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La formazione di agente di polizia ha fallito?

I presunti poliziotti corrotti sono stati arrestati in un club nel quartiere a luci rosse di Zurigo Keystone

Una vicenda di corruzione in cui è coinvolta la polizia di Zurigo ha suscitato scalpore in Svizzera, soprattutto perché gli agenti incriminati fanno parte della squadra del buon costume della città. I poliziotti sono sufficientemente sensibilizzati sui rischi che corrono nel mondo della prostituzione?

Lo scandalo è «perfetto»: ha tutti gli ingredienti per suscitare l’interesse dell’opinione pubblica. A Zurigo, a metà novembre la polizia arresta cinque agenti che controllano il mondo delle lucciole perché sospettati di corruzione. Mentre due uomini della buon costume sono rilasciati il giorno dopo, gli altri tre rimangono in detenzione preventiva.

Gli agenti finiti sotto inchiesta sono accusati di aver trasmesso informazioni confidenziali, di aver avvertito le persone attive nei locali a luci rossi sui possibili controlli previsti dalla polizia e di aver omesso di denunciare reati in cambio di prestazioni sessuali, consumazioni e pasti gratuiti.

Il ministero pubblico zurighese ha comunicato a metà novembre l’arresto di quattordici persone con l’accusa di corruzione, di cui cinque appartenenti al corpo di polizia del buon costume della città sulla Limmat. Due agenti sono stati rilasciati il giorno dopo.

In cambio di prestazioni sessuali, consumazioni e pasti gratuiti, i poliziotti avrebbero trasmesso informazioni confidenziali a persone attive nel mondo della prostituzione zurighese, le avrebbero avvertite su possibili controlli o avrebbero omesso di denunciare reati.

Oltre ai tre poliziotti, rimangono in detenzione preventiva altre sei persone degli ambienti a luci rosse di Zurigo sospettate di truffa con carte di credito ai danni di clienti.

Sotto inchiesta ci sono inoltre altri sei poliziotti della squadra del buon costume della città di Zurigo, accusati di aver accettato un invito a una festa organizzata in un locale a luci rosse senza la necessaria autorizzazione.

Alcuni giorni fa, l’inchiesta si è allarga e ora coinvolge altri sei agenti. Questi ultimi sono accusati di aver accettato un invito a una festa organizzata in un locale a luci rosse senza la necessaria autorizzazione. A questo punto, gli indagati sarebbero undici su un totale di diciassette poliziotti dell’unità che si occupa del mondo della prostituzione a Zurigo.

La Svizzera non ha certo fama di essere un paese con una dilagante corruzione. Stando alla classifica annuale dell’organizzazione Transparency International è tra gli Stati meno corrotti. In passato si sono verificati alcuni casi isolati di concussione, che non avevano però come protagonista la polizia.

Da trent’anni, Max Hofmann è segretario generale della Federazione svizzera dei funzionari di polizia e nella sua decennale attività professionale non ricorda un solo episodio di corruzione in cui erano coinvolti agenti. «La polizia di Zurigo ha funzionato molto bene visto che la denuncia è stata inoltrata proprio da agenti», ricorda Hofmann.

Pessimismo preventivo

Nel canton Lucerna è scoppiata un’altra polemica che interessa la polizia: due agenti di un’unità speciale sono accusati di violenza fisica e coazione sessuale. L’inchiesta è ancora in corso.

Queste due vicende hanno fatto sorgere alcuni interrogativi sulla formazione degli agenti di polizia. Questi ultimi sono sensibilizzati a sufficienza sui rischi che corrono compiendo giorno dopo giorno il loro dovere?

Non lo sono per Frédéric Maillard, esperto di questioni legate alla polizia e responsabile della formazione degli agenti sui diritti umani. Per nove anni ha studiato le pratiche professionali di 2000 poliziotti di varie unità.

«La corruzione è quasi assente nella polizia svizzera perché gli agenti sono ben pagati. Tuttavia, ogni episodio può sollevare dei dubbi sul funzionamento dell’organizzazione della polizia. Preferisco essere preventivamente pessimista», sostiene Maillard.

Frédéric Maillard, esperto di questioni legate alla polizia

Purtroppo le formazioni etiche e in diritti umani sono solo un alibi.

L’etica, un alibi?

Stando allo specialista, i poliziotti si concentrano troppo sulla preparazione fisica e poco sugli aspetti etici della loro professione. «Purtroppo le lezioni di etica e sui diritti umani sono solo un alibi. Sono ingoiate come una pillola amara. A Ginevra, ai corsi sui diritti umani sono destinate sedici ore durante i nove mesi di formazione di base, senza contare i tre mesi di stage. Con l’etica e l’aggiornamento, le lezioni non superano le 40 ore».

