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Il divieto di mendicare in Svizzera penalizza i più fragili

Mendicite Lausanne
Yves Leresche

Nella maggioranza dei cantoni svizzeri, chiedere l'elemosina è vietato. Vaud è uno degli ultimi cantoni ad aver applicato questa misura controversa. Un anno e mezzo dopo la sua introduzione, le autorità sono soddisfatte, ma le persone colpite dal divieto si ritrovano in condizioni estremamente precarie.

Il 1° novembre 2018, sul territorio del canton Vaud è stato introdotto il divieto di chiedere l’elemosinaCollegamento esterno. Una misura che ha sconvolto la vita quotidiana di centinaia di persone in situazione di precarietà e ha cambiato il lavoro dei poliziotti sul territorio. La città di Losanna si era già data un regolamentoCollegamento esterno in materia nel 2013, proibendo la mendicità in molti luoghi pubblici e vietando di rivolgersi ai passanti per chiedere loro denaro.

“Prima la mendicità era possibile, all’interno di regole ben definite. Oggi la legge è chiaramente repressiva”, osserva Christian Pannatier, capo della Divisione prossimità, partenariato e multiculturalità della polizia municipale di LosannaCollegamento esterno. “Il lavoro dei poliziotti non è cambiato completamente, ma le vecchie regole si situavano piuttosto nell’ambito della tolleranza e del dialogo. Oggi le decisioni da prendere sono più chiare.”

15 cantoni su 26 vietano attualmente di chiedere l’elemosina su tutto il loro territorio: Vaud, Ginevra, Neuchâtel, Friburgo, Glarona, Sciaffusa, Zugo, Grigioni, Zurigo, Turgovia, Basilea-Città, Obvaldo, San Gallo, Argovia e Ticino. Alcuni puniscono la mendicità in generale, altri solo la mendicità “intrusiva”.

Anche numerosi comuni hanno proibito la mendicità nel loro regolamento di polizia, per esempio Porrentruy (canton Giura), Martigny (Vallese) o Lyss (Berna).

Negli altri paesi occidentali, come la Francia, il Belgio, la Germania o la provincia del Québec, l’approccio è simile a quello svizzero, constata Jean-Pierre Tabin. Numerose città e comuni vietato di chiedere l’elemosina, talvolta solo in alcuni luoghi o solo durante la stagione turistica.

Quando gli agenti osservano un’infrazione durante le loro ronde, informano la persona interessata della legge in vigore e la denunciano alla Prefettura, la quale fissa l’ammontare della multa e invia la fattura. “Il divieto ha avuto un grosso impatto sulla visibilità dei mendicanti, molti di loro sono diventati invisibili per la popolazione”, constata Pannatier. “E ha avuto un effetto positivo per i commercianti: siamo molti meno sollecitati per dei casi di mendicità.”

La paura della polizia

Prima del 1° novembre 2018, gli agenti di polizia hanno informato i mendicanti dell’entrata in vigore imminente della nuova legge. “Il giorno stesso le persone sedute per strada sono quasi scomparse. Non ce l’aspettavamo”, si ricorda Pannatier.

Tra gli individui che chiedevano l’elemosina a Losanna c’erano dei marginali, dei tossicomani e soprattutto molti rom provenienti dalla Romania. Buona parte di loro se n’è andata da un giorno all’altro. “Avevano paura, una grande paura della polizia, di finire in prigione”, dice Anne-Catherine Reymond di Sant’Egidio SvizzeraCollegamento esterno.

La comunità cristiana di Sant’Egidio ha lavorato per molti anni con le associazioni Opre RromCollegamento esterno e Point d’AppuiCollegamento esterno per permettere la scolarizzazione dei figli di genitori mendicanti. Ma il divieto “ha avuto un effetto disastroso su tutto questo lavoro di accompagnamento”, si rammarica Anne-Catherine Reymond. È rimasta in contatto con alcune famiglie e ha seguito il loro percorso. La maggior parte di loro è partita per la Francia o la Germania e si sposta regolarmente, cacciata da un posto all’altro.

“Il divieto ha colpito i più fragili, ha costretto gli ammalati più gravi e le persone con meno scolarizzazione a spostarsi”, constata Véra Tschérémissinoff, presidente di Opre Rrom. “Queste persone sono state sospinte più lontano e più in basso. La loro situazione è tutt’altro che migliorata, rimangono relegate in una situazione di pura sopravvivenza.”

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Continui spostamenti

L’accattonaggio è oggi meno visibile a Losanna, ma non è scomparso. I mendicanti sono più discreti, si rivolgono direttamente ai passanti per chiedere loro qualche spicciolo e si spostano spesso. Nella folla della stazione, Mindra e Bogdan si vedono appena.

Attorno a un buon tè caldo, la coppia racconta come la loro vita quotidiana si sia fatta ancora più dura da quando chiedere l’elemosina è stato vietato. Sono venuti in Svizzera per cercare lavoro nell’agricoltura: Mindra toglie dal suo zaino un curriculum vitae che consegna a potenziali datori di lavoro. Finora non l’ha chiamata nessuno. Il fatto che non sappiamo né leggere né scrivere e che conoscano poco il francese non li ha aiutati.

La coppia è sopravvissuta mendicando a Losanna tra il 2013 e il 2018. Con l’entrata in vigore della nuova legge, si sono rifugiati a Grenoble, in Francia. “Ci siamo ritrovati in un grande dormitorio, con molte persone di diversa origine, non andava bene per una donna”, racconta Mindra. “Non mi sentivo più sicura”.

