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Le procedure d’asilo non si bloccano nonostante il coronavirus

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L'emergenza coronavirus non blocca le procedure d'asilo e i richiedenti possono essere espulsi dalla Svizzera in qualsiasi momento, come qui a Zurigo. Keystone / Walter Bieri

La pandemia di Covid-19 ha finora avuto scarso effetto sulle procedure d'asilo in Svizzera. L'esame delle domande continua e si pronunciano i rinvii. Le associazioni di tutela dei migranti chiedono la sospensione dell'intero processo durante la crisi del coronavirus.


Spostamenti limitati, stabilimenti pubblici chiusi, assembramenti vietati…Tutta la Svizzera va a rilento, nel tentativo di contrastare la diffusione del coronavirus. Questa paralisi non ha però raggiunto il settore dell’asilo, dove le procedure continuano nonostante la pandemia. I candidati devono andare alle audizioni, possono ricevere decisioni negative ed essere espulsi.

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Diversi Paesi, tra cui l’Italia, a causa dell’emergenza Covid-19, rifiutano ora di riprendere i richiedenti asilo registrati sul loro territorio. Ma la Svizzera non ha sospeso i suoi trasferimenti altrove. La Confederazione esamina caso per caso se il rimpatrio è possibile, a seconda delle restrizioni d’entrata, delle condizioni di volo e degli eventuali rischi per la salute delle persone interessate, ci dice la Segreteria di Stato della migrazione (SEMCollegamento esterno).

I migranti non hanno più il diritto di entrare in Svizzera per presentare una domanda d’asilo, salvo in caso di assoluta necessità. La ministra di giustizia e polizia, Karin Keller-Sutter, ha affermato che le persone che si trovano alle frontiere svizzere non sono esposte a particolari pericoli perché si trovano nello spazio Schengen. Ciò significa che sarà loro rifiutata l’entrata in Svizzera e dovranno presentare una domanda d’asilo nel Paese in cui si trovano attualmente. Le persone che si trovano già in Svizzera, invece, possono ancora presentare una domanda d’asilo.

Appello a sospendere urgentemente le procedure

I rappresentanti legali dei richiedenti asilo e le organizzazioni di difesa dei migranti – tra cui Solidarité sans frontièresCollegamento esterno, Amnesty InternationalCollegamento esterno e il Centro sociale protestanteCollegamento esterno –, la settimana scorsa hanno rivolto diversi appelli alle autorità per sollecitare la sospensione delle procedure durante la crisi del coronavirus.

In una lettera raccomandataCollegamento esterno indirizzata alla ministra Karin Keller-Sutter, l’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati (OSARCollegamento esterno) ha constatato che le regole sanitarie per combattere la pandemia non sono rispettate: i colloqui durano più di 15 minuti e si svolgono spesso in luoghi angusti, i centri di accoglienza sono generalmente isolati e i diretti interessati sono così costretti a viaggiare con i mezzi pubblici. 

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Inoltre, l’assenza di rappresentanti legali, interpreti e personale della SEM non consente di rispettare le scadenze e i requisiti procedurali. Infine, il personale medico è mobilitato per assistere le persone affette da Covid-19 e non ha il tempo di stilare rapporti medici approfonditi sullo stato di salute dei richiedenti asilo.

Le associazioni in questione chiedono anche la sospensione dei rinvii e il rilascio di tutte le persone in detenzione amministrativa in attesa di espulsione. Un richiedente asilo incarcerato a Ginevra prima del suo allontanamento era risultato positivo al test del coronavirus e si sospetta che altri quattro individui abbiano contratto la malattia nella stessa prigione.

Adattamenti  in corso

La SEM ha reagito la scorsa fine di settimana e ha deciso di sospendere le audizioni dei richiedenti asilo a partire da lunedì 23 marzo, per una settimana, al fine di “attuare ulteriori misure di sicurezza strutturali, come separatori in plexiglas nelle sale d’udienza”, ci ha precisato una portavoce. La sospensione delle procedure di asilo non è invece all’ordine del giorno.

D’altra parte, i centri di accoglienza sono stati sistemati in modo da limitare i contatti. Il personale è tenuto a seguire le misure igieniche raccomandate dall’Ufficio federale della sanità pubblica e a sensibilizzare i richiedenti l’asilo. Le raccomandazioni sono state tradotte in 15 lingue e affisse nei centri. La SEM ha predisposto spazi supplementari per poter ripartire le persone in più stanze.

Nei centri di accoglienza della Confederazione attualmente vivono circa 2’200 richiedenti asilo, mentre la capacità è di 4’000 posti. Finora sono stati rilevati alcuni casi di coronavirus tra i dipendenti e i richiedenti l’asilo.

Le associazioni di tutela dei migranti ritengono che sospendere i colloqui per una settimana per effettuare degli aggiustamenti sia largamente insufficiente. Solidarités sans frontières ricorda che un’audizione in materia di asilo riunisce almeno cinque persone in una piccola stanza per diverse ore ed esorta la SEM a sospendere immediatamente tutte le procedure.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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