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Sì al decreto sicurezza bis, soccorsi in mare più difficili

Il Senato ha votato lunedì sera la fiducia sul dl sicurezza bis fortemente voluto dal vicepremier Matteo Salvini.

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Già adottato dalla Camera dei deputati il testoCollegamento esterno è passato con 160 voti (Lega e M5S) contro 57 (Pd) e l’astensione di Forza Italia e Fratelli d’Italia. “Il Decreto Sicurezza, più poteri alle Forze dell’Ordine, più controlli ai confini, più uomini per arrestare mafiosi e camorristi, è Legge”, ha scritto il leader della Lega.

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Le nuove norme accordano maggiori poteri al governo che potrà liberamente vietare l’accesso nelle acque territoriali alle navi private che soccorrono i migranti in mare, confiscare le unità delle ong e infliggere sanzioni ai comandanti fino a un milione di euro.

In particolare, contrariamente a quanto avvenuto nel recente caso Sea Watch 3, le imbarcazioni potranno essere preventivamente intercettate prima del loro arrivo in porto e i loro comandanti rischieranno pene detentive fino a 10 anni per resistenza alla forza pubblica. In giugno l’arresto della tedesca Carola Rackete era stato invalidato da un giudice che aveva ritenuto inapplicabile il precedente decreto alle operazioni di salvataggio in mare.

Ma il dl sicurezza bis si estende anche ad altri ambiti: accresce infatti anche i poteri della polizia e inasprisce le pene per reati commessi nel corso delle manifestazioni di protesta e attorno agli stadi.

Nonostante l’ampio sostegno nel mondo politico e nell’opinione pubblica italiana le nuove disposizioni vengono contestate da parte del mondo cattolico (in particolare tra i vescovi) e dall’ong Amnesty International per la quale la legge non migliora la sicurezza delle persone. Ma lo stesso Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Hcr) ha espresso “inquietudine” per l’adozione di norme repressive contro le organizzazioni umanitarie che salvano migranti nel Mediterraneo. Applicare multe o altre sanzioni ai comandanti, scrive l’Hcr, “rischia di dissuadere o impedire alle navi private di svolgere attività di soccorso in mare proprio nel momento in cui gli Stati europei hanno praticamente rinunciato a proseguire le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale”.

La Commissione europea ha da parte sua annunciato che intende “analizzare” il testo per “verificare la sua compatibilità con il diritto europeo”. L’ultima parola spetta però al presidente della Repubblica Sergio Mattarella cui incombe il compito istituzionale di firmare il decreto.

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