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Perché Israele è infastidito dalla Svizzera

Steine werfender Junge
Giovani palestinesi lanciano pietre contro dei soldati israeliani in Cisgiordania, 2005. Keystone / Alaa Badarneh

Rispondendo a una parlamentare, il governo svizzero ha espresso "preoccupazione" per la situazione dei giovani palestinesi nelle prigioni militari israeliane, ciò che ha suscitato l'immediata reazione del governo israeliano. L'incidente è più di una semplice dissonanza a livello di politica estera e mette in luce un antisionismo di sinistra in Svizzera.

Durante la sessione primaverile delle Camere federali, la deputata socialista Brigitte CrottazCollegamento esterno si è rivolta al Consiglio federale per sapere: “Come è possibile garantire il rispetto dei diritti dei bambini nel conflitto israelo-palestinese?”. Centinaia di bambini palestinesi sono stati messi in prigione da Israele, in alcuni casi soltanto per aver lanciato delle pietre, sostiene la parlamentare svizzera. Alcuni hanno solo 10 anni e trascorrono diversi mesi in carcere senza il beneficio di una rappresentanza legale o di assistenza medica.

Il governo ha rispostoCollegamento esterno di essere “preoccupato per la situazione dei bambini palestinesi nelle prigioni militari israeliane”. Negli scambi bilaterali, il Consiglio federale ricorda regolarmente alle autorità israeliane gli obblighi derivanti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, indica l’esecutivo.

Un’azione concertata?

Il governo israeliano ha reagito immediatamente: tramite la sua ambasciata in Svizzera ha pubblicato una presa di posizioneCollegamento esterno ufficiale, inviata al governo svizzero attraverso il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Nel documento vengono smentite le accuse formulate da Brigitte Crottaz. Ad esempio, non è vero che i bambini di età inferiore ai 12 anni sono imprigionati e di sicuro la detenzione di minori non avviene senza rappresentanza legale o assistenza medica, scrive l’ambasciata di Israele.

“Speriamo che questa presa di posizione contribuisca a formulare una politica fondata ed equilibrata che tiene conto della complessità della situazione”, afferma una portavoce dell’ambasciata israeliana in Svizzera contattata da swissinfo.ch.

Anche Walter Blum della Società Svizzera-IsraeleCollegamento esterno trova incomprensibile la risposta del Consiglio federale. Secondo lui, si tratta di un’azione concertata da parte del parlamento: “Durante l’ora delle domande sono state presentate quattro domande riguardanti Israele da parte di esponenti ecologisti e socialisti del Consiglio nazionale”.

Antisionismo di sinistra e antisemitismo

L’antisionismoCollegamento esterno è l’atteggiamento di coloro che si oppongono all’esistenza di Israele in quanto Stato nazionale ebraico. L’antisemitismo, invece, comprende tutte le forme di ostilità nei confronti degli ebrei. Secondo un rapportoCollegamento esterno sull’antisemitismo, in Svizzera esiste un antisemitismo dell’estrema sinistra.

Fino alla Guerra dei Sei Giorni del 1967, i partiti di sinistra in Svizzera erano a favore di Israele. Dagli anni Settanta, le critiche a Israele sono aumentate anche tra gli esponenti di sinistra, che spesso si schierano a difesa delle minoranze oppresse e sono solidali con i palestinesi.

Secondo la Federazione svizzera delle comunità israeliteCollegamento esterno, le critiche rivolte allo Stato di Israele o alle sue politiche non sono generalmente antisemite, a patto che siano formulate nello stesso modo in cui sarebbero rivolte a qualsiasi altro Stato.

“Antisionismo dell’estrema sinistra”

L’incidente solleva una volta di più la questione del perché alcuni politici di sinistra siano così “fissati” con Israele (vedi riquadro). Dopo tutto, Israele è ben lungi dall’essere l’unico Paese che imprigiona i minori. La stessa Svizzera è stata criticata per la sua pratica di rinchiudere i minori in attesa della loro espulsione dal Paese.

Per la socialista Lea KusanoCollegamento esterno, non è problematico che ci siano politici che si battono con veemenza per i diritti umani. “Tuttavia, quando i loro interventi e attività si focalizzano praticamente solo su Israele, si ha l’impressione che si tratti più di Israele che di diritti umani, e che si stia portando avanti la tradizione dell’antisionismo dell’estrema sinistra.


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I rapporti delle Nazioni Unite sono motivo di preoccupazione

Brigitte Crottaz non era disponibile per una reazione. Le sue critiche sono portate avanti anche da organizzazioni non governative quali Amnesty International, che da anni si occupa del problema dei bambini nelle carceri israeliane. Anche l’Unicef ha pubblicato un rapportoCollegamento esterno con delle raccomandazioni nel 2013.

Contattato da swissinfo.ch, il DFAE indica che le preoccupazioni della Svizzera si basano su numerosi rapporti delle Nazioni Unite, tra cui quello dell’Alto commissariato per i diritti umani del febbraio 2018 sulla situazione dei diritti fondamentali nei territori occupati. “La questione viene regolarmente sollevata nell’ambito delle relazioni bilaterali con le autorità israeliane”, dichiara il portavoce del DFAE Pierre-Alain Eltschinger. Anche la presa di posizione del governo israeliano sarà discussa in questo contesto.

* L’articolo è stato modificato il 29 aprile 2020. Una citazione di Lea Kusano è stata soppressa.

Traduzione dal tedesco: Luigi Jorio

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