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Béglé ribadisce la sua ammirazione per il regime norcoreano

Sono diventati un caso politico nella Confederazione i tweet di ammirazione del politico vodese Claude Béglé alla Corea del Nord, paese da cui è appena ritornato al termine di un viaggio privato.

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In un’intervista alla Radiotelevisione romanda Rts il consigliere nazionale del Partito popolare democratico (Ppd, centro) ha ribadito le sue controverse tesi.

Durante il suo soggiorno Claude Béglé si era fatto notare per aver scritto che nel paese asiatico “gli stipendi sono bassi, ma tutto è fornito dallo Stato: il riso, gli alimenti di base, l’alloggio, le prestazioni sanitarie e la formazione. E funziona meglio di quanto si possa immaginare”.

E al termine di una visita guidata in una fabbrica l’ex presidente del cda della Posta aveva osservato che i lavoratori “hanno una piscina pulita, dormitori con una bella caffetteria e, soprattutto, la possibilità di formazione continua” e ha citato il Palazzo dei bambini a Pyongyang come modello di un sistema che “compie grandi sforzi per garantire l’accesso alla conoscenza e alla cultura”.

Ai microfoni dell’emittente pubblica il politico democristiano ha spiegato che il suo intento era quello “di provocare” allo scopo di “suscitare l’interesse dei nordcoreani e discutere con loro direttamente degli aspetti meno favorevoli, per concludere con un comunicato equilibrato che desse la visione d’insieme”.

Claude Béglé non ha negato che quella di Pyongyang sia “una dittatura, uno Stato canaglia”, ma al contempo ha assicurato che “le cose cambiano e vanno nella direzione di uno scenario di tipo cinese”.

Il consigliere nazionale ha precisato che non intende fare mea culpa davanti al Ppd, che si è distanziato dai suoi tweet, ma ha aggiunto di essere cosciente “che tutto ciò ha potuto causare problemi al partito e me ne rammarico”. Ma ha insistito confermando la sua strategia, ritenendola giusta riguardo a un Paese in cui ci sono “possibilità di apertura”.

Alla Rts ha infine voluto sottolineare di aver effettuato il viaggio in Corea del Nord a sue spese e di aver avvertito il ministro degli Affari Esteri Ignazio Cassis.

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