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Più linfa nei rapporti tra Svizzera e Italia

Johann N. Schneider-Ammann, a sinistra, e Paolo Romani intendono intensificare la cooperazione tra Svizzera e Italia. Keystone

La fiscalità e gli ostacoli al commercio sono stati al centro dell’incontro odierno a Roma tra il consigliere federale Johann N. Schneider-Ammann e il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani. L’obiettivo comune di Svizzera e Italia è l’intensificazione di scambi e investimenti.

Il battesimo diplomatico per Johann N. Schneider-Ammann avviene a Roma. Una scelta evidentemente non casuale da parte del Dipartimento federale dell’economia.

L’Italia è il secondo partner commerciale della Confederazione, e la Svizzera occupa il sesto posto tra gli investitori nella Penisola, con un volume pari a 22 miliardi di franchi secondo le statistiche di fine 2009.

Ci sono dunque tutte le premesse per un confronto sereno con Paolo Romani, il neo-ministro dello sviluppo italiano, uno degli uomini più vicini a Silvio Berlusconi.

Ma proprio alla vigilia di questo vertice, è caduto, pesante, l’ultimo affondo del superministro Giulio Tremonti, che da Bruxelles ha nuovamente tuonato contro la Svizzera, contro il suo segreto bancario, e contro i paesi dell’Unione Europea (Germania, Francia, Gran Bretagna) disposti a raggiungere nuovi accordi bilaterali con Berna sulla doppia imposizione e una nuova tassa sul risparmio dei capitali stranieri depositati nel nostro paese.

Dichiarazioni che, per alcuni ambienti diplomatici svizzeri, Tremonti ha fatto scientemente alla vigilia di questo incontro romano. Ma che secondo i due odierni interlocutori, Schneider-Ammann e Romani, non hanno affatto condizionato la discussione sul consolidamento dei rapporti economico-commerciali fra Berna e Roma.

Rilanciare i rapporti

Trasporti e nuove tecnologie hanno rappresentato i dossier principali, unitamente alle prospettive dell’Expo di Milano del 2015, a cui la Svizzera, ha sottolineato il consigliere federale, intende partecipare molto attivamente, anche come riprova dell’importanza attribuita ai rapporti bilaterali con l’Italia.

“Ho parlato stamane con Tremonti – ha detto il ministro Romani -, e sono convinto che l’incontro odierno, svoltosi in un eccellente clima di discussioni, potrà poi fornire anche un contributo alla soluzione al controverso dossier fiscale”.

“Un dossier – ha da parte sua precisato Schneider-Ammann – che non è nelle nostre competenze. L’importante, oggi, era prendere contatto e rilanciare i nostri buoni rapporti”.

Nelle mani di super-Giulio

Sta di fatto che il contrasto fiscale pesa anche sul miglioramento dei rapporti economici.

In effetti, per Roma la Svizzera rimane sulla lista nera dei paesi non sufficientemente cooperativi; continuano dunque ad essere applicate da parte italiana le normative varate la scorsa estate e che, attraverso tutta una serie di pratiche burocratiche e di puntigliose informazioni da fornire anche all’Ufficio delle Entrate, scoraggiano e complicano le iniziative degli imprenditori della Penisola che vogliono investire in Svizzera, e viceversa.

“Una situazione che va risolta al più presto”, auspica Laura Sadis, la “ministra” ticinese dell’economia, che nelle scorse settimane ha criticato queste norme italiane: “Non sono nell’interesse del Ticino, ma nemmeno della Svizzera e della stessa Italia”, precisa Laura Sadis, che ha partecipato all’incontro di Roma insistendo sul principio della reciprocità.

Ma tutto, in questo settore, rimane nelle mani di Giulio Tremonti, che ieri ha anche minacciato di porre il veto, in sede UE, sul nuovo accordo comunitario in merito a una nuova euro-ritenuta.

Una frattura che resta dunque aperta. E che rischia di non ricomporsi in tempi brevi. Soprattutto se “super-Giulio”, il ministro più potente del governo italiano di centro-destra, dovesse guidare, come da più parti auspicato, quel governo di emergenza nazionale che, anche secondo alcuni settori dell’opposizione, potrebbe inaugurare il dopo-Berlusconi.

L’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera: costituisce il terzo mercato d’esportazione per la Confederazione e il suo secondo fornitore.

Nel 2009 la Svizzera ha importato beni dall’Italia per un valore di 18 miliardi di franchi e ha esportato merci per 15,8 miliardi.

Dopo aver subito un calo del 16% nel 2009 a causa della crisi economica, lo scambio di beni tra i due paesi è progredito durante il 2010: da gennaio a settembre le esportazioni verso l’Italia sono aumentate del 3,2% e le importazioni provenienti dall’Italia sono aumentate del 4.9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’Italia occupa un posto di rilievo anche nel settore degli investimenti diretti.

A fine 2009, i capitali svizzeri in Italia ammontavano a 22 miliardi di franchi e permettevano di impiegare 78’200 persone, facendo della Svizzera il sesto investitore straniero.

Gli investimenti diretti dell’Italia in Svizzera ammontavano per lo stesso periodo a circa 6 miliardi di franchi e corrispondevano a 13’700 posti di lavoro, facendo dell’Italia il nono investitore straniero in Svizzera.

(fonte: Dipartimento federale dell’economia)

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