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Pochi immigrati, molti frontalieri

Keystone

Il numero dei lavoratori frontalieri stranieri con contratti a termine è in forte aumento dall’entrata in vigore della libera circolazione delle persone.

Ma per ora non si osserva la temuta immigrazione massiccia proveniente dai paesi dell’Unione europea (Ue).

Con l’entrata in vigore della seconda fase della libera circolazione delle persone è stata abolita la preferenza nazionale sul mercato del lavoro.

Secondo i rilevamenti fatti dagli ispettori del lavoro, dal 1° giugno, con l’aumento di lavoratori frontalieri, o semplicemente “distaccati” da una ditta straniera che li manda in Svizzera per completare un lavoro a breve termine, si osserva anche un aumento dei casi di dumping salariale.

Se i “distaccati” esercitano un’attività inferiore ai 90 giorni all’anno, non necessitano nemmeno di un permesso, ma devono solo farsi registrare.

In certi cantoni sono frequenti ormai i casi di lavoratori stranieri pagati al di sotto del minimo fissato dai contratti collettivi di lavoro (CCL).

Tra giugno e ottobre 2004, a Zurigo sono state controllate 41 imprese edili. Nove imprese straniere e otto svizzere avevano praticato il dumping salariale.

Metà del salario

Nei casi più estremi, i lavoratori non percepivano nemmeno la metà del minimo previsto, 25 franchi l’ora. Ma secondo l’istanza di controllo zurighese per un primo bilancio completo bisognerà aspettare almeno un anno.

Anche nel cantone di Basilea campagna i controlli effettuati nello stesso periodo hanno dato dei risultati comparabili a quelli di Zurigo: su 65 imprese straniere, circa un terzo non rispettava i CCL.

Le imprese che praticano il dumping salariale rischiano multe e in caso di recidiva, anche l’esclusione dal mercato elvetico.

Nel canton Vallese sono stati segnalati cinque o sei casi di dumping salariale: anche qui si tratta di lavoratori impiegati da ditte straniere con contratti a termine. Nessun caso di rilievo è stato per il momento segnalato in Ticino, a Ginevra o a San Gallo.

Mal informati

A Neuchâtel, secondo la commissione tripartita (rappresentanti dei partner sociali e delle autorità), nessun caso esemplare di pratica abusiva di dumping è stato finora scoperto. D’altro canto pare che molte imprese straniere ignorino le regole in materia di norme salariali.

L’ufficio di sorveglianza ritiene che la situazione dell’afflusso di lavoratori dai paesi dell’Unione europea e del dumping salariale sia sotto controllo, ma interviene sistematicamente presso i datori di lavoro, perché regolarizzino la situazione dei propri impiegati.

Misure d’accompagnamento e ispettori

Approvando pochi giorni fa il protocollo relativo all’accordo sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europea, i membri del Consiglio degli Stati avevano accettato il principio di un’apertura graduale del mercato del lavoro svizzero anche ai cittadini dei 10 nuovi paesi membri dell’Ue.

Di fronte ai timori della popolazione e alle minacce di referendum dei sindacati e dei Democratici svizzeri, i senatori avevano adottato alcune misure collaterali, volte ad impedire un afflusso troppo massiccio di manodopera dall’Europa orientale e il dumping salariale.

Ad esempio rendere regolari i controlli sul mercato dell’impiego. A questo scopo tutti i cantoni devono assumere degli ispettori per conto delle commissioni tripartite: in linea di principio un ispettore per cantone. Quelli piccoli potranno collaborare tra di loro.


swissinfo e agenzie

7700 persone sono emigrate in Svizzera dal 1° giugno alla fine di agosto del 2004.
700 in più rispetto allo stesso periodo del 2003.
Più di 9600 nuovi frontalieri tra il 1° giugno e la fine di agosto: 1300 in più rispetto al 2003.
Da giugno fino alla fine di settembre le autorità hanno registrato 37mila lavoratori “distaccati”.

Il 2 dicembre scorso il Consiglio degli stati (Camera alta) del parlamento elvetico ha accettato di estendere la libera circolazione delle persone anche ai 10 nuovi paesi membri dell’Ue.

Un’estensione che sarà graduale, con restrizioni applicabili fino al 2011. I senatori hanno previsto più controlli e l’estensione dei CCL per lottare contro il dumping salariale.

Il Consiglio nazionale (Camera bassa) deve pronunciarsi mercoledì sul tema.

I sindacati minacciano di opporsi alla libera circolazione, se non vengono prese misure concrete contro il dumping.

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