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Credit Suisse può versare i bonus controversi

Gli azionisti di Credit Suisse hanno approvato, a stretta misura, il rapporto 2016 sulle remunerazioni dei dirigenti della banca. L’assemblea generale di venerdì è stata anche caratterizzata da azioni di protesta da parte di Greenpeace.

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Il rapporto sulle remunerazioni è stato accettato dal 58% degli azionisti riunitisi a Zurigo. Un anno fa, la quota si era attestata al 79%. I vertici prendono molto seriamente il fatto che l’approvazione sia stata così contenuta e la banca rivaluterà la sua politica retributiva, ha promesso il presidente del Cda di Credit Suisse Urs Rohner.

La seconda banca svizzera, in piena ristrutturazione, era stata accusata di non aver preso in considerazione il fatto di dover versare 5,3 miliardi di dollari agli Stati Uniti (come previsto dall’accordo concluso in dicembre per chiudere la vertenza sulla crisi dei subprime) al momento di stabilire le remunerazioni dei manager, rammenta un recente articolo del Financial Times.

La polemica era scoppiata dopo l’annuncio da parte della banca di voler versare bonus per 78 milioni di franchi al direttore e ai membri del Cda, malgrado una perdita annunciata di 2,7 miliardi di franchi nel 2016. Dopo settimane di polemiche, a metà aprile i membri del consiglio direttivo di Credit Suisse avevano annunciato in tutta fretta un taglio dei premi del 40% per l’anno in corso, indica il giornale economico-finanziario inglese.

Nel marzo 2013, l’elettorato elvetico aveva accettato l’iniziativa popolare “Contro le retribuzioni abusive” dei top manager. Il testo lanciato dall’imprenditore e senatore di Sciaffusa Thomas Minder, che rafforza il potere degli azionisti, prevede in particolare che l’importo globale delle retribuzioni dei membri del Cda e della direzione delle aziende quotate in Borsa venga votato annualmente dall’assemblea generale.

Protesta contro l’oleodotto

A movimentare l’assemblea generale degli azionisti di Credit Suisse è poi stata anche un’imprevista azione di Greenpeace. Mentre il CEO Tidjane Thiam stava parlando, alcuni militanti dell’organizzazione ambientalista si sono calati davanti alla tribuna srotolando uno striscione che portava la scritta “Stop Dirty Pipeline Deals” (Basta fare affari con gli oleodotti sporchi).

La protesta fa riferimento al finanziamento che la banca elvetica sta accordando a una pipeline nel Dakota del Nord. Thiam si è limitato a dire che sostiene la libertà di espressione e ha proseguito il discorso.

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UBS meglio di Credit Suisse

Per quanto riguarda i risultati operativiCollegamento esterno, Credit Suisse ha annunciato mercoledì un ritorno nelle cifre nere, con un utile netto di 596 milioni di franchi nel primo trimestre 2017. Nello stesso periodo dell’anno precedente i conti si erano invece chiusi con una perdita di 302 milioni. Il volume d’affari è salito del 19,3% a 5,53 miliardi di franchi.

Dal canto suo UBS, la prima banca del paese, ha comunicato venerdì un utile netto di 1,3 miliardi di franchi nel primo trimestre 2017, a fronte dei 707 milioni di un anno prima (peggiore dato trimestrale dal 2013). Il risultato è in progressione del 79%, si legge in un comunicatoCollegamento esterno di UBS.

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