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Per salvare la Svizzera dal cemento

Le costruzioni rosicchiano sempre più spazi verdi. Keystone

Dopo il freno alle residenze secondarie, in Svizzera continua la battaglia contro la cementificazione del paesaggio. Il parlamento ha approvato una modifica legislativa volta a ridurre la superficie edificabile. Una risposta a un'iniziativa che chiede una moratoria di 20 anni.

È per proteggere le zone di montagna dall’invasione del cemento che il popolo svizzero ha accolto l’11 marzo un’iniziativa popolare per limitare la costruzione di residenze secondarie. Malgrado l’opposizione degli ambienti economici e dei partiti di destra, le città e i cantoni di pianura hanno dato un segnale chiaro a favore di una maggiore protezione del territorio.

La proliferazione di nuove case non concerne però soltanto i villaggi di montagna, ma anche la pianura. Il turista potrebbe confondere la Svizzera con un enorme cantiere. Ovunque, o quasi, le casette monofamiliari o le grandi palazzine proliferano come funghi.

Una semplice impressione? Non proprio. Le cifre dell’Ufficio federale di statistica parlano di 67’750 nuovi edifici costruiti nel 2011, ossia il 2% in più del 2010. E dal 2004, sono circa 10’000 le case unifamiliari sbucate ogni anno.

Questa abbondanza di costruzioni si spiega in gran parte con un livello storicamente basso dei tassi ipotecari in Svizzera. Talmente basso che il rimborso di un credito si avvera spesso meno oneroso di un affitto.

«Ci sono diversi fattori che favoriscono questo boom edilizio. Tra gli altri, una legislazione che permette di utilizzare i risparmi previsti per la pensione per comprare una casa o un appartamento. A questo si aggiunge il fatto che la politica degli alloggi non è sufficientemente attiva in Svizzera. Molte persone costruiscono perché non trovano un’altra soluzione», spiega il professor Pierre-Alain Rumley, responsabile della cattedra di pianificazione del territorio e d’urbanismo all’università di Neuchâtel.

Una decina di campi di calcio

Da diversi anni ormai le associazioni ambientaliste denunciano una cementificazione del paesaggio. Ricordano che la superficie rosicchiata ogni giorno dalle nuove costruzioni corrisponde all’equivalente di dodici campi di calcio. Per frenare il fenomeno, nel 2007 hanno lanciato l’iniziativa popolare “Spazio per l’uomo e la natura”.

I promotori chiedono che la superficie totale delle zone edificabili non venga aumentata per un periodo di 20 anni. Per Philippe Roch, ex direttore dell’Ufficio federale dell’ambiente e membro del comitato che ha lanciato l’iniziativa, bisogna agire con urgenza. «È da 40 anni che si sente ripetere che ogni secondo viene rovinato un metro quadrato di territorio. Ma la situazione non è cambiata. Al contrario, il livello di distruzione è molto più alto».

Il consiglio federale (governo svizzero) e il parlamento respingono l’iniziativa, ritenuta troppo estrema e poco flessibile. Propongono invece un contro-progetto indiretto, sotto forma di revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio.

La nuova legge prevede che le zone edificabili vengano definite in modo da rispondere al fabbisogno stimato per i prossimi 15 anni. Le aree edificabili già esistenti, sovradimensionate o mal situate, potrebbero perfino essere ridotte.

Un’altra misura chiave della nuova normativa riguarda la tassazione. I proprietari, il cui terreno aumenta di valore in seguito a un cambiamento di destinazione, dovranno versare un’imposta del 20% sul valore aggiunto, come minimo. Il denaro raccolto servirà a finanziare nuovi azzonamenti.

Terreno sufficiente

La popolazione svizzera ha quasi raggiunto la soglia di 8 milioni di abitanti. Non è rischioso ridurre l’area edificabile? Non forzatamente. «In Svizzera ci sono attualmente 58’000 ettari sui quali non è stato costruito», ha ricordato il deputato liberale radicale Jacques Bourgeois durante il dibattito parlamentare.

