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Pionieri svizzeri nelle terre degli indiani d’America

Lo sciamano indiano Alce Nero ha insegnato ad Alfred Vogel gli effetti benefici di molte piante swissinfo.ch

Quando svizzeri e indiani d'America s'incontrano possono nascere belle storie d'amicizia e di scambio culturale. Un'esposizione ne racconta alcuni esempi.

Mentre il basilese Alfred Vogel ha imparato da un capo indiano i segreti delle piante medicinali dei Sioux, tre fratelli panettieri grigionesi hanno fatto fortuna nel Montana anche scambiando i loro prodotti con quelli della tribù dei Crow.

Nel 1952, il noto erborista elvetico Alfred Vogel decide di partire per alcune settimane alla volta degli Stati Uniti e di fare tappa nella riserva di Pine Ridge, nel sud Dakota. A spingerlo in questa avventura è la voglia di conoscere nuove culture, ma anche il forte interesse per le piante medicinali della regione.

Il caso vuole che nella riserva indiana Vogel incontri lo sciamano novantenne Ben Black Elk (Alce Nero), della tribù Sioux dei Lakota Oglala. Fra i due uomini – che condividono lo stesso interesse per l’erboristeria – il feeling e la fiducia reciproca sono immediati. Al punto che Alce Nero decide di svelare a Vogel il suo sapere sugli effetti terapeutici delle piante, tramandato da generazioni all’interno del suo popolo.

Prima di fare ritorno nella Basilea natale, il dottore elvetico riceve in dono dallo sciamano una manciata di semi di una bella pianta dai toni purpurei: l’echinacea. I Lakota Oglala la usano regolarmente per curare la tosse, i problemi di digestione, le ferite e le infezioni, ma anche come antidoto contro i morsi di serpente.

Pianta miracolosa

Ben presto, Vogel ha l’occasione di provare personalmente gli effetti benefici dell’echinacea, quando ne utilizza un decotto per curare una profonda ferita al piede che si è procurato falciando l’erba. La rapida guarigione lo convince della bontà della pianta e subito si rinchiude nel suo laboratorio per trarne nuovi preparati.

Nasce così l’Echinaforce, commercializzata dal 1963 e ancora oggi molto popolare, utilizzata per aumentare la resistenza dell’organismo alle infezioni ed esercitare un’attività immunostimolante e antivirale, ma anche per le sue proprietà antinfiammatorie e antibatteriche.

A questo pioniere dell’erboristeria, il museo dei nativi nordamericani (NONAM) di Zurigo ha voluto dedicare un’esposizione temporanea, aperta al pubblico fino al 3 settembre prossimo. Oltre ai classici strumenti di lavoro appartenuti a Vogel (provette, mortai per preparare le sostanze medicamentose, bilance, erbe medicinali), il museo espone una serie di oggetti tipici che il medico svizzero ha collezionato durante i suoi viaggi intorno al mondo, ma anche le vecchie fotografie che lo ritraggono in compagnia di Alce Nero.

«Senza pretendere di rappresentare tutti gli Svizzeri che si sono trasferiti al di là dell’Atlantico, il nostro intento è di raccontare l’esperienza di un paio di cittadini elvetici che fra i primi si sono recati nei territori degli indiani d’America», spiega a swissinfo Monika Egli, assistente ed etnologa presso il NONAM.

Una storia come tante

Oltre allo spaccato di vita di Vogel in terra statunitense, i curatori della mostra hanno voluto dedicare una piccola sala del museo anche alla storia di un’altra cittadina elvetica, Dorothee Jegen di Klosters, nel canton Grigioni.

Come decine di migliaia di altri compatrioti, Dorothee è emigrata negli Stati Uniti alla fine del XIX° secolo. «Allora, la Svizzera era un paese molto povero che offriva poche possibilità di lavoro e dove gran parte della popolazione faticava a sbarcare il lunario», sottolinea Monika Egli.

La grigionese decide quindi di trasferirsi con i suoi due fratelli Peter e Christian a Billings («Magic City»), nello Stato del Montana. In quel luogo, i tre Jegen aprono una panetteria e vendono i loro prodotti ai coloni, ai numerosi operai che lavorano alla costruzione della linea ferroviaria, ai cercatori d’oro, e agli indiani Crow che abitano nella regione.

Disponendo di pochi soldi liquidi, questi ultimi pagano spesso in natura, scambiando i beni acquistati con oggetti di loro fabbricazione, come il caldo paio di mocassini fatti a mano esposti in una vetrina del museo.

Successi americani

La vita non è sempre facile per i tre svizzeri, che dal loro tranquillo villaggio alpino si sono trovati catapultati in un paese straniero dove il pericolo è all’ordine del giorno. La luccicante pistola esposta dal NONAM, che la giovane Dorothee ha dovuto imparare ad usare per difendersi dai banditi, è un esempio emblematico di questa situazione.

Quelle terre lontane però, portano anche fortuna. I tre fratelli vi aprono un’importante catena di negozi e diventano una delle famiglie più facoltose della regione.

Sposatasi nel frattempo con un altro emigrato grigionese, Dorothee decide di fare ritorno in patria. I suoi due fratelli invece, preferiscono rimanere per sempre negli Stati Uniti, dove Christian, attivo sulla scena politica, viene eletto dapprima sindaco di Billings, poi persino senatore del Montana. Uno dei tanti «sogni americani» diventato realtà.

swissinfo, Anna Passera, Zurigo

Esposizione «Pionieri svizzeri nelle terre dei Sioux e dei Crow», fino al 3 settembre 2006 presso il Nordamerika Native Museum (NONAM), Seefeldstrasse 317, Zurigo.
Orari d’apertura: dal martedì al venerdì (13-17), mercoledì (13-20), sabato e domenica (10-17), lunedì chiuso.

Negli Stati Uniti circa 1,2 milioni di americani sono di origine svizzera.

Molti arrivarono oltre Atlantico in cerca di fortuna tra il 1820 e il 1890. La Confederazione infatti offriva loro poche possibilità di lavoro.

In quegli anni quasi 175 mila svizzeri sbarcarono negli Stati Uniti.

Nel 2005, gli svizzeri che vivevano negli USA erano 71’773. Due terzi di loro possiede la doppia nazionalità svizzera-statunitense.

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