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Il buon ricercatore non prende l’aereo

Un istituto all’avanguardia nella ricerca sull’ambiente e sul clima deve anche ridurre la propria impronta ecologica. È la riflessione del Politecnico federale di Zurigo, che ha rilevato come i collaboratori –per partecipare a congressi, seminari o progetti all’estero- viaggino spesso in aereo, causando forti emissioni di CO2. Un ricercatore dell’ateneo ha quindi avviato un esperimento: rinunciare del tutto a volare.

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“Siamo un ateneo molto attivo nell’insegnamento e nella ricerca sullo sviluppo sostenibile e la gestione delle risorse”, spiega il vicepresidente Ulrich Weidmann. “Sensibilizziamo gli studenti su questi aspetti. Allo stesso tempo, però, i nostri viaggi in aereo causano circa il 60 percento di tutte le emissioni di CO2 dell’istituto”.

Un collaboratore medio del ‘Poli’ di Zurigo percorre ogni anno 5 mila chilometri in aereo, soprattutto per viaggi intercontinentali.

E così il biologo Christoph Küffer, collaboratore scientifico, ha deciso di non volare più da fine 2015, dopo la Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici (Cop21). Finora, ha fatto una sola eccezione.

“Il risultato del mio esperimento è che una parte dei voli può essere soppressa senza problemi. Per gli altri sei obbligato a cercare soluzioni innovative, che sono possibili, e così si possono evitare moltissimi voli senza che la ricerca ne soffra”.

Le videoconferenze o le discussioni via internet, come quella che ha intrapreso con un partner di ricerca in Cile per un progetto sulle montagne, rendono ormai superflui molti viaggi. In Europa, inoltre, Küffer, si sposta esclusivamente in treno.

“Il mio messaggio è che se non proviamo, non cambieremo mai nulla. Se invece proviamo, possiamo anche imparare che cosa si può fare facilmente, dove bisogna essere creativi e dove invece è più difficile”.

Il Politecnico segue con interesse l’esperienza del suo collaboratore scientifico e incoraggia gli altri, dove è possibile, a seguire il suo esempio.

Per dottorandi o ricercatori che devono ancora costruirsi una rete di contatti internazionali è forse più difficile ridurre drasticamente i voli. Ma volare tutti un po’ meno sarebbe già un primo, significativo passo.


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