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Il mondo alla rovescia dei tassi negativi

bilancia con monete svizzere ed euro
Dopo l'abbandono della soglia minima di cambio franco-euro, per breve tempo la divisa svizzera si scambiava alla pari con l'euro. Martin Ruetschi

Cinque anni fa la Banca Nazionale Svizzera (BNS) rinunciò a difendere il cambio minimo fra franco ed euro. Una decisione che fu accompagnata dall'introduzione di un tasso negativo. Il bilancio di questi cinque anni della trasmissione di approfondimento economico Tempi Moderni.

Malgrado i timori iniziali – il patron di Swatch Nick Hayek parlò di uno “tsunami per tutta la Svizzera” – l’economia elvetica ha incassato senza sconvolgimenti maggiori l’abbandono da parte della BNS della politica di tasso di cambio minimo franco-euro (1,20 franchi per euro) seguita per cinque anni.

Dopo lo choc iniziale e un conseguente apprezzamento della valuta svizzera (per un breve momento il franco si scambiò alla pari con l’euro), la situazione si è assestata piuttosto rapidamente. Oggi la divisa europea vale circa 1,08 franchi.

Pur non crescendo ai ritmi registrati prima della crisi finanziaria del 2008, tra il 2015 e il 2018 il prodotto interno lordo è aumentato in percentuali comprese tra l’1 e il 2,5%. Per il 2019 si prevede una crescita non superiore all’1%. A fare da traino negli ultimi mesi è stata soprattutto l’industria manifatturiera.

La situazione non è però rosea in tutti i settori. Il commercio di dettaglio, ad esempio, continua a soffrire. Oltre a dei cambiamenti strutturali, il tasso di cambio è una delle concause, poiché spinge molti residenti in Svizzera a fare acquisti all’estero.

L’abbandono della politica di una soglia minima di cambio è andato di pari passo con un altro provvedimento della BNS che ha influito molto sull’economia elvetica, ossia l’introduzione di un tasso d’interesse negativo.

Conservare i soldi in banca ormai non consente di guadagnare più nulla. Se risparmiatori sono preoccupati, non altrettanto si può dire invece dei debitori, a cominciare dalle amministrazioni pubbliche. Cantoni e comuni pagano ormai noccioline per i prestiti e in alcuni casi sono addirittura retribuiti per far debiti. Un mondo alla rovescia, che premia le cicale e punisce le formiche, come spiega questo servizio.

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In questa intervista, il vicepresidente della BNS Fritz Zurbrügg si esprime sui tassi negativi e sulle politiche dell’istituto centrale. Classe 1960, Zurbrügg è dottore in economia e fa parte della Direzione generale della BNS dal 2012, dopo essere stato alla testa dell’Amministrazione federale delle finanze. Fra i suoi precedenti incarichi anche quello di Direttore esecutivo presso il Fondo Monetario Internazionale a Washington.

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