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Politica ambientale: tra chiari e scuri

Zone a 30km/h facilitate: un traguardo apprezzato dagli ambientalisti Keystone

A due mesi dal rinnovo del Parlamento, le organizzazioni ecologiste svizzere tracciano un bilancio della legislatura 1999-2003 per quel che riguarda la politica ambientale.

Tra successi a livello politico, carenze nella loro applicazione ed alcune decisioni definite «assurde».

L’ondata di caldo africano che ha colpito anche la Svizzera è appena terminata. Dietro di se ha lasciato temperature da record, siccità, difficoltà per gli agricoltori, rischi provocati dal disgelo del permafrost e dei ghiacciai. Ed ozono a livelli stratosferici in molte regioni. È ormai un dato di fatto: l’atmosfera si surriscalda.

L’ambiente torna ad essere un tema prioritario ed i difensori della natura, alla vigilia delle elezioni federali, colgono l’occasione per giudicare la politica svizzera in materia.

Fatti e non protocolli

Adrian Stiefel, responsabile del programma «clima e energia» del WWF, applaude la ratifica da parte delle camere del Protocollo di Kyoto e l’introduzione di una nuova legge sul CO2.

Ma, secondo Stiefel, a queste decisioni parlamentari, devono seguire le applicazioni concrete. «Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni nocive, occorrono ora i fatti. Non basta più affidarsi al volontariato».

Le decisioni politiche sono prese, ma gli ambientalisti denunciano i tentativi, soprattutto del mondo borghese, di vuotarle di contenuti pratici.

Contro i tagli ai programmi energetici

«EnergiaSvizzera», programma a sostegno delle energie alternative, fra cui la costruzione di centrali solari e eoliche, è definito un gran successo. Ma ora, con i piani di risparmio, il bilancio di «EnergiaSvizzera» dovrebbe scendere da 50 a 20 milioni di franchi l’anno.

«Una decisione incomprensibile. Un’assurdità», ha commentato Kaspar Schuler, responsabile di Greepeace svizzera.

Secondo Schuler, «SvizzeraEnergia» genera un giro d’affari annuo di 660 milioni di franchi, ciò che fa rifluire nelle casse pubbliche ben 60 milioni di franchi con l’imposta sul valore aggiunto (IVA). Le misure di risparmio non sarebbero dunque solamente un controsenso economico, ma ridurrebbero l’articolo costituzionale sull’energia a lettera morta.

No al secondo tunnel del Gottardo

Successi e insuccessi si alternano anche nel settore dei trasporti, ha affermato Adrian Schmid, dell’Associazione traffico e ambiente (ATA).

Gli ambientalisti sono soddisfatti per l’ordinanza federale che facilita l’introduzione di zone a traffico limitato (velocità massima 30 km/h) e di aree pedonali negli abitati.

Orrore invece provoca l’iniziativa popolare «Avanti» che, tra l’altro, propone il raddoppio del traforo autostradale del Gottardo. Per gli ambientalisti si tratta di una richiesta inutile e inaccettabile. Permettere il passaggio di più auto attraverso il Gottardo equivale a buttare a mare la protezione delle Alpi. Oltre al concetto di trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia.

Boom edilizio nelle Alpi

La frenesia dello sviluppo turistico di alcune regioni preoccupa invece il segretario centrale di Pro Natura, Otto Sieber. La domanda stagna ma il boom edilizio in numerose località sciistiche continua indisturbato. E i costi secondari vengono riversati sui comuni, i cantoni e la Confederazione.

D’altra parte, sono pure in corso numerosi progetti per dar vita a nuove zone protette e nuovi parchi nazionali. L’azione lanciata tempo fa da Pro Natura ha avuto un’eco importante. Tre studi di fattibilità sono già terminati: riguardano il Locarnese (TI), la zona dell’Adula (GR) e il Maderanertal (UR).

Economia o ecologia?

Gli ambientalisti hanno poi analizzato il comportamento di voto dei consiglieri nazionali uscenti in 31 votazioni riguardanti l’ambiente e stilato una classifica. Di quelli che puntano alla rielezione, solo in 11 hanno sempre difeso l’ambiente. Tutti verdi o socialdemocratici.

Al contrario sono 16 i deputati che hanno sempre avuto un’opinione opposta a quelle degli ecologisti. Tra questi pure Christian Speck (UDC), presidente della Commissione dell’ambiente alla camera bassa del Parlamento.

«Sono profondamente convinto della necessità di attuare una politica di protezione dell’ambiente attiva ed efficace», dice Speck a swissinfo. «Ma sono altrettanto certo che ciò sia possibile soltanto quando l’economia è sana e funziona a buoni regimi. Se devo scegliere tra economia ed ecologia, opto per la prima».

Il consigliere nazionale argoviese cita l’esempio dei paesi poveri. «Senza mezzi, non c’è ecologia. Il terzo mondo non ha le risorse per praticare una politica ambientale efficace. E, non a caso, i più gravi disastri ecologici avvengono in questi paesi».

Come buona parte dello spettro politico borghese, Christian Speck ribadisce infine la sua opposizione alle proposte che frenano l’economia. «Rendiamoci conto che se mancano le risorse finanziarie necessarie, l’ambiente è tra i primi a rimetterci. L’ecologismo estremo è dunque controproduttivo».

swissinfo e agenzie

Il giudizio delle organizzazioni ambientaliste:

Top

– Ratifica del Protocollo di Kyoto.
– Legge sul CO2.
– Programma «SvizzeraEnergia».
– Facilitazione per la creazione di zone a 30 km/h negli abitati.
– Progetti di nuovi parchi nazionali.


Flop:

– Introduzione ritardata della tassa sul CO2.
– Piano di risparmio della Confederazione (riduzione dei fondi a disposizione di SvizzeraEnergia; tagli del 50% delle capacità del Ufficio federale dell’ambiente, foreste e paesaggio).
– Accettazione dell’iniziativa e del controprogetto Avanti.
– Tentativi costanti d’ampliare le zone sciistiche.

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