Per Frédéric Maillard «i metodi che favoriscono la virilità e la sottomissione rendono l’individuo succube del gruppo. La pressione gli impedisce di contrastare le possibili derive del team. In questo caso, lo spirito di squadra è più forte del coraggio del singolo».

Pius Valier, direttore dell’Istituto svizzero di polizia (ISP), che sovrintende gli esami per il conseguimento dell’attestato professionale federale e che organizza i corsi di aggiornamento dei poliziotti, non crede che le cause dei due recenti casi nel corpo di polizia siano imputabili a una cattiva formazione. «Certo, si può sempre fare meglio, ma l’insegnamento attuale è molto completo».

Le competenze cognitive e sociali sono molto importanti nel processo di reclutamento dei poliziotti. «Non vogliamo avere dei “Rambo” e le procedure di valutazione sono molto approfondite. Le qualità fisiche, anche se necessarie, sono solo un tassello del puzzle», ricorda Pius Valier.

Pius Valier, direttore dell’Istituto svizzero di polizia

Ciò che conta è l’equilibrio, l’ambiente e la situazione finanziaria dell’agente di polizia.

Stando a Pius Valier, che per sedici anni ha diretto la polizia comunale di San Gallo, «la formazione getta le basi affinché il poliziotto resista alle lusinghe dell’illegalità. Ciò che conta maggiormente è l’equilibrio, l’ambiente e la situazione finanziaria dell’agente di polizia».

Un’ottima corazza contro la concussione sono anche «la fiducia nei propri superiori, che va costantemente coltivata, la buona cultura dell’errore, ossia la possibilità di riferire di possibili sbagli senza correre il rischio di essere messi alla gogna. Inoltre, è buona regola uscire in due: è un ottimo sistema di autocontrollo», aggiunge il direttore dell’ISP.

L’esempio di Losanna

Alcuni corpi di polizia hanno riconosciuto prima di altri il pericolo e hanno adottato alcune misure per farvi fronte. La polizia losannese non ha solamente sviluppato una carta deontologica, ma ha anche «fatto un lavoro di riflessione e di formazione volontaria in etica, dopo che alla fine degli anni Novanta si erano verificati alcuni episodi di violenza commessi da capi e da membri della polizia», spiega Frédéric Maillard.

Alcuni esperti, dei cosiddetti «catalizzatori» con un titolo universitario in etica applicata, hanno il compito di trasformare questi principi in realtà. Questo progetto è stato premiato con vari riconoscimenti a livello europeo.

«A dire il vero sembra che il progetto non abbia un grande riscontro pratico. Stando alla trentina di testimonianze che ho raccolto finora, l’organizzazione rimane la stessa: rigida e di tipo militare», relativizza Frédéric Maillard. «I poliziotti, già chiamati a svolgere giornalmente mille mansioni, considerano l’etica un ulteriore impegno, un controllo supplementare».

Pius Valier crede che non sia sufficiente fare l’elenco di alcuni bei principi, ma che sia necessario farli propri, ogni giorno. «La miglior prevenzione contro la corruzione è la condotta dei responsabili della polizia», conclude.

La formazione dura un anno. Al termine, una volta superata la procedura di qualificazione, si ottiene l’attestato professionale federale di agente di polizia.

Gli aspiranti agenti della Svizzera italiana seguono la loro formazione presso il Centro di formazione di polizia con sede a Giubiasco. Nella Svizzera romanda ci sono quattro scuole: a Colombier, per l’Arco giurassiano, Friburgo, Ginevra e St-Maurice per i cantoni Vaud e Vallese. Nella Svizzera tedesca ce ne sono tre: a Hitzkirch, nel canton Lucerna per la Svizzera nord-occidentale, ad Amriswil per la Svizzera orientale e a Zurigo.

La formazione di base si compone di più moduli in cui, tra l’altro, si affrontano temi legati all’etica e ai diritti umani. Negli altri momenti formativi ci si occupa di tecniche di intervento, psicologia, polizia di prossimità, cultura generale e sport.

L’Istituto svizzero di polizia di Neuchâtel organizza la formazione dei quadri di polizia di livello I (sottoufficiali) e II (sottoufficiali superiori). Con la Scuola universitaria professionale Arc di Neuchâtel e Scuola universitaria professionale di Lucerna, l’Istituto svizzero di polizia ha sviluppato un CAS (Certificate of Advanced Studies) per la formazione degli ufficiali di livello III.

In Svizzera ci sono più di 80 corpi di polizia (il loro numero dipende dal metodo adottato per la statistica) a livello di polizia comunale, regionale e cantonale. Per l’esperto Frédéric Maillard questa varietà è un vantaggio: «Esagerando un po’ si può dire che se un corpo di polizia non funziona bene, ce n’è subito uno a una trentina di chilometri che potrebbe richiamarlo all’ordine».

(Traduzione e adattamento, Luca Beti)

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