Pierre-Alain Rumley conferma: «Negli anni Settanta molti terreni sono stati resi edificabili e oggi possiamo contare su questa eredità. Da allora inoltre ci sono state anche delle estensioni di queste zone».

Questo non significa però che non si registrino delle carenze. «Teoricamente c’è sufficiente spazio per la costruzione. Se si prende in considerazione unicamente la quantità di terreni a disposizione, c’è di che soddisfare il fabbisogno per i prossimi trent’anni. Ma esiste un problema di tesorizzazione di una parte importante di lotti che i proprietari non vogliono né vendere né edificare».

Per le associazioni ambientaliste, la soluzione passa da un’utilizzazione più efficiente degli spazi, che in termine tecnico viene definita “densificazione”. «La popolazione svizzera aumenta di 70’000 persone ogni anno, ma non si tratta di disperderle chissà dove, precisa Philippe Roch. Cerchiamo di aumentare la densità nelle città e di costruire degli stabili più gradevoli. Prima di agire sulla crescita, bisogna cercare di organizzare la vita in modo da conservare un massimo di spazio e qualità di vita».

Anche il professor Rumley ritiene che la densificazione sia uno degli aspetti chiave del problema, ma non per forza in città. «Negli agglomerati urbani questo processo ha già avuto luogo. Bisognerebbe poter aumentare la densità degli insediamenti nelle regioni suburbane. Si potrebbe perfino immaginare di sfruttare meglio le zone occupate da case unifamiliari, diminuire le zone con delle parcelle e cercare di farci stare una seconda costruzione, per esempio per una coppia senza figli».

Probabile ritiro dell’iniziativa

Depositata alla Cancelleria federale nell’agosto del 2008, l’iniziativa “Spazio per l’uomo e la natura” potrebbe non essere sottoposta a voto popolare. «Se il parlamento approverà la revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio, l’iniziativa sarà ritirata», ha dichiarato Otto Sieber, segretario centrale di Pro Natura e presidente del comitato promotore.

Tra coloro che hanno lanciato l’iniziativa ci sono però anche voci più prudenti. «Chi mi garantisce che si cambierà davvero atteggiamento, dal momento in cui lo Stato federale non ha finora dimostrato una chiara volontà d’agire e i cantoni se ne infischiano, si chiede Philippe Roch. È importante che il popolo possa dire la sua, così almeno le autorità dovranno rispettare il suo volere».

Il senatore ecologista Luc Recordon non è così categorico e ritiene che il contro-progetto abbia molti vantaggi. È tuttavia fuori questione ritirare l’iniziativa prima che il termine per l’inoltre di un referendum contro il contro-progetto sia scaduto. Anche se il senatore dubita che gli oppositori vogliano chiamare il popolo alle urne dopo l’adozione dell’iniziativa sulle residenze secondarie…

2004: 12’957

2005: 12’407

2006: 12’031

2007: 11’982

2008: 11’320

2009: 9149

2010: 9887

(Fonte: Ufficio federale di statistica)

Popolazione svizzera: dai 4,7 milioni di persone nel 1950 a 7,9 milioni nel 2010.

Residenti urbani: 44% della popolazione nel 1950; 75% oggi.

Superficie delle zone edificabili: 227’000 ettari; circa un quinto non è ancora edificato.


Progressione degli insediamenti: aumento di 30’000 ettari (pari alla superficie del canton Sciaffusa) tra il 1985 e il 1997.

Nuove abitazioni unifamiliari: 12’500 l’anno, tra il 1990 e il 2000.


Superficie agricola: riduzione di 37’000 ettari tra il 1985 e il 1997.


Strade: 60’000 km di nuovi tratti tra il 1972 e il 2003.


Veicoli a motore: da un milione nel 1960 a 5,6 milioni nel 2008.


Economie domestiche con una persona: da 400’900 nel 1970 a 1’246’662 nel 2008.

Superficie abitativa per persona: 34 m2 nel 1980, 44 m2 nel 2000 e 50 m2 nel 2009.

(Traduzione dal francese, Stefania Summermatter)

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