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Joël Dicker, il superdotato ginevrino della letteratura

Joël Dicker figura pure in lizza per due altri prestigiosi riconoscimenti francesi, i premi Goncourt e Interallié. Keystone

Vincitore del Gran premio dell'Accademia francese per il suo romanzo “La verité sur l’Affaire Harry Quebert”, il 27enne scrittore di Ginevra considera questo riconoscimento un "regalo della vita". Scritto sotto forma di thriller, il libro è una lucida riflessione sull’America.

Finora sconosciuto nel mondo francofono e poco conosciuto perfino in Svizzera, Joël Dicker è passato in poco tempo dall’ombra alla luce. E che luce! Quella dell’Accademia francese, la veneranda istituzione culturale, che ha premiato venerdì il romanzo “La verité sur l’Affaire Harry Quebert” (La verità sul caso Harry Quebert), co-pubblicato da Fallois (Parigi) e L’Age d’Homme (Losanna).

“Questo premio viene attribuito raramente ad un autore molto giovane. Cosa ancora più rara: l’assegnazione a Joël Dicker è stata decisa già al primo turno di scrutinio dai membri dell’Accademia, sedotti dalla sua opera”, sottolinea Bernard de Fallois. L’editore parigino si dice “molto contento per la letteratura romanda e per l’autore ginevrino, che rappresenta da solo un’intera generazione”.

Spirito modesto

Joël Dicker, giunto al suo secondo romanzo (il primo, “Les Derniers jours de nos pères”, è stato appena pubblicato in gennaio), ha uno spirito modesto. “La letteratura romanda non ha aspettato me per brillare. Nella Svizzera francese vi sono numerosi giovani scrittori molto promettenti, che non hanno avuto la fortuna di essere promossi, come è stato fatto con me, da editori attenti e perseveranti. È a questi ultimi che devo il premio ricevuto”, afferma l’autore ginevrino.

La fortuna ha svolto un ruolo importante, agli occhi di Joël Dicker. “Sì, sono molto fortunato”, ha ripetuto dopo l’attribuzione del riconoscimento. Al telefono, la sua voce lascia trasparire un tripudio contenuto. “Non riesco a crederlo, soprattutto quando penso che questo premio è già stato assegnato a romanzieri illustri, come Romain Gary e Albert Cohen” (scrittore ginevrino di origine greca, deceduto nel 1981, ndr).

Lodi dai media

Dal suo lancio nel mese di settembre, “La vérité sur l’Affaire Harry Quebert” ha ottenuto un coro impressionante di elogi dai media. La stampa francese, belga e anche quella del Québec ha vantato i meriti di questo romanzo, che figura in lizza per altri prestigiosi premi letterari francesi, tra cui il Goncourt e Interallié (assegnati in novembre). Per la Svizzera francese si tratta senz’altro di un “fenomeno”. Finora, nessun autore romando così giovane era stato selezionato per diversi premi, allo stesso tempo.

Va detto che il libro affascina per la sua scrittura molto fluida e limpida. E bisogna aggiungere che l’ambizione è alta, quanto il tenore dell’opera. La storia è quella degli Stati uniti d’America visti con gli occhi di un europeo. Vale a dire lo sguardo di Joël Dicker, che ha soggiornato più volte nella Nuova Inghilterra. Una regione che lo scrittore ammette di amare e che fa da cornice al romanzo.

Puritana e svergognata, democratica e tirannica, giusta e ingiusta, gioiosa e depressa: l’America raccontata da Joël Dicker appassiona per le sue contraddizioni. In 670 pagine, l’autore narra sotto forma di thriller, la storia di Marcus Goldman, un giovane scrittore di successo, in mancanza d’ispirazione per il suo secondo romanzo.

Tormentato dal suo editore di New York, Goldman deve trovare un soggetto in grado di sedurre di nuovo il pubblico. L’occasione si presenta quando la polizia scopre un cadavere nel giardino di Harry Quebert, mentore e amico di Goldman. Questa scoperta sarà al centro del romanzo che il protagonista si propone di scrivere?

Un regalo della vita

Goldman è il suo alter ego, è stato detto più volte a Joël Dicker. “Niente affatto”, risponde lo scrittore. “Ciò che mi lega a lui è l’amore per lo sport. Come pure la ricerca ossessiva della verità e la sua visione della vita, a volte un po’ opaca”.

Messo in vendita finora con 35’000 copie, “La verità sul caso Harry Quebert” non è passata inosservata alla Fiera del libro di Francoforte, che si è tenuta a metà ottobre. Rampa di lancio, questa manifestazione culturale ha permesso agli editori Fallois e L’Age d’Homme di vendere i diritti d’autore in una quindicina di paesi. “Nella lista ci sono, tra gli altri, Grecia, Spagna, Germania, Israele e Paesi Bassi”, indica Fallois.

Con questo diventerà una star, se non lo è già oggi, è stato detto a Joël Dicker. Il quale non si scompone: “Non ci penso nemmeno. Prendo questo successo come un grande dono della vita”.

Nato a Ginevra il 16 giugno 1985 in una famiglia originaria di Francia e Russia.

Nel 2010 ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Ginevra.

Nel 2008-2009 ha scritto il suo primo romanzo “Les Derniers jours de nos pères” (Gli ultimi giorni dei nostri padri), che racconta la storia poco nota dello Special Operations Executive (SOE), un reparto dei servizi segreti britannici, costituito da Churchill durante la Seconda guerra mondiale. Questo romanzo è stato pubblicato da Fallois / L’Age d’Homme nel gennaio 2012.

Il 25 ottobre 2012 il secondo romanzo di Joël Dicker, “La vérité sur l’Affaire Harry Quebert, pure edito da Fallois / L’Age d’Homme, è stato premiato con il Grand Prix du roman de l’Académie française.

Il libro sarà probabilmente pubblicato in Italia da Bompiani.

Jacques Chessex, “L’Ogre”: Prix Goncourt 1973.

Claude-Alain Sulzer, “Un garçon parfait”: Prix Médicis 2008.

Matthias Zschokke, “Maurice à la poule”: Prix Femina per un’opera straniera, 2009.

Jean-Michel Olivier, “L’Amour nègre”: Prix Interallié 2010.

Traduzione di Armando Mombelli

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