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La Camera dei Cantoni vuole un servizio pubblico forte

Secondo la ministra delle comunicazioni Doris Leuthard, la SSR è ben radicata in tutte le regioni linguistiche del paese e garantisce un’offerta di alta qualità. Keystone

La Società svizzera di radiotelevisione (SSR) si trova da anni sotto la pressione di editori privati e politici dei partiti di destra. Ai loro occhi, i media del servizio pubblico dispongono di uno statuto di monopolio. Lunedì, i membri della Camera dei Cantoni hanno approvato il rapporto del governo sulle prestazioni del servizio pubblico radiotelevisivo, che evidenzia l’importanza del lavoro svolto dalla SSR. 

Nel suo “Rapporto sulla verifica della definizione e delle prestazioni del servizio pubblico della SSR in considerazione dei media privati elettronici”, il Consiglio federale sostiene la volontà di mantenere, nel suo insieme, il modello attuale dell’offerta radiotelevisiva nazionale. Nel dibattito alla Camera dei Cantoni, alcuni rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC) hanno proposto di respingere il testo, chiedendo una revisione al governo. 

Secondo Hannes Germann e Werner Hösli, senatori del partito di destra, il rapporto non è innovativo e troppo poco orientato al futuro. In particolare non tiene conto dei cambiamenti in corso a livello tecnologico: nell’era della digitalizzazione non si può continuare a puntare solo su un servizio finanziato con il canone radiotelevisivo, ha dichiarato Werner Hösli. Grazie al canone, la SSR non è sottoposta a pressioni finanziarie e si trova quindi in una posizione di forza rispetto agli altri media. 

A detta dei rappresentanti dell’UDC, il rapporto non precisa quali prestazioni devono essere fornite dalla SSR – di cui fa parte anche swissinfo.ch – nel quadro del suo mandato di servizio pubblico e quale spazio dovrebbe invece essere lasciato ai media privati. “Questa discussione deve aver luogo”, ha affermato Hannes Germann, per il quale il popolo, che paga il canone, ne ha diritto. In base all’UDC, in futuro dovrebbero essere finanziati con il canone solo programmi che non possono essere prodotti da privati. 

“Maggiore fiducia nelle istituzioni” 

La proposta di revisione del rapporto è stata però respinta dalla stragrande maggioranza dei senatori, che ha seguito le argomentazioni della ministra delle comunicazioni, Doris Leuthard, secondo la quale il modello attuale permette di soddisfare i bisogni d’informazione delle differenti regioni linguistiche e culturali. 

“Abbiamo valutato diversi altri modelli applicati in Europa. La maggior parte di loro si basa su una sola lingua. La Svizzera è invece un paese multiculturale fondato su un sistema di democrazia diretta, in cui si svolgono numerose votazioni. L’indipendenza del servizio pubblico è inoltre fondamentale per noi”, ha dichiarato Doris Leuthard, alludendo alle frequenti ingerenze, in altri paesi, della politica nei media. “Per questi motivi dobbiamo salvaguardare la libertà dei nostri media”. Il servizio pubblico deve rimanere indipendente, ciò che non è sempre il caso per i media privati, ha sottolineato la consigliera federale. 

Sempre secondo Doris Leuthard, la SSR è ben radicata in tutte le regioni linguistiche del paese e garantisce un’offerta di alta qualità. “Come hanno dimostrato studi scientifici, un servizio pubblico forte assicura una migliore informazione dei cittadini e una maggiore fiducia nelle istituzioni”. 

Miglior accesso per i giovani 

Anche per il governo, la SSR non è però sacra. Il servizio pubblico va continuamente adattato e migliorato, soprattutto per quanto concerne l’accesso dei giovani ai programmi. Secondo Doris Leuthard, anche alla SSR vanno posti dei limiti: il canone attuale, pari a 1,2 miliardi di franchi, è sufficiente per permetterle di assolvere il suo mandato. La SSR ha ancora un margine di efficienza, ma anche costi fissi molto alti, legati al suo mandato di prestazioni. 

La ministra delle comunicazioni ha respinto le richieste dell’UDC per una riduzione del budget della SSR. “Se volete ridurre il canone, allora dite chiaramente quali prestazioni vanno soppresse. Se volete solo un canale televisivo per la Svizzera italiana, invece di tre, come in altre regioni linguistiche, allora dovete sostenere questa proposta a livello politico. Il Consiglio federale non lo vuole”. 

Traduzione di Armando Mombelli

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SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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