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Polemica sul Patto federale

Il documento al centro della controversia Keystone

Per avvicinare gli americani di sangue svizzero alle loro origini, l'Atto di fondazione della Confederazione del 1291 sarà esposto negli Stati uniti.

Alcuni ambienti patriottici si oppongono alla partenza di questo documento legato all’identità nazionale, la cui autenticità è però contestata.

Per la prima volta nella sua storia il Patto federale del 1291 lascerà la Svizzera e verrà temporaneamente esposto negli Stati Uniti.

Più precisamente a Filadelfia dove, nell’ambito del suo progetto «Swiss roots», l’organizzazione Presenza Svizzera intende promuovere la conoscenza delle proprie radici al milione di persone di origine svizzera residenti negli USA.

Idea inconcepibile

L’idea ha lasciato perplesso il rappresentante del partito di destra UDC (Unione democratica di centro) Toni Brunner, che al consiglio federale ha chiesto spiegazioni in merito.

Il sangallese giudica infatti inconcepibile che la pergamena sulla quale è stato vergato il patto di mutua assistenza tra i cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo finisca all’estero, anche solo per un breve periodo di tempo. Secondo lui infatti, il fragile documento rischia di essere danneggiato.

Canton Svitto proprietario

Martedì, rispondendo alla domanda di Brunner, il ministro della cultura Pascal Couchepin ha innanzitutto precisato che la Confederazione non può fare nulla per evitare che il patto del 1291 venga esposto negli Stati Uniti.

L’esportazione definitiva o temporanea di beni culturali, ha puntualizzato il consigliere federale, compete ai cantoni.

Nel caso specifico, la decisione spetta al canton Svitto, proprietario del documento citato nei libri di storia come atto fondatore della Confederazione.

Protezione sufficiente

Per quanto riguarda l’incolumità del patto, Couchepin ha tenuto a sottolineare che tutte le misure di sicurezza sono state prese affinché al patto non succeda nulla.

Anche Johannes Matyassy, direttore di Presenza Svizzera, lo garantisce: «Se siamo capaci di inviare il presidente della Confederazione negli Stati Uniti e di riportarlo a casa indenne, sapremo farlo anche con il patto fondatore dello Stato elvetico», ha affermato.

Il patto, non rimarrà in ogni caso a lungo lontano dalle frontiere rossocrociate. «Il suo periodo di lutto – ha detto Couchepin a Brunner – non dovrebbe durare troppo a lungo, suppergiù dal 15 maggio fino a metà luglio».

Colletta da 1 milione

«Un gruppo di patrioti ha deciso di agire per evitare che il documento finisca all’estero», ha affermato dal canto suo il consigliere nazionale UDC Christoph Mörgeli, dopo che un gruppo di persone ha offerto al governo del canton Svitto 1 milione di franchi per acquistare il documento affinché venga gestito da una fondazione.

«Una somma ridicolamente bassa per un pezzo così importante della nostra storia, che dimostra come le autorità manchino di rispetto per il nostro patrimonio nazionale», ha aggiunto Mörgeli.

In serata, le autorità svittesi hanno comunque fatto sapere di non voler accettare l’offerta.

swissinfo e agenzie

1 milione di franchi è l’assicurazione stipulata in caso di distruzione del Patto durante la sua trasferta negli Stati Uniti.
Il documento sarà esposto in giugno a Filadelfia, nell’ambito del progetto “Swiss Roots”, che intende fare scoprire le loro origini al milione di cittadini americani con origini svizzere.
Negli Stati Uniti vivono oggi quasi 50.000 cittadini svizzeri.

Il patto federale, oggi diventato un’icona dell’identità federale, impegnava le regioni di Uri, Svitto e Unterwaldo ad aiutarsi reciprocamente e ad adoperarsi per la pace.

È uno dei numerosi documenti redatti attorno al 1300 per rafforzare l’ordine e la sicurezza in quelle valli. Non è però certo che sia stato scritto proprio nel 1291.

“La sua storia è oggi certamente più importante del suo significato di allora”, ha indicato recentemente un professore di storia dell’Università di Zurigo.

Nel 1936, quando la Confederazione costruì il museo di Svitto dove si trova oggi il patto, questo documento “contribuì alla difesa spirituale del Paese”, in un’epoca di grandi minacce che sfociarono nella Seconda Guerra mondiale.

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