professore di neurologia.

Dopo i primi anni di scuola ad Amiens, finisce gli studi secondari in un liceo di Parigi, dove conosce la futura moglie, l’insegnante di francese Brigitte Trogneux, che ha 24 anni più di lui e che sposerà nel 2007.

Nel 2001 si diploma all’Istituto di studi politici di Parigi e dal 2002 al 2004 studia alla Scuola nazionale di amministrazione a Strasburgo.

Nel 2004 entra a far parte dell’Ispezione generale delle finanze. Nel 2007 è nominato vice relatore della Commissione per la liberazione della crescita francese. Nel quadro dei lavori di questa commissione conosce Peter Brabeck, amministratore delegato di Nestlé.

In seguito è assunto dalla banca Rothschild, dove negozia l’acquisto di Pfizer da parte di Nestlé per 9 miliardi di euro.

Nel 2012 reintegra la funzione pubblica ed è nominato segretario generale aggiunto dell’Eliseo. Il 26 agosto 2014 è nominato ministro dell’economia nel governo Valls. Durante i due anni all’economia, è in particolare l’artefice di un progetto di legge per la crescita e l’uguaglianza delle chance economiche.

Il 6 aprile 2016, quando è ancora ministro dell’economia (si dimetterà il 30 agosto), lancia il movimento En Marche. Dichiara ufficialmente la sua candidatura alla presidenza della Repubblica il 16 novembre. 

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