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Piccoli sviluppi positivi nei negoziati tra russi e ucraini

Volontari delle forze di difesa territoriali nei pressi di Kharkiv.
Volontari delle forze di difesa territoriali nei pressi di Kharkiv. Copyright 2022 The Associated Press. All Rights Reserved.

Terzo round negoziale per i corridoi umanitari, giovedì vertice Lavrov e Dmytro Kuleba ad Antalya, in Turchia. 

Al termine del terzo round di colloqui con Mosca in Bielorussia nell’area della foresta di Bialowieza, durati quasi quattro ore, Mikhaylo Podolyak, il consigliere del presidente Volodymyr Zelensky ha portato a casa la speranza di un’intesa temporanea sulla creazione di vie d’uscita per i civili dalle città sotto attacco.

Braccio di ferro

Il negoziatore ucraino ha parlato di “piccoli sviluppi positivi nel miglioramento della logistica per i corridoi umanitari”, che a detta dell’interlocutore russo Vladimir Medinsky potrebbero funzionare “da domani”: gli ucraini “ci hanno fornito rassicurazioni”, ha spiegato.

Il braccio di ferro sull’effettiva disponibilità dei corridoi umanitari era durato per tutto il giorno. Il ministero della Difesa di Mosca aveva annunciato un cessate il fuoco per l’avvio di sei percorsi sicuri: uno da Kiev a Gomel (Bielorussia), due da Mariupol a Zaporizhzhya (sud-est Ucraina) e Rostov sul Don (Russia meridionale), uno da Kharkiv a Belgorod (Russia occidentale) e due da Sumy a Belgorod e Poltava (Ucraina centrale). Tutti orientati verso la Russia o la Bielorussia.

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Ma Kiev aveva replicato che la Russia, “in violazione dei precedenti accordi”, ha sabotato l’apertura dei corridoi umanitari per l’evacuazione della popolazione civile e continua a bombardare Kiev, Mariupol, Volnovakha, Sumy, Mykolaiv, Kharkiv e altre località.

Vertice in Turchia

Intanto sul terreno si fa più stringente l’assedio della capitale da parte delle forze russe, anche se fonti del Pentagono sostengono che l’offensiva non abbia prodotto oggi risultati significativi. Sul piano diplomatico è stato invece annunciato dal presidente turco Erdogan un vertice tra i ministri degli Esteri dei due paesi belligeranti Serghei Lavrov e Dmytro Kuleba ad Antalya che si terrà giovedì. E anche la Cina si è detta disposta a dare il proprio contributo, pur senza mettere in dubbio l’alleanza con la Russia.

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Anche se le condizioni poste da Mosca sembrano difficili da digerire per Kiev: il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk in Donbass e della sovranità russa sulla Crimea, e la “neutralità” militare da iscrivere nella Costituzione ucraina, insieme alla rinuncia alla futura adesione alla Nato.

Washington ha intanto ordinato l’invio di altri 500 soldati sul confine orientale della nato in Europa, puntando ad arrivare ad averne 100’000. Mentre le cancellerie occidentali stanno valutando un terzo pacchetto di sanzioni, che potrebbero avere per oggetto il gas russo.

Da parte sua il presidente ucraino Zelensky ha insistito con gli appelli ad armare il suo paese e a istituire una fly-zone. Una richiesta che non verrà esaudita poiché, come hanno ribadito esponenti occidentali, significherebbe l’inizio della terza guerra mondiale. Il numero dei profughi in fuga dal paese è intanto arrivato a 1,7 milioni.

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