Prospettive svizzere in 10 lingue

Pesanti accuse alla Svizzera: finanzia il terrorismo

Abraham Foxman, direttore dell'«Anti-Defamation League» www.jewishsightseeing.com

Un messaggio al mondo intero: non è momento di commerciare con l'Iran. Così Abraham H. Foxman, direttore dell'«Anti-Defamation League», motiva la campagna stampa contro la Svizzera.

Abraham Foxman

Gli annunci pubblicati contestano la ministra, ma sono chiaramente diretti contro la politica elvetica

Mediante la pubblicazione di inserzioni sui giornali svizzeri e internazionali, l’organizzazione non governativa ebraica «Anti-Defamation League» accusa la Confederazione di finanziare il terrorismo.

Oggetto delle critiche, la recente visita della ministra svizzera degli esteri Micheline Calmy-Rey a Teheran per patrocinare un accordo sulla fornitura di gas.

Contattato da swissinfo, Abraham H. Foxman – presidente dell’associazione promotrice della protesta – ha spiegato i motivi alla base di quest’azione.

swissinfo: Quali effetti sperate di ottenere in seguito a questa campagna d’inserzioni?

Abraham H. Foxman: Lo scopo della nostra azione è quello di far capire al mondo intero che non è il momento di concludere affari con l’Iran.

swissinfo: Per quale motivo avete preso di mira la Svizzera, dal momento che molti altri stati hanno relazioni economiche più importanti con l’Iran?

A. F.: Gli stati europei hanno offerto – con il sostegno esplicito degli Stati Uniti – di potenziare la cooperazione economica con Teheran, se il paese deciderà di sospendere il proprio programma nucleare. In caso contrario, hanno minacciato di inasprire le sanzioni. Tale offerta è sul tavolo da parecchio tempo, ma gli iraniani continuano a rifiutarla.

L’accordo concluso dalla Svizzera incoraggia l’Iran a mantenere la sua linea e a continuare con il programma nucleare a scopo d’armamento. Proprio mercoledì, il governo ha annunciato l’installazione di altre 6’000 centrifughe alla centrale di arricchimento dell’uranio di Natanz.

swissinfo: Perché l’accordo concluso dalla Svizzera è diverso da quelli sottoscritti dagli altri paesi?

A. F.: L’affare in questione è diverso e più critico per tre motivi. In primo luogo per l’ammontare della cifra, pari a circa 20 miliardi di euro; secondariamente, per il momento scelto, ossia proprio dopo l’adozione, da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, delle risoluzioni di condanna; da ultimo, per l’aspetto politico della questione.

Micheline Calmy-Rey ha infatti accettato di recarsi a Teheran e siglare l’accordo proprio quando altri capi di stato europei – per esempio Nicolas Sarkozy, Angela Merkel, Gordon Brown – stanno cercando di aumentare la pressione per spingere l’Iran a rispettare gli obblighi internazionali e sospendere l’arricchimento dell’uranio e altre attività nucleari a fini bellici. La sua decisione è stata irresponsabile. La ministra svizzera degli esteri avrebbe dovuto sapere che gli iraniani la stavano manipolando, per mostrare che non sono isolati.

swissinfo: La campagna stampa attacca in modo mirato Micheline Calmy-Rey. Cosa vi ha spinto ad agire in questo modo?

A. F.: La ministra svizzera ha accettato l’invito, è andata in Iran e ha partecipato alla conferenza stampa, durante la quale ha definito l’accordo raggiunto «un successo diplomatico ed economico». Calmy-Rey rappresenta la politica estera svizzera: gli annunci pubblicati contestano la ministra, ma sono chiaramente diretti contro la politica elvetica.

swissinfo: Le critiche alla Svizzera riportano alla memoria il dibattito concernente i fondi delle vittime dell’Olocausto in giacenza nelle banche elvetiche. Quali potrebbero essere le conseguenze per la Svizzera in seguito all’accordo con l’Iran?

A. F.: Il governo svizzero ha diversi motivi per sentirsi in imbarazzo e deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Micheline Calmy-Rey ha affermato che si tratta di un risultato importante per la politica energetica elvetica, ma ciò è ridicolo. La stessa EGL [la ditta svizzera che ha siglato il contratto] ha annunciato che buona parte del gas finirà in Italia. È soltanto una questione economica.

Inoltre, la Confederazione dovrebbe essere ancora più preoccupata per come l’Iran potrebbe decidere di impiegare il denaro ottenuto: armi nucleari, acquisto di missili per Hezbollah e il finanziamento di gruppi terroristici basati in Europa.

swissinfo: L’«Anti-Defamation League» ha informato in anticipo le organizzazioni ebraiche in Svizzera in merito ai propri piani? Come reagisce al fatto che Alfred Donath – presidente della federazione svizzera delle comunità israelite – si sia distanziato dalla vostra campagna d’annunci?

A. F.: Sì, abbiamo informato Alfred Donath in merito alle nostre intenzioni, ma si tratta di una campagna dell’«Anti-Defamation League», non delle comunità israelite in Svizzera. La comunità ebraica può ovviamente esprimere la propria opinione, che noi rispettiamo.

Noi consideriamo questa vicenda come un tema globale che non interessa soltanto Israele, ma anche l’Europa, gli Stati Uniti e la comunità internazionale. Il problema supera i confini della Svizzera e costituisce un messaggio al mondo intero: non è il momento di rovinare lo sforzo comune per far cessare il programma nucleare iraniano.

swissinfo: A suo parere, la Svizzera sta ripetendo gli errori del passato, vale a dire concludere affari con nazioni come l’attuale Iran?

A. F.: Le analogie non sono sempre appropriate, tuttavia l’Iran ha effettivamente minacciato di distruggere Israele. L’Iran non è soltanto il maggior finanziatore del terrorismo, ma pure la guida ideologica del movimento radicale islamico. E questo movimento non riconosce nessuno come neutrale.

La Svizzera è una democrazia occidentale e non deve compromettere gli sforzi delle altre democrazie occidentali per impedire che l’Iran si doti di armi nucleari.

swissinfo, Rita Emch, New York
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Micheline Calmy-Rey si è recata in Iran il 16 e il 18 marzo. L’obiettivo della visita era triplice: evocare il dossier nucleare, abbordare la questione dei diritti umani e assistere alla firma di un importante contratto per la fornitura di gas tra la società di Stato iraniana e un’impresa svizzera, la «Elektrizitäts-Gesellschaft Laufenburg» (EGL).

Lo stesso giorno, l’ambasciata statunitense a Berna ha puntato il dito contro questo accordo, stimando che esso viola lo spirito delle sanzioni dell’ONU contro la repubblica islamica. Secondo il Dipartimento federale degli affari esteri, il contratto è invece compatibile con queste sanzioni.

Il Ministero degli esteri israeliano ha dal canto suo parlato di un «atto ostile nei confronti di Israele».

La posizione di Washington è nel frattempo evoluta: «Con la firma di questo contratto la Svizzera non ha violato il regime di sanzioni imposto dall’ONU», ha dichiarato la portavoce dell’ambasciata statunitense a Berna intervistata dalla SonntagsZeitung.

L’«Anti-Defamation League» (Lega Anti diffamazione) è un gruppo di pressione fondato nel 1913 negli Stati Uniti d’America, il cui scopo è quello di «fermare, per mezzo di appelli alla ragione ed alla coscienza e, se necessario, rivolgendosi alla legge, la diffamazione degli ebrei».

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR