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Il bazooka della BCE rischia di fare cilecca

L'annuncio di Mario Draghi, presidente della BCE, non ha completamente convinto i mercati. Keystone

La stampa elvetica ha accolto con reazioni contrastate la decisione della Banca centrale europea (BCE) di procedere a un massiccio acquisto di titoli di Stato per oltre 1'000 miliardi di euro. Diversi quotidiani s’interrogano sulla reale efficacia della manovra e temono effetti negativi sul franco svizzero.

«Il rubinetto della liquidità viene aperto ancora di più», scrive il Corriere del Ticino all’indomani dell’annuncio della Banca centrale europea (BCECollegamento esterno). Tramite questa nuova immissione di risorse, l’istituto centrale intende «alleggerire il fardello dei paesi dell’Eurozona più in difficoltà» e «rafforzare la crescita economica», spiega il giornale di Lugano.

«È una buona notizia», ritiene Le Temps. Iniettando miliardi di euro nell’economia, la BCE spera di stimolare l’attività e fare abbassare l’euro, due mezzi per favorire l’inflazione. Concedendo 60 miliardi di euro al mese fino al settembre 2016, «la BCE ha sparato le ultime cartucce di cui dispone in vista di un rilancio dell’economia nella zona euro, minacciata di sprofondare in una spirale deflazionistica», osserva La Liberté.

Riforme e rigore

Altri sviluppi

La sfida non è però ancora vinta, avverte Le Temps, secondo cui la BCE non fa altro che guadagnare tempo, senza però cambiare radicalmente la configurazione economica. «La BCE ha riempito parte della sua missione. Agli altri attori fare il resto», commenta il giornale romando, sottolineando la necessità di portare avanti le riforme.

Lo stesso Mario Draghi, presidente della BCE, sa che «questa medicina, da sola, non può bastare», scrivono il Tages-Anzeiger e Der Bund nel loro editoriale comune. «Senza riforme, senza un allentamento delle misure di risparmio, la domanda in Europa non decollerà».

La BCE ha sfoderato il famoso bazooka per cercare di disincagliare la nave europea, osserva il Corriere del Ticino. Ma il punto principale resta costruire o riparare l’imbarcazione con cui navigare. «Per fare questo ci vogliono anche e soprattutto riforme e rigore».

È un errore pensare che la maxi liquidità fornita dalle banche centrali possa essere il rimedio sufficiente per rimettere in carreggiata i paesi in difficoltà e per poter così rimandare ancora le riforme economiche e il riordino dei conti, avverte il quotidiano. «Per una crescita solida e duratura ci vuole altro. I paesi troppo indebitati devono ridurre gradualmente i loro debiti, soprattutto tagliando le spese pubbliche improduttive».

Se i capi di Stato, soprattutto in Francia e Italia, non faranno i loro compiti e accantoneranno alle riforme strutturali, il “cannone monetario” farà cilecca, concorda la Neue Luzerner Zeitung.

Sulla stessa linea, L’Express indica che, da sole, le misure tecniche non possono sbloccare la situazione. La questione di fondo, quella della fiducia delle economie domestiche e delle aziende, «rimane irrisolta». Senza domanda né investimenti non ci sarà crescita, prevede il giornale di Neuchâtel.

Un programma che favorisce la speculazione

Titolando «Soldi, tanti soldi, ma il problema non sono affatto i soldi», l’Aargauer Zeitung teme che il denaro messo in circolazione non raggiungerà gli imprenditori, ma che avrà come unico effetto di accentuare la speculazione nella finanza. «Non risolverà la crisi dell’Eurozona».

Anche la Neue Zürcher Zeitung (NZZ) nutre dubbi sul fatto che le liquidità supplementari arriveranno davvero fino alle aziende produttrici. Secondo il giornale di Zurigo, a trarne profitto saranno gli speculatori sul corto termine, che riceveranno dalla BCE ancora più soldi, e gli Stati che sono contrari alle riforme come Francia e Italia. «L’impressione è che tramite il suo attivismo monetario, la BCE sia parte del problema dell’euro, invece di contribuire alla sua soluzione».

Per la NZZ, il piano annunciato da Mario Draghi non è «né necessario né efficace». Si è detto che la politica monetaria deve espandersi ancora di più per scongiurare lo spettro della deflazione, scrive il foglio di Zurigo. «Ma da nessuna parte ci sono segnali di una deflazione. Ci si chiede dunque se le misure avranno un effetto sull’economia reale».

Da parte sua, il St.Galler Tagblatt ritiene che queste misure possano condurre a «ulteriori tensioni tra il nord e il sud» dell’Europa. È pure incerto se le misure porteranno davvero alla sperata stabilità. Questa via è quindi «rischiosa».

Conseguenze sul franco svizzero

La manovra della BCE avrà anche ripercussioni sul franco svizzero, rileva la Berner Zeitung, per la quale «la speranza che l’euro si assesterà sui 1,10 franchi si è frantumata, almeno per il momento». L’economia svizzera è comunque in buona salute e gestirà anche questa sfida, prevede il quotidiano di Berna.

Per la Svizzera, con il suo franco forte, il programma dell’istituto europeo «non è una buona notizia», si legge sulla Neue Luzerner Zeitung. «Da mesi, la BCE si dà attivamente da fare per svalutare in modo mirato l’euro. Questa pressione ora si accresce. Anche la Banca nazionale svizzera rimarrà ancora a lungo sul livello massimo di allarme».

Le Temps scommette su una parità tra franco e euro. L’annuncio del programma di attivi della BCE «non ha provocato nuovi terremoti sui mercati dei cambi». Il franco dovrebbe trovare il suo equilibrio rispetto all’euro, perlomeno a corto termine.

Dal Forum economico mondiale di Davos, l’editorialista della Tribune de Genève fa dal canto suo notare la discrezione del presidente della BNS, Thomas Jordan, rimproverato di «fare lo struzzo». Poco abituati a gestire crisi importanti, i dirigenti della Svizzera preferiscono optare per la discrezione, gli incontri tra privilegiati, la diplomazia dell’ombra, scrive.

L’auspicio della Tribune de Genève è che la BNS sappia gestire la situazione in cui si è messa quando ha deciso di togliere la soglia minima del franco per un euro. «Il rischio è che il franco si trasformi in un giocattolo nelle mani degli speculatori». Ma non solo. «Buona parte della ricchezza della Svizzera è legata alle sue esportazioni e al turismo. Se la parità tra euro e franco dovesse perdurare, le aziende non avranno più alcun margine di beneficio e saranno confrontate con scelte dolorose: licenziare, delocalizzare e congelare i loro investimenti in Svizzera».

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