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Cittadinanza attiva che si fa strada in un villaggio

A Le Mont-sur-Lausanne è suonata l'ora della cittadinanza attiva. Sissssou

Integrare meglio la popolazione nel processo decisionale del comune e promuovere la democrazia partecipativa in Svizzera: è l'ambizione di un nuovo gruppo politico nato a Mont-sur-Lausanne, nella Svizzera francese. Reportage.

In una giornata di fine maggio, una trentina abbondante di persone si è riunita nella sala parrocchiale di Le Mont-sur-Lausanne, una località di 7000 abitanti che sovrasta il capoluogo del cantone di Vaud. I partecipanti hanno risposto all’appello di un movimento nato un mese prima e denominato “Le Mont citoyenCollegamento esterno: Démocratie – Solidarité – Ecologie” (Le Mont cittadino: Democrazia – Solidarietà – Ecologia).

L’obiettivo di questo forum è di elaborare un programma per le elezioni comunali del 2016. Nel discorso di apertura, Philippe Somsky, un membro del comitato provvisorio di Le Mont citoyen, spiega che questa esperienza dovrebbe consentire ai cittadini di riprendere in mano la democrazia e influenzare direttamente le questioni che li riguardano. Si tratta anche di “sopperire ai limiti della democrazia rappresentativa”, precisa.

Carte in tavola

I lavori iniziano. I partecipanti prendono posto intorno ad alcuni tavoli sui quali ci sono dei post-it con varie proposte – le stesse ad ogni tavolo – che vertono sulle tre grandi tematiche che vuole portare avanti Le Mont citoyen, ossia l’ecologia, la democrazia e la solidarietà. Tra le proposte figura per esempio: “creare dei centri di raccolta di rifiuti di prossimità”, “proporre dei lavori d’interesse pubblico per i richiedenti l’asilo e i disoccupati” “introdurre clausole sociali e ambientali negli appalti pubblici”, “mettere a disposizione delle associazioni dei locali del Comune”.

Altri sviluppi

I cittadini hanno una quindicina di minuti per ognuna delle tre grandi tematiche. In questo lasso di tempo devono dibattere le varie proposte ed eventualmente modificarle o formularne altre. Le idee selezionate vengono scritte sui foglietti che sono quindi incollati su dei tabelloni.

Una volta terminata questa fase, un relatore per ogni tavolo riassume i risultati. Si passa quindi ai voti. I partecipanti li assegnano tramite bollini adesivi che applicano sui post-it con le proposte. Nel programma in vista delle prossime elezioni saranno inserite le idee che ottengono il maggior numero di bollini.

Tra i presenti c’è una persona che assiste come semplice spettatore: il sindaco Jean-Pierre Sueur, vale a dire un componente di quella “democrazia rappresentativa” di cui Le Mont citoyen denuncia i limiti. Pur giudicando positiva questa iniziativa, il sindaco non nasconde dei dubbi.

“In questi work-shop la gente si impegna nelle discussioni e riflessioni. Alcune idee non sono prese in considerazione e ciò può provocare frustrazioni. Naturalmente in politica non si vince sempre, ma le frustrazioni sono più forti quando riguardano problemi molto locali”, afferma.

Modernizzare

Le Mont citoyen si è costituito in seguito a due petizioni sulla gestione dei rifiuti e sull’accoglienza extra familiare di bambini in età prescolastica. È da lì che è venuta l’idea di far partecipare maggiormente i cittadini alla vita politica comunale e magari di spingere oltre questa esperienza.

“Pensiamo di portare un’innovazione nella nostra regione e in Svizzera. Siamo un luogo di sperimentazione, anche se questo risveglio cittadino esiste già in parecchi posti nel mondo. Cerchiamo di inventare un pezzo di democrazia che scavalchi i punti deboli della democrazia rappresentativa e anche di quella diretta”, dichiara Philippe Somsky.

Eppure, con i referendum e le iniziative popolari, la democrazia diretta consente al popolo di esprimersi regolarmente su temi molto eterogenei, a tutti i livelli: nazionale, cantonale e anche comunale, appunto. Ma per Philippe Somsky, questo sistema non è la panacea.

“Per lanciare iniziative o referendum, si deve avere delle solide spalle e un portafoglio bello gonfio, rileva. Di solito sono grandi partiti o potenti lobby che possono far prevalere le loro rivendicazioni. Invece noi pretendiamo che la popolazione debba essere coinvolta sistematicamente su questioni di tutti i giorni.

Veramente tutti i cittadini?

Tra i partecipanti, le motivazioni sembrano diverse. “Vengo a titolo puramente egoistico, perché sono molto toccato dal problema di rumore”, spiega Jean-Pierre. “Mi piace seguire ciò che succede nel comune e incontrare gente”, dice Marcel.

Tuttavia, è difficile vedere una differenza tra questo forum che dovrebbe teoricamente rappresentare tutti i cittadini e una riunione dei Verdi, dell’Associazione Traffico e Ambiente o di qualsiasi altra organizzazione orientata a sinistra. E le discussioni che si protraggono nel corso dell’aperitivo rafforzano questa sensazione: un uomo recrimina sul fatto che una nota società produttrice di cartucce d’inchiostro per stampanti faccia finta di essere ecologica; una donna si lamenta che nel comune circolano troppi veicoli 4×4.

Le Mont citoyen è solo un semplice avatar dei rosso-verdi? Philippe Somsky lo nega. “Alcune persone fanno parte di un partito, ma la maggior parte dei membri del gruppo non ha alcuna connotazione politica. È vero che spesso sono gli ambienti associativi ad impegnarsi inizialmente, ma l’obiettivo è di allargarsi al massimo. Non ci si deve limitare a gruppetto, a una sorta di avanguardia che finirebbe per fare le stesse cose di coloro che hanno in mano i comandi oggi”.

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