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L’amministrazione svizzera è sempre meno italofona

La percentuale di italofoni nel personale dell'amministrazione federale si attesta nel 2018 al 6,6%, in diminuzione rispetto al 7% dei tre anni precedenti. Benché superiore alla quota minima auspicata del 6,5%, nella maggior parte dei Dipartimenti la percentuale di chi parla l'italiano è ancora più bassa.

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“La Confederazione provvede a un’equa rappresentanza delle comunità linguistiche nelle autorità federali”. Così recita la legge sulle lingue nazionali Collegamento esternoentrata in vigore il 1 gennaio 2010. Tuttavia, il numero di italofoni è in diminuzione nell’amministrazione federale. 

Dal 2015 al 2017 la loro quota è rimasta stabile al 7%, ma nel 2018 si è abbassata al 6,6%. Secondo i dati più recenti dell’Ufficio federale di statistica (Ust), l’italiano è la lingua principale per l’8,2% della popolazione. 

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I francofoni che lavorano nell’amministrazione sono in aumento, al 22,1% (21,7% nel 2017), mentre i romanci sono rimasti pressoché stabili allo 0,4% (0,3% nel 2017). I germanofoni sono il 70,8% del totale, anche loro in diminuzione dal 71% del 2017 e il 71,4% del 2015. 

Secondo il rapporto sulla gestione del personaleCollegamento esterno adottato la scorsa settimana dal governo, il tasso del 6,6% di italofoni raggiunge comunque i valori di riferimento (obiettivi della Strategia per il personale 2016-2019Collegamento esterno), fissati per questa lingua tra il 6,5% e l’8,5%. 

Anche la quota di francofoni è all’interno dei rispettivi valori di riferimento (21,5% – 23,5%), mentre quella dei tedescofoni è leggermente al di sopra (valori di riferimento per il tedesco: 68,5% – 70,5%). Il personale di lingua romancia, invece, è al di sotto (valori di riferimento per il romancio: 0,5%-1%).

Tuttavia, se si guarda alla distribuzione di italofoni nei vari Dipartimenti, la situazione è meno rosea per chi si esprime principalmente nell’idioma del Belpaese. 

Si nota infatti un’alta concentrazione di personale di lingua italiana nella Cancelleria federale, dove si trovano i servizi linguistici centrali (che devono tradurre i documenti ufficiali nelle lingue nazionali) e nel Dipartimento federale delle finanze, da cui dipende l’Amministrazione federale delle dogane, caratterizzata da un numero importante di italofoni (l’Italia è il paese con il quale la Svizzera condivide il confine più lungo). Nel resto dei dipartimenti la loro quota è al di sotto dei valori di riferimento.   

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Un rapporto dettagliato sulla situazione, stilato dalla delegata per il plurilinguismo Nicoletta Mariolini, è atteso forse entro la fine di quest’anno. I promotori dell’italianità lo attendono con impazienza e intanto chiedono a gran voce che si faccia qualcosa per rinforzare l’italiano nell’amministrazione federale, resta da vedere se qualcuno capirà quello che dicono.

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