Per questo sono tornati in Svizzera e ogni giorno si spostano in vari cantoni per chiedere l’elemosina, per poter mangiare e pagare l’alloggio a Losanna, che costa 10 franchi a notte. Bogdan a volte dorme all’aperto, anche in pieno inverno. E la coppia ha dovuto dare il proprio cane in affidamento, perché i dormitori non accettano più animali.

Im Zelt mit Handy
Yves Leresche

“Da quando è stato introdotto, il divieto è una catastrofe”, dice Mindra. “Ogni giorno vado a Vevey, Montreux, Sion e Neuchâtel per trovare un po’ di soldi. Cambio spesso treno, per evitare i controlli”. La sua giornata è stata particolarmente difficile: Mindra è stata denunciata da alcuni passanti in Vallese, fermata dalla polizia e chiusa in cella per tre ore. Ha dovuto spogliarsi per mostrare che non aveva denaro con sé. “Oggi abbiamo mangiato solo un mandarino e non abbiamo abbastanza soldi per il dormitorio. È la vita”, conclude Mindra.

Trovare un lavoro

La maggior parte dei mendicanti che vivevano nel canton Vaud sono emigrati nell’Europa occidentale alla ricerca di un impiego e talvolta sono obbligati a fare la questua per sopravvivere. Da anni, Opre Rrom cerca di aiutarli a trovare un lavoro in Svizzera. Molti di loro riescono a farsi ingaggiare per lavori temporanei, tre o quattro hanno trovato un impiego a tempo indeterminato.

“Non è facile, perché la maggioranza delle persone è analfabeta e la Svizzera ha esigenze molto elevate: sono richiesti degli attestati di formazione”, spiega Vera Tschérémissinoff. Cita l’esempio di tre donne respinte a un corso per personale di pulizia perché non erano in grado di leggere le indicazioni sui prodotti.

“Adattiamo il loro curriculum vitae per mettere in risalto la loro esperienza e le loro competenze, perché si tratta di persone che nei loro paesi lavoravano, spesso nell’agricoltura”, aggiunge Tschérémissinoff. “Per esempio il giovane che si è sempre occupato di cavalli e che ora ha trovato lavoro in un maneggio”.

“Si potrebbe dimostrare solidarietà nel quadro di un problema di portata europea, ma per farlo occorrerebbe determinazione e non il timore di perdere le prossime elezioni”, afferma Anne-Catherine Reymond, denunciando la mancanza di coraggio delle autorità. “Bisogna affrontare le cause della povertà, non la povertà in sé”.

Mendicare diventa un crimine

Un anno dopo l’entrata in vigore della nuova legge, l’esecutivo della città di Losanna ha stilato un bilancio “molto soddisfacente”, ritenendo che il divieto ha avuto un effetto immediato e molto efficace. “Se l’obiettivo politico era di scacciare i mendicanti, senza risolvere il problema, allora la misura è stata un successo”, commenta Jean-Pierre TabinCollegamento esterno, professore della Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale a Losanna.

Tabin ha codiretto uno studioCollegamento esterno commissionato nel 2010 dal canton Vaud per valutare se la mendicità a Losanna coinvolga anche dei bambini. Dopo numerose verifiche, i ricercatori sono giunti alla conclusione che non è il caso.

Jean-Pierre Tabin ha in seguito proseguito le ricercheCollegamento esterno, in concomitanza con l’inizio dei divieti relativi alla mendicità. “Poiché il fatto di essere povero e di dover chiedere l’elemosina è diventato un delitto, poiché il fatto di non avere un alloggio e di dover dormire all’aperto è un delitto, c’è una criminalizzazione della povertà”.

Yves Leresche

Trasformare la mendicità in un atto illecito ha tutta una serie di conseguenze, rileva il ricercatore: prima di tutto, una questione sociale diventa una questione di ordine pubblico di cui si occupa la polizia, in seguito i mendicanti ricevono multe che non possono pagare, poi dei richiami, dei precetti esecutivi e alla fine devono scontare dei giorni in prigione. Se non sono svizzeri, diventano “stranieri criminali” e sono sottoposti alla leggeCollegamento esterno che ne permette l’espulsione.

Ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Contro il divieto di accattonaggio nel canton Vaud è stato inoltrato un ricorso, ma il Tribunale cantonaleCollegamento esterno e il Tribunale federaleCollegamento esterno hanno confermato la validità della legge, che vuole “preservare l’ordine, la sicurezza e la tranquillità pubbliche” e “prevenire il formarsi di reti mafiose”. Un collettivo di mendicanti e persone attive in ambito sociale ha fatto ricorso contro questa decisione presso la Corte dei diritti umani di Strasburgo.

La ricerca in Svizzera e in altri paesi europei ha dimostrato che le persone che chiedono l’elemosina non fanno parte di reti mafiose. “Non esiste, è uno spettro”, indica Jean-Pierre Tabin. “Quel che esiste invece è la solidarietà famigliare”.

Le autorità politiche e giudiziarie ricorrono però alla tesi delle reti criminali e della strumentalizzazione dei bambini per giustificare il divieto della mendicità, malgrado gli studi che provano il contrario. “È un discorso che non si basa su nulla e completamente stereotipato”, costata Tabin. “Ma non potete cambiare uno stereotipo con degli argomenti, perché non rientra nella sfera razionale, si tratta di una credenza.”

Traduzione dal francese: Andrea Tognina

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