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Politica di sviluppo più globale per il Sudafrica

Il Sudafrica è ormai la nazione guida dell’intera regione. DEZA

La Svizzera abbandonerà alla fine di quest'anno il «Programma speciale con il Sudafrica» avviato nel 1994.

Il Sudafrica deve diventare una «locomotiva economica regionale». È questa la posizione espressa dalla Svizzera alla conferenza annuale della Cooperazione allo Sviluppo (DSC).

Dieci anni dopo la fine dell’apartheid, il Sudafrica deve assumere un ruolo trainante per l’economia dell’intera regione, secondo i partecipanti alla Conferenza annuale della Cooperazione allo Sviluppo. Malgrado i progressi realizzati, esistono ancora notevoli disparità nel paese africano

«Siamo ancora in fase di transizione», ha ammesso Kader Asmal, ex ministro dell’educazione e rappresentante ufficiale del governo sudafricano alla conferenza indetta a San Gallo dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e dal Segretariato di stato all’economia (seco).

«In Sudafrica coesistono due realtà: il 13 % della popolazione ha un livello di vita paragonabile a quello della Spagna mentre oltre il 50 % sopravvive come in Congo».

Ancora molte sfide da risolvere



Kader ha definito «enorme» l’impatto della cooperazione elvetica nel paese. In particolare ha sottolineato il lavoro svolto nel settore dell’educazione per riunificare i sistemi scolastici suddivisi durante l’apartheid in funzione del colore della pelle. Le sfide che rimangono da risolvere sono comunque gigantesche. «Abbiamo ancora bisogno di aiuto», ha insisto il parlamentare sudafricano.

La Svizzera però abbandonerà alla fine di quest’anno il «Programma speciale con il Sudafrica» avviato nel 1994 e adotterà un approccio globale per tutta la regione.

In questo modo spera di aiutare Pretoria a svolgere un ruolo di «locomotiva economica» per i vicini più poveri, ha spiegato Oscar Knapp, del seco. L’impuso deve venire dalle piccole e medie imprese (PMI), che però mancano di capitali.

Sfruttare le regole dell’OMC

Il seco continuerà a sostenere le PMI sudafricane, come ha fatto fin dal 1995, e intende rafforzare le capacità della regione a utilizzare a suo favore le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio.

«Il Sudafrica deve essere integrato nell’economia mondiale. Solo così si potrà combattere la povertà e creare nuovi posti di lavoro», ha aggiunto Knapp.

Anche per quanto riguarda la promozione del buongoverno, dei diritti umani e la lotta contro l’aids, la cooperazione svizzera adotterà un punto di vista più globale. I settori del programma speciale riguardanti l’educazione e la riforma agraria invece saranno abbandonati.

Secondo Adrian Schläpfer, della DSC, i progressi in quest’ultimo campo sono deludenti: la ridistribuzione delle terre, un tempo detenute all’87 % dai bianchi, richiede moltissimo tempo, ha spiegato.

Nei prossimi anni, la cooperazione svizzera intende mantenere a circa 10 milioni di franchi annui il budget per il programma regionale, se le finanze federali lo permetteranno, ha detto ancora Schläpfer. Per l’anno in corso, la DSC e il seco hanno invece un budget di circa 15 milioni di franchi.

swissinfo e agenzie

Nei prossimi anni, la cooperazione svizzera allo sviluppo per l’Africa Australe intende mantenere i suoi impegni, ma globalizzare i suoi sforzi.

A dieci anni dalla fine dell’Apartheid, il Sudafrica è definitivamente considerato come il motore trainante di tutta la regione.

Dal giorno delle prime libere elezioni, nel 1994, il Sudafrica ha fatto enormi progressi, e ora è il Paese guida dell’intera regione.

Di conseguenza anche l’impegno della Svizzera nell’aiuto allo sviluppo evolve verso un approccio più globale a tutta l’Africa Australe.

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