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Più sostegno alla lotta contro la violenza domestica

Il camper utilizzato durante la campagna Keystone

Amnesty International ritiene positivo il bilancio della campagna "In marcia contro la violenza domestica in Svizzera".

Durante gli otto mesi dell’azione, l’organizzazione umanitaria è riuscita a sensibilizzare molte persone e ad attirare l’attenzione delle autorità.

La brutalità fra le mura di casa ora non è più solo una questione di donne; sempre più uomini la contrastano, indica Amnesty International (AI). “Migliaia di giovani sono stati sensibilizzati al problema. 700 uomini hanno firmato un impegno contro la violenza domestica”, ha indicato Stella Jegher, coordinatrice della campagna.

L’azione di Amnesty “In marcia contro la violenza domestica in Svizzera”, effettuata a bordo di un camper, ha visitato sedici scuole e centri professionali di undici cantoni e in quasi otto mesi ha raccolto circa cinquemila firme per petizioni indirizzate alle autorità cantonali.

A queste ultime AI ha sottoposto una serie di rivendicazioni riguardanti la legislazione, la protezione dei migranti e la necessità di risorse adeguate. Infatti, sottolinea l’organizzazione, per garantire il rispetto dei diritti umani anche nella sfera privata non bastano le leggi.

Occorrono anche strutture per le vittime, programmi di recupero per gli autori di violenze, prevenzione nelle scuole e formazione di personale statale che collabori con i servizi privati.

40 decessi l’anno

Secondo Amnesty, nella Confederazione una donna su cinque è confrontata almeno una volta nella vita con la violenza fisica e/o sessuale all’interno della coppia, due su cinque se si considera anche la violenza psichica. Tale problema, spesso ancora coperto da tabù, causa ogni anno 40 decessi. E i delitti effettivamente puniti rappresentano solo la punta dell’iceberg.

Il dialogo con gli uomini non è sempre stato facile, ha ricordato Stella Jegher: alcuni di loro erano pronti a dichiarare che un po’ di botte, di tanto in tanto, non fanno male ad una donna, o che ci sono anche tanti uomini che soffrono a causa della violenza domestica.

Questa affermazione è falsa, ha ribattuto la Jegher. È vero che esistono uomini che subiscono la violenza fisica del proprio partner, ma sono molto meno numerosi.

Il 45 % degli omicidi commessi in Svizzera hanno per sfondo la famiglia e le vittime donne sono il doppio rispetto agli uomini.

Manon Schick, portavoce dell’organizzazione, ha sottolineato la frequenza con cui la polizia deve intervenire per problemi di violenza familiare: “Nel cantone di Ginevra si tratta di un intervento su due. Una cifra enorme”.

Impegno pubblico

La campagna di quest’anno sembra aver motivato sempre più uomini a combattere questo tipo di abusi. Secondo Amnesty lo dimostra anche l’impegno pubblico di una ventina di personalità maschili, fra cui il presidente del Partito Popolare Democratico (PPD), Christophe Darbellay.

La partecipazione di uomini noti “può dare un segnale forte alle migliaia di anonimi che non osano mostrare la loro avversione alla violenza”, sottolinea l’organizzazione di difesa dei diritti umani.

swissinfo e agenzie

Una donna su cinque in Svizzera ha subito violenza da parte del partner.
Solo nel 5-10% dei casi la vittima della violenza di coppia è un uomo.
Vittime: la metà sono di origine straniera.
Responsabili della violenza: tra il 54 e il 65% sono stranieri.

Lo stupro tra coniugi è riconosciuto come reato in Svizzera dal 1993.

Fino al marzo 2004, alcuni atti violenti commessi tra coniugi (come ad esempio la coazione sessuale o la violenza carnale) erano perseguibili solo su querela di parte. Se la vittima ritirava la denuncia, la procedura veniva interrotta.

Dal 1° aprile 2004, data di entrata in vigore di una modifica del Codice penale svizzero, gli atti di violenza domestica sono perseguibili d’ufficio e non più, quindi, solo in seguito a denuncia.

Nel 2006, il Parlamento ha modificato inoltre il codice civile, dando ai giudici la facoltà di ordinare agli autori di atti di violenza l’allontanamento dal domicilio comune per un tempo determinato.

Il giudice potrà anche vietare all’aggressore di avvicinarsi all’alloggio della vittima e di contattarla.

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