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Come la Banca nazionale gestisce la ricchezza degli svizzeri

Tassi negativi: circolo vizioso verso il basso

Keystone

A cinque anni dall'introduzione dei tassi negativi in Svizzera non si sa ancora come uscirne. Questa situazione è da imputare a una valutazione errata della Banca nazionale svizzera (BNS) risalente a venti anni fa.

Per conoscere una delle ragioni che hanno spinto la Banca nazionale a introdurre i tassi di interesse negativi in Svizzera bisogna risalire al 2000. In quell’anno la BNS aveva adottato una nuova regola per la sua politica monetaria, una decisione che sarà gravida di conseguenze. In poche parole, la BNS aveva stabilito che i tassi d’interesse dovevano essere aumentati se la previsione di inflazione superava il 2 per cento. Inoltre, aveva previsto una riduzione dei tassi d’interesse se il rincaro era inferiore allo 0 per cento. Tali misure doveva impedire un’inflazione troppo alta o troppo bassa.

Poco dopo l’introduzione di questa nuova regola, il tasso di riferimento della BNS era del 3,5 per cento. Oggi, i tassi sono talmente bassi (- 0.75%) che non è più possibile ridurli. La BNS non aveva previsto una simile situazione. La dirigenza aveva creduto erroneamente di poter ridurre i tassi anche durante le crisi più gravi.

Contesti di un errore di valutazione

Perché si possono parzialmente ascrivere gli attuali tassi d’interesse negativi a questo errore di valutazione? Per spiegarci meglio illustriamo tre possibili condizioni quadro riguardanti la politica monetaria.

In un contesto semplice, la BNS prevede un rincaro superiore al 2 per cento. È stato così, per esempio, a metà degli anni 2000. Per impedire che l’inflazione superasse la soglia del 2 per cento, la Banca nazionale aveva aumentato i tassi d’interesse. La BNS ha ancora oggi la possibilità di far salire i tassi d’interesse, se è obbligata a farlo – nonostante l’enorme massa monetaria (in questo articolo spieghiamo come). Tuttavia, l’ultimo incremento dei tassi d’interesse risale al 2007. La decisione era stata annunciata dall’allora presidente della BNS Jean-Pierre Roth, predecessore del predecessore dell’attuale presidente. All’epoca Britney Spears andava per la maggiore, tanto per dire quanta acqua sia passata sotto i ponti…

In un contesto normale, le previsioni d’inflazione della BNS oscillano tra lo 0 e il 2 per cento. In questo caso la Banca nazionale non interviene sui tassi d’interesse. Negli ultimi anni, le previsioni della BNS si collocavano entro questi due valori. In media, tuttavia le previsioni erano troppo alte. La BNS si è avvicinata molto più spesso alla soglia minima di quanto ipotizzasse.

In un contesto critico, la BNS si attende un calo dei prezzi. In questo contesto, le regole in materia di politica monetaria della Banca nazionale prevedono misure volte a stimolare l’economia tramite una riduzione dei tassi d’interesse. Questo contesto diventa critico quando non sono più possibili diminuzioni sostanziali dei tassi d’interesse. Se in una simile situazione la previsione d’inflazione scende sotto lo 0 per cento, alla BNS non resta altro da fare che tollerare la deflazione.

Ripercussioni impreviste

Con quali conseguenze? Le aziende sono molto furbe. Sanno che la Banca nazionale non può adottare misure per incentivare l’economia quando ha raggiunto un livello di tassi d’interesse che non permette più altre riduzioni. Di conseguenza, le previsioni sul rincaro dei prezzi degli operatori finanziari sono inferiori all’obiettivo medio di inflazione.

Gli economisti dalla BNS riconoscono naturalmente questo segnale. Perciò correggono a loro volta verso il basso la propria previsione di inflazione, aumentando così, in maniera sproporzionata, le probabilità di indicare un calo del livello dei prezzi. E questo porta la banca centrale ad abbassare i tassi d’interesse più spesso di quanto li alzi.

Studi teorici* hanno evidenziato questo problema già nel 2000: una politica monetaria di stabilizzazione dell’inflazione vicina alla soglia minima dei tassi d’interesse avrebbe condotto, sul breve o sul lungo termine, a una trappola dei tassi d’interesse bassi. L’avvertimento si è rivelato corretto: la diminuzione in parallelo delle previsioni d’inflazione e dei tassi d’interesse negli ultimi anni ne sono la prova.

L andamento in un grafico dei tassi d interesse della Fed, BCE e BNS dal 2000.
Tutti verso il basso: Tassi direttore della Federal Reserve statunitense, della Banca centrale europea e della Banca nazionale svizzera. swissinfo.ch
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Come fermare questa tendenza al ribasso

Per superare il problema, la banca centrale degli Stati Uniti sta valutando un nuovo sistema, il cosiddetto obiettivo medio d’inflazione (average inflation targeting, AIT). Tale sistema prevede che un tasso d’inflazione troppo basso venga compensato, in futuro, da un rincaro maggiore. Ciò fa in modo che le aspettative di inflazione aumentino in periodi di crisi, incentivando così l’economia. Di conseguenza i tassi d’interesse vengono ridotti con meno frequenza e anche le probabilità di avere tassi d’interesse vicini alla soglia minima sono inferiori. La tendenza al ribasso dei tassi d’interesse viene quindi fermata.

L’asimmetria del concetto di politica monetaria della Banca nazionale svizzera non poteva che portare a tassi d’interesse negativi. Ci sono però buone notizie: con il modello proposto dalla Federal Reserve degli Stati Uniti è possibile interrompere la spirale negativa dei tassi d’interesse negativi. Ma la BNS intende considerare questa possibilità? Ora non può più affermare che la trappola dei tassi d’interesse bassi è una via senza uscita. Affaire à suivre.

*Benhabib, J., S. Schmitt-Grohé und M. Uribe (2001): “The Perils of Taylor Rules,” Journal of Economic Theory, 96 (1-2), 40-69.

Fabio CanetgCollegamento esterno è esperto di macroeconomia presso l’Università di Berna. Per questo articolo si è avvalso della collaborazione di Michèle Nagel.

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Traduzione dal tedesco di Luca Beti

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