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Qualità dell’aria: l’Italia ha violato la direttiva UE

profilo del duomo di milano e di un altro grattacielo avvolti nello smog
Un'elevata concentrazione dell'atmosfera di polveri fini potrebbe avere un influsso anche sulla mortalità legata al coronavirus. È una delle ipotesi che potrebbe spiegare l'alto numero di decessi in Lombardia. Keystone / Antonio Calanni

La Corte di giustizia dell'Unione Europea ha stabilito che l'Italia ha "violato il diritto comunitario sulla qualità dell'aria ambiente" superando in modo "sistematico e continuato" i valori limite per le particelle PM10.

Il tribunale con sede in Lussemburgo, a cui aveva adito la Commissione europea nell’ottobre 2018, è giunto alla conclusione che “l’Italia non ha manifestamente adottato, in tempo utile, le misure” necessarie per rispettare la direttiva “qualità dell’aria”.

“Dal 2008 al 2017 incluso, i valori limite giornaliero e annuale fissati per le particelle PM10 sono stati regolarmente superati nelle zone interessate”, si legge nella sentenzaCollegamento esterno della Corte.

Nella sua decisione il tribunale non ha dato rilevanza alla circostanza, invocata dall’Italia, sull’estensione limitata delle aree di superamento dei limiti, concentrate nella Pianura Padana, e non estese a tutto il territorio nazionale.

I giudici hanno precisato che il superamento dei valori limite fissati per il PM10, anche nell’ambito di una sola zona, è sufficiente perché si possa dichiarare un inadempimento della direttiva sulla qualità dell’aria.

Altri Paesi condannati

L’Italia non è l’unico Paese europeo finito nel mirino delle autorità europee per l’inquinamento atmosferico. Nel 2019 la Francia è stata condannata per l’inquinamento causato dal diossido di azoto (NO2) e a fine ottobre è stata deferita alla Corte di giustizia UE per le emissioni di polveri fini.

Anche la Polonia è stata condannata, nel 2018, per aver superato i limiti di particelle sottili.

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Le PM10 e le PM2,5, ossia particelle con diametro inferiore a 10 rispettivamente 2,5 micrometri, sono presenti essenzialmente nelle emissioni causate dall’industria, dal traffico stradale e dai riscaldamenti domestici.

Date le loro minuscole dimensioni, possono penetrare nelle ramificazioni più sottili dei polmoni e raggiungere i vasi linfatici e sanguigni, causando infiammazioni alle vie respiratorie, malattie croniche o cancro ai polmoni.

Più in generale, l’inquinamento dell’aria è responsabile di 480’000 decessi prematuri ogni anno in Europa, stando all’Agenzie europea dell’ambiente.

Polveri fini e Covid-19

Si sospetta anche che l’inquinamento atmosferico – in particolare una forte concentrazione di polveri fini – aumenti la mortalità legata al coronavirus.

Uno studio condotto a livello delle contee statunitensi e pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Science AdvancesCollegamento esterno mostra ad esempio una forte correlazione tra il livello di polveri fini e i decessi causati dalla Covid-19.

Secondo lo studio, a livello mondiale l’inquinamento atmosferico avrebbe contribuito nella misura del 15% alla mortalità legata al coronavirus. In Europa, la proporzione è stimata al 19%.

Questo possibile legame era già stato ipotizzato negli scorsi mesi, ad esempio per spiegare i numerosi decessi registrati in Lombardia.

tvsvizzera.it/mar/afp con RSI (TG del 10.11.2020)

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